Marco Antonellis per Dagospia
Il programma di governo al punto 10 afferma che "e' necessario inserire, nel primo calendario utile della Camera dei deputati, la riduzione del numero dei parlamentari, avviando contestualmente un percorso per incrementare le opportune garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica". In particolare, "occorre avviare un percorso di riforma, quanto piu' possibile condiviso, del sistema elettorale".
Insomma, il programma di governo firmato dai tre partiti di maggioranza che compongono il Conte bis non lascia adito ad interpretazioni. Giggino Di Maio poi, come se non bastasse, ci ha messo il carico sopra: "Intanto abbiamo il taglio dei parlamentari da concretizzare. E siamo pronti all'ultimo voto. Si tratta dell'ultima votazione alla Camera e poi elimineremo 345 poltrone, risparmiando mezzo miliardo di euro da investire in servizi per i cittadini", ha scritto sui social dopo aver riunito alla Farnesina la squadra dei ministri pentastellati.
A tutto ciò si unisce la riforma della legge elettorale "che va cambiata" per mettere, nelle intenzioni dei promotori, definitivamente fuori gioco Salvini ed impedirgli di governare in futuro da solo: "È questa la vera mission che l'establishment ha affidato a Giuseppe Conte: 'desalvinizzare' il Paese, farlo dimenticare agli occhi degli italiani, evitare che Matteo Salvini torni un domani 'più forte che pria' ".
Insomma, è una partita che scotta ed anche dalle parti del Colle seguono con particolare attenzione la vicenda del taglio dei parlamentari e della conseguente riforma della legge elettorale per gli effetti che potrebbe avere sul prosieguo della legislatura: "Mettere subito in agenda il taglio dei parlamentari significherebbe dare un'accelerazione significativa anche alla riforma della legge elettorale, un combinato disposto che inevitabilmente andrebbe a delegittimare l'attuale Parlamento e rischierebbe di spingere il paese verso un ritorno troppo ravvicinato alle urne".
giuseppe conte nicola zingaretti 1
Con somma gioia di Matteo Salvini che non vede l'ora di prendersi la sua rivincita elettorale. Non a caso, fonti di primo piano leghiste spiegano che il Capitano non vede l'ora di votare per la quarta volta il taglio dei parlamentari: sarebbe il modo migliore per affrettate la fine della legislatura e qualora non accadesse avrebbe in pugno una formidabile arma per accusare l'attuale maggioranza di essere dei poltronari ("come potrebbero rimanere in carica delle Camere che hanno votato il proprio taglio?" è il leitmotiv che gira tra lo stato maggiore leghista). Senza contare che se successivamente al taglio dei parlamentari si procedesse anche con la riforma della legge elettorale, allora si che la rincorsa verso le elezioni anticipate potrebbe diventare irrefrenabile. E la cosa certamente non farebbe piacere a Bruxelles. E nemmeno al Quirinale.