QUI COMANDO IO! - GIORGIA DUE-MELONI S'INCAZZA CON FEDERICO MOLLICONE: “NON C’ERA BISOGNO DI TORNARE SUL TEMA DELLA STRAGE DI BOLOGNA, AVEVO GIA' PARLATO IO” - PER L'AZZIMATO PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CULTURA ALLA CAMERA (BENCHE' DOTATO DI DIPLOMA LICEALE) ''LA STRAGE E' UN COMPLOTTO DEI GIUDICI CONTRO LA DESTRA'' – LA DUCETTA NON SOPPORTA CHI ENTRA A POSTERIORI IN UNA POLEMICA SULLA QUALE È GIÀ INTERVENUTA. E CHI LO FA “DOVREBBE LIMITARSI A SEGUIRE LA LINEA ESPRESSA DAL PRESIDENTE” - MA IN FDI, LO ZOCCOLO POST-FASCIO LA PENSA COME IL "GABBIANO" GAGÀ...

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1 - MELONI SCEGLIE IL SILENZIO PALAZZO CHIGI STRIGLIA MOLLICONE “ABBIAMO FATTO UN AUTOGOL”

Estratto dell’articolo di Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”

 

federico mollicone 1 foto di bacco federico mollicone 1 foto di bacco

Ci ha pensato Giovanbattista Fazzolari […] a sentire Federico Mollicone ieri, per spiegargli che la sortita sulla strage di Bologna è stata quantomeno “fuori sincro” rispetto alla linea che FdI pubblicamente dichiara di sostenere.

 

E cioè che le «sentenze si rispettano» e che soffiare sul braciere del revisionismo di destra tra l’anniversario della bomba alla stazione e quello dell’orrore dell’Italicus espone il partito della fiamma (e dunque il governo) a una batteria di attacchi che Giorgia Meloni stavolta avrebbe voluto evitare.

 

Certo, non è la prima volta che i Fratelli tentano di presentare una versione alternativa della storia […]. Ma intervenire così, contro i verdetti definitivi della giustizia sulla matrice neofascista della strage alla stazione, appena 24 ore dopo l’attacco della leader di FdI al presidente dell’associazione familiari delle vittime di Bologna, è sembrato un autogol. Anche perché Meloni si era detta indignata proprio per l’accostamento tra il governo e «le radici dell’attentato».

 

Meloni, pubblicamente, resta in silenzio. Tutta FdI ha l’ordine di tacere e difatti non difende il deputato a capo della Commissione Cultura, anche se «il grosso dei parlamentari la pensa così», confida più di un eletto a taccuini serrati.

 

GIORGIA MELONI E LA MATRICE FASCISTA NELLA STRAGE DI BOLOGNA - VIGNETTA BY MANNELLI GIORGIA MELONI E LA MATRICE FASCISTA NELLA STRAGE DI BOLOGNA - VIGNETTA BY MANNELLI

L’unico a parlare in chiaro è il viceministro agli Esteri, Edmondo Cirielli. E lo fa per prendere le distanze dalle affermazioni del collega: «L’essere stato ufficiale dei Carabinieri mi ha insegnato che le sentenze passate in giudicato non si criticano, si applicano» […]

 

Anche l’idea di Mollicone, più volte rilanciata in questi anni, di mettere in piedi una «commissione d’inchiesta sulle stragi» viene considerata, ai piani alti di via della Scrofa, come già archiviata. «Non vedrà mai la luce».

 

Anzi: Mollicone rischia pure i galloni di presidente della Commissione Cultura. Tra meno di un anno, quando i vertici degli organismi del Parlamento saranno azzerati e rimessi ai voti.

 

FdI proverà a difenderlo, anche per una ragione di equilibri interni: Mollicone ha strappato uno dei pochissimi incarichi di rilievo assegnati ai “Gabbiani”. Perdere pure quello, rischierebbe di far saltare la tregua siglata da Fabio Rampelli e Arianna Meloni. Ma la manovra resta complicata: l’opposizione farà le barricate […]. E uscite come questa sulla strage di Bologna potrebbero fargli perdere voti decisivi dai moderati di FI, che ieri sono rimasti silenti, ma piuttosto irritati.

 

Dentro FdI si auguravano che a mettere in discussione il ruolo dei neofascisti nell’attentato del 2 agosto ‘80 fossero personaggi presentabili come “terzi”, come l’avvocato Valter Biscotti, intervistato ieri a pagina 3 di Libero del gruppo Angelucci […]. Biscotti in fin dei conti sposa appieno la tesi Mollicone: «La destra non c’entra, il processo è da rifare».

