Francesco Olivo per la Stampa
Dietro alla lite tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, sullo sfondo dei biglietti con gli insulti e le riposte seccate, c'è una questione che riguarda Forza Italia. Nel partito azzurro c'è la forte sensazione che la presidente di FdI stia provando a scavalcare Arcore per poter formare un esecutivo più rapidamente e senza troppe scocciature.
C'è chi lo dice in forma soft, «si sta insinuando nelle nostre dinamiche interne», e chi invece è più diretto: «La signora Meloni vuole spaccare Forza Italia e fare fuori Berlusconi, per fare il suo governo», dice Gianfranco Miccichè, che al Senato è stato uno dei protagonisti della decisione di non votare Ignazio La Russa.
Alla base di questi veleni c'è una spaccatura sempre più acuta tra Antonio Tajani e Licia Ronzulli. Il primo ha trovato un dialogo proficuo con la premier in pectore e sarà con ogni probabilità Ministro degli Esteri, la seconda è stata, al contrario, oggetto di un veto che ha molto indignato Berlusconi. L'ex presidente del Parlamento europeo, probabile futuro ministro degli Esteri, non ha condiviso lo strappo del Senato e, rompendo una consuetudine antica, non era presente agli incontri tra Berlusconi e gli alleati. Le ingerenze di Meloni si sarebbero spinte fino a suggerire al Cavaliere di confermare il capogruppo di Forza Italia alla Camera Paolo Barelli, «gli ha detto che con Francesco Lollobrigida lavora benissimo», confida un dirigente azzurro.
Berlusconi è, come capita spesso, tra due fuochi. Da una parte c'è chi gli chiede di reagire alle presunte umiliazioni subite dalla destra e dall'altra chi spinge per ritrovare il dialogo con la giovane alleata. Da una parte c'è Fedele Confalonieri («serve più rispetto per te», gli dice) e dall'altra Gianni Letta e, si racconta, anche il figlio Piersilvio.
Il sospetto dell'area più vicina alla capa della segreteria del Cavaliere è che Fratelli d'Italia, per superare gli ostacoli nelle trattative, stia costruendo qualche manovra parlamentare. Il fatto che i centristi di Noi moderati stiano lavorando per formare i gruppi alla Camera e al Senato, con l'attiva collaborazione di Fratelli d'Italia, ha alimentato interpretazioni maliziose, «è il contenitore pronto a ospitare i prossimi fuoriusciti», si sfoga un dirigente.
La partita va molto al di là del sostegno al governo Meloni, ma riguarda il futuro del movimento. Licia Ronzulli, se il veto alla sua presenza nel consiglio dei ministri, venisse confermata, potrebbe diventare la capogruppo al Senato e da lì prendersi il partito, da coordinatrice lombarda a coordinatrice nazionale, l'attuale carica ricoperta da Tajani.
Per capire chi comanderà in Forza Italia, sarà decisivo osservare la nomina dei capigruppo.
Tajani ha chiesto la proroga di Paolo Barelli e Annamaria Bernini, almeno fino alla formazione del governo. Ad Arcore però si fanno altri ragionamenti: alla Camera potrebbero andare Alessandro Cattaneo o Giorgio Mulè e al Senato, come detto, la stessa Ronzulli. In Forza Italia storicamente il capogruppo non viene votato, ma indicato direttamente dal presidente, quindi chi vincerà questo braccio di ferro potrà dire di avere un'opzione solida sul futuro.
TAJANI SALVINI MELONI LETTA CALENDA A CERNOBBIO
La spaccatura tra Tajani e Ronzulli non nasce oggi: i due plenipotenziari del partito da tempo non marciano più uniti. Insieme hanno gestito i passaggi più delicati degli ultimi anni: la nascita nel governo Draghi, la dissidenza interna dei ministri, sfociata nell'addio al partito, la candidatura di Berlusconi al Quirinale e la mossa di andare a elezioni anticipate. Dalla formazione delle liste elettorali però il rapporto si incrina, Tajani viene accusato di spingere in maniera eccessiva per i suoi.
Gli alleati del centrodestra ricordano come le trattative sui collegi si bloccarono per trovare un posto al sottosegretario all'Agricoltura Francesco Battistoni, viterbese paracadutato ad Ascoli Piceno, a discapito dei politici locali, suscitando l'ira di La Russa: «Ma chi è questo Batistuta?».
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