Paolo Rodari per “la Repubblica”
«Le critiche sul Sinodo? Sui preti sposati abbiano fatto solo proposte». Lorenzo Baldisseri, cardinale, segretario speciale del Sinodo dei vescovi che domenica prossima apre in Vaticano i lavori dedicati ai problemi dell' Amazzonia, smorza così le accuse arrivate dal mondo conservatore, in particolare da un' uscita del cardinale ultraottantenne Walter Brandmüller, per cui il piano dell'assise sarebbe quello di mettere in discussione il celibato ecclesiastico.
«Se ne parlerà», ha detto Baldisseri, ricordando che in questo modo hanno voluto le consultazioni precedenti ai lavori, nelle quali è stato richiesto soltanto «che si studiasse la possibilità che in zone remote dell' Amazzonia senza preti vengano ordinati anziani sposati di provata fede». «Alla fine tutti saremo cum Petro et sub Petro , seppure con opinioni diverse», dice invece il cardinale brasiliano Claudio Hummes, elettore di Bergoglio che più di dieci anni fa, da prefetto del Clero, si attirò le ire dei conservatori per aver ricordato un'ovvietà: il celibato, spiegò, non è un dogma.
La sensazione, a pochi giorni dall'apertura dei lavori, è che sul Sinodo si stia giocando una partita durissima, che mira a mettere in discussione l' intero pontificato in corso. I conservatori minacciano addirittura uno scisma nel caso il Sinodo cambi aspetti della dottrina da loro ritenuti irriformabili. Ma uno scisma potrebbe arrivare anche da sinistra.
La Chiesa tedesca, infatti, guidata oggi dal cardinale Reinhard Marx e da sempre teologicamente distante da Roma, vuole portare avanti un Sinodo parallelo per mettere in cantiere riforme - dalla benedizione per le coppie omosessuali al diaconato femminile - sulle quali ancora Oltretevere si predica prudenza. Nel mezzo Francesco, il Papa che, come ha dimostrato un recente lavoro di Vatican News , parla spessissimo, ad esempio nelle catechesi del mercoledì, della dottrina di sempre, smentendo chi ritiene che si dedichi prevalentemente ad altro.
papa francesco reinhard marx 2
Il mondo conservatore da mesi sostiene la tesi, non ancora suffragata da prove, secondo cui i lavori del Sinodo saranno pilotati per abbattere certezze dottrinarie, fra queste appunto la legge del celibato ecclesiastico. E che in questo senso il Papa e i suoi fedelissimi avrebbero già deciso. Nei pressi dell' Università Lateranense, sede dell' Istituto Giovanni Paolo II, lo scontro è aperto e pubblico.
La vecchia guardia dell' Istituto che ha avuto fra le sue guide il cardinale Carlo Caffarra, oggi esautorata dai suoi incarichi dopo un profondo rinnovamento guidato da Vincenzo Paglia e Pierangelo Sequeri e voluto da Bergoglio, accusa direttamente il Papa di voler tradire l' intero magistero di Karol Wojtyla in materia di famiglia. Francesco, che ritiene che la dottrina vada applicata caso per caso e per questo, in Amoris laetita, ha aperto alla possibilità di dare la comunione ai divorziati risposati, va avanti per la sua strada.
L'ex leadership dell'Istituto nel quale sono stati confezionati i dubia (le richieste di chiarimenti sulla dottrina in seguito proprio alle aperture sui divorziati risposati, cui il Papa non ha mai voluto rispondere) è rimasta senza cattedre nonostante proteste e appelli. Sei anni di opposizione dura al papato, probabilmente, sono troppi anche per un vescovo di Roma come Bergoglio che, nei primi anni dopo l'elezione a marzo 2013, non pensionò nessuno della vecchia curia vaticana in cui era scoppiato, con effetti deflagranti, il primo Vatileaks.
Il Sinodo ha effetti geopolitici che vanno oltre le mere beghe intraecclesiali. La sua sola convocazione è un messaggio chiaro alle politiche economiche che sfruttano il territorio senza dare alcun vantaggio alle popolazioni indigene. Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro si è detto preoccupato del Sinodo perché «quelli - i vescovi, ndr - stanno cercando di creare nuovi Paesi dentro al territorio brasiliano». «Vogliono rubarci l'Amazzonia», ha detto, tesi seccamente smentita da Erwin Krauter, vescovo di Xingù. Mentre Hummes ha ribadito: «La Chiesa vive in Brasile da quattro secoli, sappiamo di cosa parliamo».
La diplomazia di Francesco ha intenti internazionali precisi. I suoi viaggi, come molte delle convocazioni romane, mirano a mettere sotto i riflettori le popolazioni più emarginate. Fu così nel 2017, quando in Myanmar e Bangladesh disse che «il nome di Dio è anche Rohingya». In Cile, qualche mese dopo, incontrò la minoranza Mapuche vessata dalla dittatura di Pinochet. Quindi, a Puerto Maldonado, nel cuore dell' Amazzonia peruviana, ebbe uno storico incontro con gli indios. E infine il Sinodo: il primo Papa latinoamericano porta a Roma la voce degli ultimi, nonostante critiche e crescenti opposizioni.