QUEL MIRAGGIO CHIAMATO CRESCITA - L’ISTAT SEPPELLISCE L’OTTIMISMO DEL GOVERNO CON CIFRE DA PIANGERE - SI SPERA IN UNA RIPRESINA DI GIUGNO, MA E’ PIU’ PROBABILE LA MANOVRONA DI SETTEMBRE (DA 20 MILIARDI?) - - -

Dopo la timida risalita ad aprile, l’indice della produzione industriale è diminuito a sorpresa dell’1,2% a maggio. Nella media del trimestre marzo-maggio la produzione si è contratta dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. E basandosi sulla media dei primi cinque mesi di quest’anno la produzione è aumentata solo dello 0,1% rispetto al 2013...

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Antonio Castro "Libero Quotidiano"

 

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Altro che ripresa, per quanto debole. A seppellire le ventate di ottimismo che spirano da Palazzo Chigi, ci pensa l’Istat che ieri ha comunicato l’andamento della produzione industriale a maggio. Dopo la timida risalita degli indici ad aprile, l’indice è diminuito a sorpresa dell’1,2% a maggio. Nella media del trimestre marzo-maggio la produzione si è contratta dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. Insomma, basandosi sulla media dei primi cinque mesi di quest’anno la produzione è aumentata solo dello 0,1% rispetto al 2013.

 

Giorgio Alleva Giorgio Alleva

Il problema è che un andamento negativo così marcato, rischia di mandare in soffitta anche le pur blande previsioni di crescita del governo. E di innescare il meccanismo della manovra correttiva. Ieri anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha commentato i dati per smentire qualsiasi intervento: «Escludo la manovra». Invitando a non «andare ogni giorno a caccia di dati», visto che a fronte di dati negativi ci sono dati positivi.

 

Sarà, ma la preoccupazione delle associazioni di categoria è concreta: «Il calo, il più elevato dalla fine del 2012, è un dato molto negativo e del tutto inatteso», spiega l’Ufficio Studi della Confcommercio, che conclude con la sintesi di un «quadro economico effettivo meno confortante». Insomma, tirando le somme «si riducono le possibilità che la chiusura del 2014 rispetti le previsioni del governo di un Pil in crescita dello 0,8%».

 

GIORGIO SQUINZI ALL ASSEMBLEA DI CONFINDUSTRIA GIORGIO SQUINZI ALL ASSEMBLEA DI CONFINDUSTRIA

Chi vede il bicchiere mezzo pieno, e confida in una ripresina a giugno, è l’associazione degli industriali. Per il Centro studi Confindustria, infatti, è probabile ipotizzare un aumento «dello +0,7% su maggio». In Italia nei mesi estivi, spiegano gli industriali, «la tendenza dell’attività si prefigura, nel complesso, lievemente positiva». Secondo «i direttori degli acquisti (indagine Pmi-Markit), a giugno gli ordini ricevuti dalle imprese manifatturiere hanno continuato a recuperare, seppure più lentamente (indice a 53,4 da 54,2)», soprattutto «grazie alla domanda estera».

 

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Ma il baratro da colmare - per tornare ai livelli pre-crisi (aprile 2008) è, e resta, enorme: -24,6%. Ma il problema vero è l’influenza di questo inatteso rallentamento ovviamente sul trimestre e, a cascata, sul resto dell’anno: «Nel secondo trimestre del 2014», spiega il Csc, «è stimata una riduzione dell’attività dello 0,5% sul precedente, in accentuazione rispetto al -0,1% (rivisto al ribasso dal +0,2% comunicato già il mese scorso) che si era registrato nel primo trimestre sul quarto 2013. Questa dinamica mette a rischio la possibilità di un recupero, seppure marginale, del Pil nei mesi primaverili».

 

MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN

E ancora: così il terzo trimestre «eredita dal secondo una variazione congiunturale di +0,1%». Come se non bastasse anche le altre principali economie europee vanno male: -1,2% in Francia, -1,8% in Germania (terzo arretramento mensile consecutivo). Male pure la produzione industriale britannica (- 0,7% rispetto ad aprile, quando era cresciuta dello 0,3%). Comprensibile quindi che il rallentamento preoccupi la Bce, che proprio ieri nel consueto Bollettino mensile ha previsto «una ripresa molto graduale nel secondo trimestre del 2014» e «rischi orientati al ribasso per le prospettive economiche dell’area euro».

 

Renato Brunetta Renato Brunetta

Il problema è che se l’economia non cresce quanto ipotizzato, a settembre si dovrà correre ai ripari, magari con la legge di Stabilità o correggendo il Def. Manovra correttiva in vista quindi? «Nessuna preoccupazione, niente manovra correttiva», ripetono a Palazzo Chigi. I margini di flessibilità (deficit programmatico al 2,6% per il 2014 con margini fino al 3%), sono grado di compensare la mancata crescita senza avviare nuove correzioni (nuove tasse). C’è tempo fino al 15 ottobre per presentare la Legge di stabilità 2015, ma entro il 20 settembre - con gli aggiornamenti al Documento di economia e finanza - bisognerà stimare e calcolare l’impatto di questa frenata.

 

Chi teme stangate autunnali è il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta: l’Europa ci ha ribadito che servono «sforzi aggiuntivi per rispettare il Patto di stabilità e crescita». «Il giorno della verità è fissato al 20 settembre, quando il governo dovrà presentare al Parlamento la Nota di aggiornamento al Def. E dovrà rivedere tutto l’impianto di politica economica».

 

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