David Carretta per www.ilfoglio.it
La danese Margrethe Vestager parte in pole-position per succedere a Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione, dopo che gli elettori hanno deciso di mobilitarsi in massa per le elezioni europee e premiare i partiti più europeisti. La temuta ondata sovranista e nazionalista non c'è stata. Matteo Salvini in Italia, Marine Le Pen in Francia e Nigel Farage nel Regno Unito sono delle eccezioni. Nel resto del continente i partiti anti-Ue di estrema destra e estrema sinistra sono in regressione, mentre guadagnano terreno i partiti dell'Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa e i Verdi.
Secondo le proiezioni ufficiali, il Partito Popolare Europeo dovrebbe rimanere il primo gruppo all'Europarlamento con 178 seggi su 751, in netto calo rispetto a 216 del Parlamento uscente. I Socialisti & Democratici limitano i danni con 152 deputati contro 185. A guadagnare terreno sono l'Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa, che dovrebbe passare da 69 a 108 seggi, e i Verdi che dovrebbero passare da 52 a 67 deputati.
I tre gruppi più o meno sovranisti non sfondano, fermandosi complessivamente a poco più del 20%. I Conservatori e riformisti europei – dove siede Fratelli d'Italia – scendono da 77 a 61 seggi. L'Europa della libertà e delle nazioni di Salvini e Le Pen si ferma a 55 deputati, con un incremento rispetto ai 36 attuali. L'Europa delle libertà e della democrazia diretta che era stato formato da Beppe Grillo e da Nigel Farage passa da 44 a 53 seggi, ma è destinato a disfarsi: il Brexit Party dovrebbe trasferirsi con la coppia Salvini-Le Pen (anche se solo fino alla data d'uscita del 31 ottobre), mentre il M5s rischia di finire nei paria dei “non iscritti” dopo che i suoi alleati negli altri paesi europei non hanno praticamente conquistato alcun seggio.
piercarlo padoan margrethe vestager
L'ondata sovranista non travolgerà dunque l'Ue. Il prossimo Europarlamento sarà più frammentato e sarà più difficile governare con una coalizione che dovrebbe essere allargata a liberali e verdi, dopo che Ppe e S&D hanno perso la maggioranza assoluta. I capilista popolare e socialista, Manfred Weber e Frans Timmermans, hanno entrambi inviato segnali chiari sulla disponibilità a rinunciare alla loro candidatura alla presidenza della Commissione.
“Non sto rivendicando nulla. Penso che se si perde un'elezione sia necessario essere modesti, ma abbiamo anche una responsabilità di fare qualcosa di positivo per i prossimi cinque anni. Per fare questo dovremo costruire una coalizione. Sulla base di un programma e di una coalizione poi potremo cominciare il Game of Throne sulle cariche”, ha detto Timmermans.
L'ostilità reciproca tra popolari e socialista fa di Vestager il candidato favorito: “ho lavorato per cinque anni per rompere i monopoli. E' quello che è accaduto questa sera. Il monopolio è stato rotto”, ha sottolineato la commissaria alla Concorrenza. Del resto, Vestager non ha nascosto le sue ambizioni: “Cercherò maggioranze al Parlamento europeo per diventare presidente della Commissione. L'Europa ha scelto il cambiamento, questo è stato il messaggio di queste elezioni”.
Il balletto delle nomine inizierà martedì in una cena informale tra i capi di Stato e di governo dei 28. Una grande coalizione europeista a quattro permetterebbe di avere oltre il 66% dei seggi. Gli euroscettici, gli eurofobi, i nazionalisti e i populisti di estrema destra tutti insieme arrivano al 23%. Per almeno altri cinque anni saranno minoranza. Questo è il risultato delle prime elezioni europee in cui l'affluenza aumenta rispetto al voto precedente, con un'affluenza record da 20 anni a questa parte. Ma i nazionalisti accetteranno il verdetto democratico dei cittadini che hanno scelto l'Ue?