Stefano Montefori per corriere.it
Alla fine di una campagna elettorale distratta e fino a qualche giorno fa poco appassionante, una «campagna Tefal» come una pentola antiaderente sulla quale niente fa presa (formula di Brice Teinturier dell’istituto demoscopico Ipsos), 48 milioni di francesi oggi votano per il primo turno dell’elezione presidenziale .
All’improvviso i sondaggi hanno dato la sveglia: il presidente uscente Emmanuel Macron (26%) è ormai tallonato da una Marine Le Pen (25%) che al terzo tentativo non è mai stata così vicina alla vittoria. L’elezione diventa di colpo drammatica, dalle conseguenze epocali per la Francia e per l’Europa se a imporsi sarà la leader di estrema destra.
Rispetto al 2017 Le Pen ha rinunciato a proposte dirompenti e complicate da realizzare come l’uscita dall’euro e dall’Unione, ma il progetto di fondo resta lo stesso: svuotare di competenze e di significato la costruzione europea, ridare tutti i poteri allo Stato nazionale, dimenticare la nascente difesa comune, fare uscire la Francia dal comando integrato della Nato e guardare alla Russia come a un partner inevitabile e, anzi, privilegiato. Un’alleata di Putin all’Eliseo, nel cuore dell’Europa, avrebbe ripercussioni enormi anche sulla guerra in Ucraina.
marine le pen ed emmanuel macron
Le Pen è stata abile a relegare la questione in secondo piano, e Macron troppo sicuro di sé per rinfacciare con la dovuta decisione un legame con Mosca che in tempi di orrori russi dovrebbe risultare inaccettabile. Macron era arrivato a superare il 30% nei sondaggi, oltre 10 punti sopra Le Pen, nei primi giorni dell’invasione, un mese e mezzo fa, quando i francesi si mobilitavano per accogliere i rifugiati ucraini e Marine Le Pen in tutta fretta mandava al macero migliaia di volantini che la ritraevano fiera e sorridente al Cremlino accanto a Putin.
L’elezione sembrava allora già decisa, Macron non ha affondato il colpo peccando di presunzione, ha pensato che sarebbero bastate le sue foto in felpa e barba lunga la domenica al telefono con i grandi del mondo, da Biden a Draghi, da Zelensky allo stesso Putin, per tenerlo sul piedistallo da statista, molti gradini sopra gli avversari. Si è sbagliato. La «campagna Tefal» ha comunque trattenuto qualcosa: l’impegno di Le Pen a difendere il potere d’acquisto (prima preoccupazione degli elettori, secondo i sondaggi), e la promessa/minaccia di Macron di alzare l’età della pensione da 62 a 65 anni, chiedendo ai francesi di lavorare di più.
emmanuel macron e marine le pen
Quale proposta è più allettante? È così che il vantaggio apparentemente incolmabile di Macron si è perso. A meno di un exploit (da non escludere totalmente) di Jean-Luc Mélenchon (17,5%, sinistra radicale), molto forte tra i giovani, stasera saranno con ogni probabilità Macron e Le Pen a occupare le prime due posizioni e a qualificarsi quindi per il secondo turno del 24 aprile.
Se dovesse venire sorpassato dalla sfidante, Macron vedrebbe il suo compito complicarsi molto, anche perché il «fronte repubblicano» anti-Le Pen ormai non esiste più: al ballottaggio tra due settimane voteranno per lei anche non pochi elettori della destra gollista di Pécresse e addirittura della sinistra di Mélenchon, oltre agli ambienti dell’estrema destra dura di Zemmour, che voleva sostituirsi a Le Pen ma ha finito per darle più credibilità.
Macron può sperare nella grande astensione (prevista quasi al 30%) , che di solito penalizza Marine Le Pen più di altri, e nella fedeltà del suo elettorato, che lo adora. Quanto agli altri, il vecchio voto utile «chiunque tranne Le Pen» sta lasciando il posto a «chiunque tranne Macron».