 

strage stazione di bologna strage stazione di bologna

L’uscita del deputato rampelliano ha scompaginato lo schema. Spostando di nuovo il mirino delle polemiche su FdI, com’è già capitato altre volte nel corso di questa legislatura, dalle SS di via Rasella rappresentate dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, come «una banda musicale di semi-pensionati», al ministro Nello Musumeci che giusto un anno fa dava alle stampe un saggio sullo sbarco degli Alleati in Sicilia, descrivendoli come «invasori», «nemici », fautori di «una strategia terroristica ». Non è dunque difficile credere che i più, nel battaglione di deputati e senatori di FdI, la pensi come Mollicone. Ma stavolta, per l’inner circle di Meloni, non era il caso di dirlo.

 

2 - MELONI STIZZITA DALL'ATTACCO AI GIUDICI DA PARTE DI UN SUO FEDELISSIMO L'ORDINE DELLA PREMIER AI SUOI: "BASTA COMMENTI, NEANCHE PER DIFENDERLO"

Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “la Stampa”

 

LA STRAGE DI BOLOGNA SECONDO GIORGIA MELONI - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA LA STRAGE DI BOLOGNA SECONDO GIORGIA MELONI - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA

[…] Meloni non ha apprezzato quello che nel partito chiamano «il contro coro».

 

E non avrebbe mancato di farlo sapere al suo deputato, attraverso il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. Il fatto è che la premier non sopporta – raccontano – chi entra a posteriori in una polemica che l'ha coinvolta in prima persona e sulla quale è già intervenuta.

 

Quando qualcuno lo fa «dovrebbe comunque limitarsi a seguire la linea espressa dal presidente e non andare oltre». La formula collaudata è semplice: «Come ha detto Giorgia...».

 

Mollicone ha fatto esattamente il contrario, è uscito dopo e ha sparato più in alto, provocando una reazione piuttosto stizzita: «Avevo parlato io, non c'era nessun bisogno di tornare sul tema», è il senso dello sfogo della presidente del Consiglio con i suoi fedelissimi. Specie sapendo che il presidente della Repubblica aveva usato parole nette sulla matrice neofascista dell'attentato.

 

LICIO GELLI E LA STRAGE DI BOLOGNA - MEME BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA LICIO GELLI E LA STRAGE DI BOLOGNA - MEME BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA

Chi è vicino alla presidente del Consiglio definisce quell'intervista, senza girarci troppo intorno, «inopportuna».

 

Sullo sfondo, poi, c'è anche un altro elemento: in autunno ci sono le Regionali in Emilia Romagna e gli sforzi di Fratelli d'Italia sono stati tesi a trovare una candidata moderata come la civica Elena Ugolini, che potesse allargare il consenso oltre il recinto della destra. Certe uscite, che hanno il sapore della difesa dei terroristi neofascisti incriminati per quella strage, magari tra qualche mese saranno dimenticate dai più, ma di certo non aiutano.

 

Meloni ne avrebbe fatto a meno. Nei suoi ragionamenti, la replica durissima che lei stessa aveva dato al presidente dell'associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, doveva chiudere ogni polemica, almeno da parte di FdI.

 

Non aveva alcun desiderio di continuare a discutere di neofascismo e del legame tra le esperienze eversive di quegli anni e il Movimento sociale in cui affonda le radici FdI. Tema particolarmente sensibile da quelle parti. Ogni accusa di nostalgismo viene vissuta a Palazzo Chigi come il tentativo di relegare di nuovo Fratelli d'Italia in una nicchia, con l'etichetta di forza politica inadeguata al governo di una democrazia liberale. Come se si volesse trascinare in una palude il progetto di trasformare FdI in un partito conservatore moderno.

 

GIORGIA MELONI E LA MATRICE DELLA STRAGE DI BOLOGNA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA GIORGIA MELONI E LA MATRICE DELLA STRAGE DI BOLOGNA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

Gli anniversari come quello di Bologna sono, quindi, tra i momenti più delicati. Le parole di Mollicone, invece, senza troppa delicatezza fanno deflagrare di nuovo la polemica sul rapporto tra il partito della premier e il neofascismo.

 

Riprendono gli attacchi dell'associazione dei familiari delle vittime, tornano a protestare le opposizioni e si arrivano a invocare, da più parti, le dimissioni di Mollicone da presidente della commissione Cultura.

 

Una volta annusata l'aria che si respira intorno all'inquilina di Palazzo Chigi, ieri mattina, l'ordine di scuderia inviato ai parlamentari di Fratelli d'Italia è di non commentare nulla, neppure per difendere il loro collega finito nel mirino del centrosinistra.

 

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