PATTO ALLA TEDESCA, COMPROMESSO ALL’ITALIANA – I RENZIANI FISSANO I PALETTI PER FAR DURARE IL GOVERNINO: LEGGE ELETTORALE E RIMPASTO - NEL MIRINO SACCOMANNI, ZANONATO E LA CANCELLIERI DEI LIGRESTOS

Il Rottam’attore vuole 3 dicasteri pesanti (Economia, Giustizia e Industria) e conferma che si ricandiderà sindaco di Firenze: questo significa che il governo andrà avanti – Election day per i segretari regionali il 9 o il 16 febbraio: in vista delle europee Renzi punta ad avere un esercito di fedelissimi sul territorio…

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Carlo Bertini per ‘La Stampa'

«Certo, la questione c'è ma Matteo non chiederà mai un rimpasto, non può dare questa immagine da prima Repubblica, quindi deve essere Letta a farlo», garantisce un renziano con le mani in pasta sul delicato nodo delle riforme, il fidatissimo Dario Nardella, quello che tiene i contatti con Forza Italia e non solo. Ma che la questione sia spinosa e intrecciata a doppio filo con la road map delle cose da fare non lo nega nessuno, neppure gli uomini più vicini a Letta, «il tema c'è purtroppo», ammette Francesco Sanna.

MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTAMATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA

E c'è al punto che un altro renziano doc, sotto promessa di anonimato, si lascia sfuggire che «a gennaio i passaggi saranno tre e ben distinti, anche se collegati: la nuova legge elettorale, il patto alla tedesca della coalizione che regge il governo e il relativo rimpasto». Perché è chiaro a tutti che «il governo va rafforzato in alcune caselle e non ha senso che si contratti tutto nei dettagli, riforme da fare e loro tempistica per poi lasciarne la realizzazione in mano a ministri che a nostro avviso andrebbero cambiati».

Non è un mistero infatti, lo si è sentito dire più volte, che i titolari di alcuni dicasteri pesanti, quali Saccomanni all'Economia, la Cancellieri alla Giustizia, Zanonato all'Industria, non siano granché graditi ai renziani.

Il leader del Pd conferma che si ricandiderà sindaco di Firenze, lasciando così intendere che il governo andrà avanti. Ma se non ha intenzione di far la parte di quello che si mette a contrattare sulle poltrone, la sua determinazione a far sì che il patto alla tedesca produca risultati è dovuta alla consapevolezza che solo i fatti potranno far lievitare i consensi del suo Pd alle europee di maggio.

RENZI E LETTARENZI E LETTA

Non a caso dice a ogni piè sospinto che la riforma elettorale va approvata in entrambe le Camere entro quella data. Un deputato del Pd che si intende di flussi elettorali, Giacomo Portas dei Moderati, fa notare che gli ultimi sondaggi mostrano solo una lieve preponderanza dei consensi per il centrosinistra rispetto al centrodestra, anche se il Pd ha guadagnato punti. «E se l'abolizione delle province può portare un due per cento in più, la vera aspettativa che può far guadagnare fino a un cinque per cento a Renzi è legata al lavoro, a misure che trasmettano la speranza alle famiglie italiane di nuova occupazione per i giovani».

LETTA E SACCOMANNI imagesLETTA E SACCOMANNI images

E proprio in vista delle europee, Renzi vuole tenere alta la tensione con l'elettorato di riferimento: dopo la Befana riunirà per la prima volta tutti i segretari regionali in scadenza, che devono essere avvicendati da nuove leve entro il 31 marzo, come stabilito dal percorso congressuale culminato con le primarie per il segretario. In quell'occasione il leader comunicherà loro l'intenzione di indire un election day il 9 o il 16 febbraio per le primarie in tutte le regioni italiane, una sorta di «welcome day», come ebbe a definire le primarie in antitesi al Vaffa day di Grillo.

Flavio ZanonatoFlavio Zanonato

E il poter poi contare su uno squadrone di segretari regionali votati alla missione renziana non sarà indifferente per le europee, dove i voti «li porta chi ha le preferenze sul territorio», spiega un dirigente. Sono dunque molti i motivi che spingeranno in direzione di un rimpasto di governo, pur con tutte le controindicazioni del caso.

«Il tema c'è ma io suggerirei un approccio minimalista», consiglia appunto Sanna, uno dei lettiani più ascoltati dal premier. «Se il rimpasto, perché di questo si tratta, assumesse una dimensione numerica di un certo tipo, porterebbe dritto alla crisi di governo. Ricordo che richiede dimissioni volontarie dei ministri e la controfirma di Napolitano, oltre alla richiesta preventiva del premier». Tradotto, saranno possibili solo pochi e circoscritti cambiamenti...

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