Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
A volte, è vero, Silvio Berlusconi cova vendetta: «Renzi mi ha voltato le spalle, è un traditore». Ma sempre più spesso prevale ormai il calcolo politico e aziendale: «Se vince il No al referendum, potremmo permettergli di andare avanti. Soprattutto se la minoranza del Partito democratico dovesse abbandonarlo. Per questo ho chiesto a Parisi di scendere in campo per me».
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Ecco il dilemma del Cavaliere, la via stretta per riportare Forza Italia di nuovo in pista. È il progetto a cui lavorano da tempo Gianni Letta e Fedele Confalonieri, ed è un piano condiviso anche dalla primogenita Marina. Prevede che in caso di bocciatura della riforma costituzionale il leader di Arcore tenda la mano al premier, strappandolo alle sabbie mobili del Pd.
«E d’altra parte - ripete Berlusconi ai suoi - se vince Di Maio rischiamo tutti. Quello è bravo, in tv funziona, ma si vede che è cattivo». Che molto si stia muovendo è chiaro anche a Matteo Salvini. E infatti: «Quando sento parlare di unità nazionale o di larghe intese, mi puzza di Monti. E poi Parisi, che dialoga con Verdini e Alfano... il bene del Paese non c’entra niente. Berlusconi lo sostiene? Spero di no, ma certo nel suo partito vedo nostalgici dell’inciucio».
Di tempo per ragionare di scenari e strategie Berlusconi ne ha avuto parecchio, ultimamente. Agosto in Sardegna, blindato a villa Certosa. Zero apparizioni pubbliche che hanno alimentato dubbi sui progressi della riabilitazione dopo l’operazione al cuore. Neanche una sillaba fino al comunicato dell’altro ieri, nonostante il terremoto del 24 agosto. Fino, appunto, alla promessa di sostenere i provvedimenti del governo per superare l’emergenza del sisma. Mano tesa a Renzi, anche se in questo caso la scelta è dovuta, inevitabile.
fedele confalonieri marina berlusconi
La missione “salva Renzi” è anche un effetto collaterale dell’arruolamento di Parisi. Il manager ha bisogno di tempo per farsi conoscere e rimettere in sesto il centrodestra. Le urne a breve finirebbero invece per danneggiarlo, e pure Berlusconi non ha fretta e pensa alla riabilitazione. Chi guida l’impero economico del leader, poi, continua a suggerire prudenza, perché di tutto hanno bisogno le aziende fuorché di un’era a cinquestelle.
Gianni Letta e Fedele Confalonieri
Né è un caso che a Parisi sia stato garantito informalmente per l’autunno il massimo spazio sui canali Mediaset. «La verità è che i poteri forti e le grandi testate tifano tutti per lui - attacca Renato Brunetta - perché pensano che sia la quinta colonna di Renzi. Ma per noi la condizione per aprire una nuova fase dopo il referendum è che il premier vada via».
Proprio il capogruppo alla Camera lavora anche in vacanza agli stati generali del centrodestra. «A settembre, con Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. E Parisi? «La sua è l’iniziativa di un consigliere comunale». La verità è che Brunetta dice pubblicamente quel che pensa anche l’asse del Nord di Giovanni Toti e Paolo Romani. E a settembre andrà in scena un’anomala conta degli amici e dei nemici di Parisi. Basterà guardare presenze e assenze alle convention. Quella del city manager, naturalmente.
Ma anche quella di Maurizio Gasparri, che a Giovinazzo ospiterà l’intero stato maggiore. Senza Parisi - «ma solo perché è un incontro di FI» - e senza dubbi: «Noi siamo anti Nazareno e anti Renzi». Antonio Tajani, invece, prepara a Fiuggi un mega raduno. Assai “moderato”. Aperto alle associazioni imprenditoriali.
E con il manager: «Ma guardi che noi siamo contro questa riforma». Il vicepresidente dell’Europarlamento ricorda i timori delle cancellerie continentali in caso di vittoria del No, e non a caso spiega: «Anche se il referendum non passa, non crolla il mondo. Si aprirà una nuova stagione di riforme. Con o senza Renzi? Quello è un problema suo, noi pensiamo all’Italia, a una nuova legge elettorale, alla riforma della giustizia...».
Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse
Lo scontro interno si preannuncia durissimo. Berlusconi sceglierà il cammino più conveniente, che per adesso ha il volto di Parisi. Se Renzi avrà bisogno di aiuto, il soccorso “azzurro” a un nuovo governo potrebbe arrivare sotto forma di astensione, non partecipazione al voto o anche di appoggio esterno. «E invece sa cosa succederà? Che con il No Renzi sarà costretto a lasciare - ragiona Brunetta -Come con Brexit, quando un popolo si esprime con un voto nessuno lo può fermare».