Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
Lo scontro ormai è aperto. E non viene nemmeno più nascosto. L’Italia conferma di non voler ratificare il Mes, il Meccanismo di Stabilità, e i partner europei rispondono minacciando di non approvare la riforma del patto di Stabilità.
[…] il nostro Paese è l’unico a non aver ancora dato il via libera alla nuova formulazione del fondo. E fino a quando mancherà, non potrà entrare in funzione. Provocando l’irritazione di molti partner, a cominciare dalla Germania. Perché dentro questo strumento […] ci sono misure che riguardano la protezione delle banche. Cui molti sono interessati.
giorgia meloni al consiglio europeo
Mentre allora Giorgia Meloni, rilanciando l’idea dello scambio, fa capire che il Parlamento italiano potrà accendere il disco verde se verranno accolte le sue richieste sulla riforma del Patto di stabilità («serve un quadro chiaro»), la replica degli altri 26 e della Commissione è piuttosto netta: e allora niente riforma e dal primo gennaio rientrerà in vigore il “vecchio” Patto. Soluzione pericolosissima per l’Italia. Le regole su debito e deficit sono molto più stringenti. I percorsi di rientro sarebbero insostenibili. Sull’ordine di diverse decine di miliardi ogni anno.
giorgia meloni ursula von der leyen a lampedusa 3
Palazzo Chigi si sta mettendo contro tutti. A cominciare dalla Germania. «Continuerò a sostenere la ratifica del Mes. Questo trattato – ha detto il presidente dell’Eurogruppo, l’irlandese Pascal Donohoe - è un elemento davvero importante e in particolare garantirà che l’accesso a molte altre decine di miliardi di euro in futuro se ci sarà bisogno. È nell’interesse di tutti noi che venga ratificato e continuerò a lavorare a stretto contatto con il ministro Giorgetti».
E poi ha osservato: «Anche se l’Italia decidesse di non usare in alcun modo il Mes in futuro, magari altri Paesi potrebbero farlo». La premier italiana si scherma dietro la formale constatazione che quando si è discusso al vertice, nessuno ha citato l’Italia. Ma è anche chiaro che nessuno l’ha fatto perché non ce ne era bisogno: il nostro Paese è l’unico a non averlo ratificato.
Non a caso il Cancelliere tedesco Scholz, con una punta malizia, ha apertamente «raccomandato a tutti che la riforma del Mes entri finalmente in vigore. È molto positiva. Lo è anche per i Paesi che potrebbero trovarsi in una situazione economica difficile. È importante perché concentra e rafforza le nostre forze. È una buona riforma, quindi ne consiglio l’approvazione a tutti».
Roma, dunque, si trova davvero isolata. E nel braccio di ferro con l’Ue e le principali Cancellerie rischia di giocarsi l’osso del collo. Considerato che il nostro debito è il secondo in Europa e che le previsioni per il prossimo anno non sono affatto positive. La prospettiva […] di un avvio della procedura di infrazione già in primavera potrebbe rivelarsi più concreta senza il Patto di stabilità riformato.
giorgia meloni al consiglio europeo 2
[…] È vero che i leader ieri hanno invitato a chiudere la trattativa entro l’anno. Ma c’è un dato che conferma le difficoltà: il tema era stato calendarizzato nella prossima riunione dell’Ecofin (riunione dei ministri finanziari) del 9 novembre. E proprio ieri è stato stralciato dall’ordine del giorno. Se ne parlerà forse a quello successivo. Ma nella consapevolezza che o si trova un accordo entro novembre o difficilmente le nuove regole potranno entrare in vigore a gennaio.
Tutto potrebbe slittare, nel pieno della campagna elettorale per le europee, con la Commissione in scadenza e con Berlino decisamente entusiasta di lasciare tutto inalterato. […] La Germania vuole garanzie proprio sui punti che riguardano l’Italia: certezza sui percorsi di rientro da deficit e debito. La proposta avanzata dalla Commissione, infatti, è stata considerata troppo “vaga”. L’esecutivo Meloni poi vorrebbe scomputare dal calcolo del deficit e del debito le spese relative a Difesa e transizione ecologica. E magari “sospendere” fino al 2026 quelle riguardanti il Pnrr. Soluzioni che i “frugali” del nord Europa non accettano. […]
GIORGIA MELONI E OLAF SCHOLZ GIORGIA MELONI AL CONSIGLIO EUROPEO