PROFUMO DI MONTEPACCHI - NEL DOPO MANSI, IL PD SENESE (E ROMANO) BLINDA MISTER ARROGANCE E PENSA A UN CONTROPATTO TRA AZIONISTI “AMICO” DI PROFUMO

Nella città del Palio si dice anche che alcuni investitori esteri e nazionali starebbero pensando a un contropatto «amico» di Profumo, da opporre all'accordo firmato dalla Fondazione Mps con gli alleati sudamericani di Btg Pactual e Fintech, che blinda il 9% del Monte, con l'obiettivo dichiarato di esprimerne il futuro e il nuovo capo azienda…

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Massimo Restelli per ‘Il Giornale'

Dopo l'imminente aumento di capitale da 5 miliardi, al Monte Paschi cambierà (quasi) tutto: dove c'era la Fondazione e le sue «contrade», ci saranno i grandi fondi internazionali. Un salto epocale che la politica senese (e romana) a trazione Pd affronta, guardando al presidente Alessandro Profumo - peraltro già fautore del modello public company in Unicredit - come a un «garante».

ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLAALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA

In sostanza, la sinistra starebbe facendo quadrato attorno a quello che considera uno dei «suoi» banchieri d'elezione, anche in vista del ricambio anticipato che potrebbe interessare il consiglio di Mps per «adattarlo» alla nuova geografia del libro soci post aumento.

Nella città del Palio si dice anche che alcuni investitori esteri e nazionali starebbero pensando a un contropatto «amico» di Profumo, da opporre all'accordo firmato dalla Fondazione Mps con gli alleati sudamericani di Btg Pactual e Fintech, che blinda il 9% del Monte, con l'obiettivo dichiarato di esprimerne il futuro presidente (la scelta spetterebbe a Palazzo Sansedoni) e il nuovo capo azienda (deciso dai due fondi).

Alessandro Profumo Fabrizio ViolaAlessandro Profumo Fabrizio Viola

Tali voci stanno guadagnando forza a Siena, alcuni interpreti degli equilibri cittadini pensano però che sia un ballon d'essai. E invitano a leggere come un segnale di distensione, lo stesso addio anticipato di Antonella Mansi dalla presidenza della Fondazione Mps.

Dopo essersi opposta a Profumo, strappando i mesi necessari per salvare i conti di Palazzo Sansedoni vendendo la maggioranza di Mps, la «lady di ferro» toscana lascia infatti ora da vincitrice e, malgrado le smentite di rito, guadagnando crediti nella prossima corsa per la successione in Confindustria del suo mentore Giorgio Squinzi.

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Di certo, dopo la discesa della Fondazione Mps al 2,5% (contro il 30% di pochi mesi fa) e della famiglia Aleotti dal 4% all'1% (con una perdita da almeno 70 milioni), non è facile costruire un nuovo polo cittadino nel capitale di Rocca Salimbeni.

Secondo i programmi interni, l'amministratore delegato Fabrizio Viola farà scattare la ricapitalizzazione a metà giugno per concluderla a inizio luglio. L'operazione dovrebbe essere approvata domani dall'assemblea dei soci, riuniti in seconda convocazione dopo il quasi scontato rinvio atteso oggi.

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Questa mattina si riunisce invece la Deputazione amministratrice di Palazzo Sansedoni, per avviare il dopo Mansi: sul tavolo, oltre al bilancio, c'era già l'avvio dell'iter per il rinnovo della Deputazione amministratrice che scade il 9 giugno. È cominciato, intanto, il «trasloco» da Siena a Milano del processo per l'acquisto di Antonveneta deciso dal vecchio Mps di Mussari.

 

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