DAGOREPORT
E così, anziché un contributo importante per sciogliere i nodi dell’Italia con l’Europa oltranzista del Nord, l’articolo di Mario Draghi sul “Financial Times”, sta terremotando la politica italiana. Il suo ambiguo slogan “bisogna fare debito” senza dire come - a carico dei singoli stati, ed è subito troika, oppure a gravare sul bilancio dell’Unione Europea? - e senza mai pronunciare la parola magica, Eurobond, ha ringalluzzito i due Matteo che ci hanno con la solita furbizia speculato sopra.
Ha ragione l’economista Giulio Sapelli: “Il Mario Draghi del “bisogna fare debito” è un gioco di specchi e c'ero caduto anch'io. Ho pensato che dietro ci fossero gli americani che hanno sempre sponsorizzato Draghi. Poi ho notato: il presidente della Bundesbank Jens Weidman tace, la Frankfurter Allgemeine tace, da Le Monde e Le Figaro niente siluri. Allora ho capito che Draghi parlava per i tedeschi. E infatti Angela Merkel ha preso tempo per cambiare politica”.
Essì, perché il “facciamo debito” sul nostro bilancio comporta due cose: lo spread che va alle stelle da una parte, e dall’altra meno gettito fiscale, dato che il Pil sarà inferiore. Secondo gli analisti, se l’economia ripartirà a luglio, il deficit finirà a un mostruoso 6%.
A questo punto nella maggioranza, i malumori (eufemismo) deflagrano. A partire dalla nomina a commissario straordinario della Protezione Civile di Domenico Arcuri, nomina ha fatto arricciare il naso al 90% dei piddini – in pratica l’hanno voluta solo Conte e LeU (grazie ai rapporti tra Arcuri e D’Alema). Le regioni lo accusano di non saper gestire la situazione, mascherine e ventilatori. Ma ieri Conte ha voluto che fosse Arcuri, e non il vice di Borrelli (quanto dura l’influenza?), a comunicare il bollettino dell’ecatombe.
PAOLO GENTILONI GIUSEPPE CONTE ROBERTO GUALTIERI
Poi è esploso il caso Gualtieri. Il ministro dell’Economia è tra l’incudine della sua amata Bruxelles e il martello della politica italiana. Non solo i 5stelle, anche una parte del Pd (da Franceschini alla sinistra dem), davanti alla volontà pro-Troika di Gualtieri di accettare il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) con “condizionalità minime” (ciao core), si è schierata contro e a favore di Conte: si fa la fine della Grecia. A fianco del ministro, solo Zinga e Bettini.
Oggi sul “Fatto”, Marco Palombi scrive sullo scontro in atto tra Conte e Gualtieri: “Nasce allora il cambio di rotta del premier e il conflitto col suo ministro Gualtieri: Palazzo Chigi, a quel punto, prima ha provato a sparigliare con la lettera in cui nove Paesi (Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio, Lussemburgo) chiedevano una qualche forma di eurobond contro la crisi da Covid-19, poi - visto il no piuttosto duro di Berlino & C. è passato allo scontro duro.
Conte, videoconferenza europea
"Se qualcuno pensa all'uso di meccanismi di protezione elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, l' Italia non ne ha bisogno". Parole rivolte ai leader europei che, però, parlano anche al suo ministro dell' Economia (che non le ha gradite) e a quel pezzo di establishment (e di Pd) che vuol dichiarare la resa prima che sia iniziata la guerra”.
Conte, videoconferenza europea
Non è finita: mentre l’esplosione sociale è alle porte, per non “disturbare” gli euroburocrati, Gualtieri non ha ancora aperto il rubinetto degli aiuti. Attende il via libera di Bruxelles. Pare che il 2 aprile firmi il provvedimento “Cura Italia” da 50 miliardi. “Ma a causa del blocco di gran parte delle attività produttive potrebbero non bastare, scrive Alberto Gentili sul Messaggero.
E continua: “Gualtieri e il viceministro Antonio Misiani, raccontano, non hanno comunque nascosto i timori per la sostenibilità del debito sui mercati. “Nelle vostre proposte tenete conto della compatibilità finanziaria”, ha raccomandato Gualtieri, “e per favore evitate di avanzare soluzioni come non far pagare le tasse a tutti, perché come faremmo poi a dare gli stipendi ai medici, agli infermieri...?!”. Chiara l'allusione alla proposta di Salvini. Ma è forte la spinta, anche di Pd e 5Stelle, a non limitare le risorse con cui fronteggiare l'emergenza. “Si metta il necessario per sostenere lavoro e famiglie, siamo minacciati dalla pandemia, non da conti in disordine”, dicono i dem Andrea Orlando e Graziano Delrio”, conclude Gentile.
Tolta la pochette, Conte ha lavorato bene alla famigerata videoconferenza dei premier europei. Ha avuto conciliaboli con Macron ed è stato il presidente francese, oltre a Mattarella, a suggerire di rompere e sfanculare la bozza capestro. Al suo fianco il premier spagnolo Sanchez ma soprattutto il primo ministro portoghese, Antonio Costa, non ha usato mezzi termini contro ministro delle Finanze olandese, Wopke Hoekstra: “Un discorso ripugnante che può rappresentare una minaccia per il futuro dell’Unione europea”.
ursula von der leyen con marito e sette figli
In questo weekend tutti i cervelloni europei sono in fibrillazione per inventarsi un Coronabond ma senza chiamarlo Coronabond. Si fa largo l’idea di coinvolgere la Banca Europea degli investimenti (BEI) che potrebbe emettere titoli di debito, ma dopo un aumento di capitale stratosferico. Il presidente Werner Hoyer e il vicepresidente italiano della BEI Dario Scannapieco sono impegnati a fare le colombe.
charles michel ursula von der leyen david sassoli christine lagarde come le ragazze di porta venezia
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e Davide Sassoli, presidente dell’europarlamento, stanno mediando con i falchi del Nord. Mentre Ursola von der Leyen, anche lei favorevole agli Eurobond, è in stretto contatto con il gabinetto della Merkel. Come si dice, la speranza è l’ultima a morire.