PROFUMO IN BILICO – E PENSARE CHE ALL’ANNUNCIO DELLA CONDANNA A 6 ANNI, VOLEVA DIMETTERSI. MA È BASTATA UNA SBIRCIATA ALLE AGENZIE PER RIMANERE BASITO: ERA ASSOLTO DA TUTTI I PARTITI. A PARTIRE DAL PD, VISTO CHE LO AVEVA NOMINATO GENTILONI - MALGRADO LA RICHIESTA DI DIMISSIONI DI CRIMI E DIBBA, NON HA FIATATO DI MAIO VISTO LA “BEFANA” CHE HA RICEVUTO LA NATIA POMIGLIANO DA PROFUMO - IN COMPENSO, NEMMENO MEZZA PAROLA DI SOLIDARIETÀ AL CONDANNATO DAL PRESIDENTE DI LEONARDO, LUCIANO CARTA - IN SOSTANZA, LA POLITICA ASPETTA: SE LA COSA MONTA SUI MEDIA, ALLORA FACCIAMO SÌ CHE SI DIMETTA…

-

Condividi questo articolo


DAGONEWS

luigi di maio con profumo e de gennaro alla leonardo di pomigliano luigi di maio con profumo e de gennaro alla leonardo di pomigliano

All’annuncio della condanna a 6 anni di galera, quindi senza condizionale, Alessandro Profumo voleva dimettersi da ad di Leonardo. Ma è bastata una semplice sbirciata alle agenzie stampa per rimanere basito: a parte la nicchia di grillini puri e duri in modalità Di Battista-Lezzi, dai partiti sia di maggioranza che di opposizione la sentenza era un inatteso: “Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen”

 

luigi di maio con profumo e de gennaro alla leonardo di pomigliano luigi di maio con profumo e de gennaro alla leonardo di pomigliano

Certo all’interno del Ministero dell’Economia, i funzionari che formano il Deep State erano d’accordo con Dibba sull’opportunità di rimettere il mandato. Ma subito si è precipitato il vice ministro del Mef, il piddino Antonio Misiani, a bloccarli con una dichiarazione categorica: “Alessandro Profumo non deve dimettersi. Non c’è una condanna definitiva e non ci sono nemmeno le motivazioni della sentenza di primo grado. Tra l’altro, la Procura ne aveva chiesto l’assoluzione".

zingaretti gentiloni zingaretti gentiloni

 

Ovviamente, anche Zingaretti non ha fiatato dato che fu l’allora premier Gentiloni a mettere Profumo al vertice di Leonardo.

Un’amicizia che nasce all’epoca di Legambiente per il tramite di Ermete Realacci e in virtù delle simpatie ambientaliste della intrepida Sabina Ratti, moglie dell’ex banchiere.

 

STEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIO STEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIO

Spaccato come una mela anche l’altro alleato di maggioranza. I 5Stelle se ne sono usciti con un tosto tweet del reggente Crimi (‘’ci aspettiamo che rimetta il mandato di Ad di Leonardo’’) e con una nota dei deputati della commissione Finanze della Camera: “La condanna di Alessandro Profumo riferita al suo trascorso in Mps, anche se di primo grado, pone una questione di opportunità. Profumo dovrebbe dimettersi quanto prima dalla sua carica di amministratore delegato in una società pubblica e strategica quale è Leonardo”.

 

Luciano Carta Luciano Carta

La stessa solfa ha sostenuto il ministro Patuanelli parlando con Buffagni. Quest’ultimo, dopo la paginata di intervista sul Corriere dei giorni scorsi, ha subito la “scomunica” di un incazzatissimo Luigi Di Maio che gli ha proibito di occuparsi di questioni che esulano dal suo ministero;  e il pingue Buffagni ha traslocato sotto l’ombrello d’opposizione del duplex Casaleggio-Dibba.

 

Luigi Di Maio Alessandro Profumo Luigi Di Maio Alessandro Profumo

Da una parte. Dall’altra Di Maio si è ben guardato di fare una dichiarazione sulla condanna di Profumo visto la manna che ha ricevuto da Leonardo-Finmeccanica la natia Pomigliano d’Arco: la società Aerotech che punta a diventare un centro di eccellenza sui programmi di ricerca innovativi per l’aeronautica, lo spazio e la difesa. 

 

Da registrare anche il silenzio del presidente di Leonardo, Luciano Carta, gran consigliere di Di Maio: nemmeno mezza parola di solidarietà al condannato. Anche il Quirinale è diviso. In sostanza tutti aspettano: se la cosa monta sui media, allora facciamo sì che si dimetta…

 

Alessandro Profumo - locandina Alessandro Profumo - locandina

POST SCRIPTUM: "ALESSANDRO AMA"

La locandina che pubblichiamo era attaccata in tutte le sedi di Leonardo e reclamizza “loveforlearning”, l’amore per il sapere di Profumo. "Alessandro ama..."

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

COME MAI L’OPA OSTILE DI UNICREDIT SU BANCO BPM HA TERREMOTATO I NEURONI LEGHISTI? IL MINISTRO DEL MEF GIORGETTI HA SUBITO ALZATO LE BARRICATE: L'OPA È STATA "COMUNICATA, MA NON CONCORDATA COL GOVERNO", MINACCIANDO ADDIRITTURA LA GOLDEN POWER, COME SE UNICREDIT FOSSE DI PROPRIETÀ CINESE - ANCOR PIÙ IMBUFALITO È SALVINI: “UNICREDIT ORMAI DI ITALIANO HA POCO E NIENTE: È UNA BANCA STRANIERA, A ME STA A CUORE CHE REALTÀ COME BPM E MPS CHE STANNO COLLABORANDO, SOGGETTI ITALIANI CHE POTREBBERO CREARE IL TERZO POLO ITALIANO, NON VENGANO MESSE IN DIFFICOLTÀ" – ECCO IL PUNTO DOLENTE: L’OPERAZIONE DI ORCEL AVVIENE DOPO L'ACCORDO BPM-MILLERI-CALTAGIRONE PER PRENDERSI MPS. COSI’ IL CARROCCIO CORRE IL RISCHIO DI PERDERE NON SOLO BPM, STORICAMENTE DI AREA LEGHISTA, MA ANCHE MPS, IL CUI PRESIDENTE NICOLA MAIONE È IN QUOTA LEGA…

FLASH! - AVVISATE IL VICE PRESIDENTE DEL CSM, FABIO PINELLI, CHE DOPO IL SUO INCONTRO CON MELONI SÌ È PUBBLICAMENTE ALLINEATO AL GOVERNO NELLA SCONTRO CON I MAGISTRATI SUGLI IMMIGRATI, IL CONTRARIO DI CIÒ CHE PREVEDEREBBE IL SUO RUOLO DI GARANTE DELL’AUTONOMIA E DELL’INDIPENDENZA DELL’ORDINE GIUDIZIARIO, L’IRRITAZIONE DI MATTARELLA, PRESIDENTE DEL CSM, È COMPLETA. E AL PROSSIMO CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, IL CAPO DELLO STATO AVREBBE IN MENTE DI PARTECIPARE DI PERSONA…