1. RE GIORGIO: “SOLO IL ‘FATTO’ CREDE ALLA RIDICOLA PANZANA DEL PATTO CON BERLUSCONI” 2. GRILLO: “NAPOLITANO? E’ STATO ELETTO DA BERLUSCONI PER FERMARCI IN OGNI MODO” 3. TUTTA COLPA DELLA PITONESSA SANTANCHÉ CHE AVEVA LANCIATO L’ACCUSA DI TRADIMENTO A RE GIORGIO MA NESSUN GIORNALONE SI PRENDE LA BRIGA DI APPROFONDIRE! 3. NEL PDL PARLANO DI “PATTO VIOLATO”: "NAPOLITANO AVEVA PROMESSO LA GRAZIA MOTU PROPRIO". C’È STATO UN ACCORDO? DI CERTO I VOTI PDL DECISIVI PER LA RIELEZIONE 4. DOMENICA DOPO L’INVETTIVA DELLA SANTANCHÉ SI ACCENDE LA LINEA ROSSA DEL COLLE CON SCHIFANI (IL VERO CAPO DEI GOVERNATIVI PDL): PITONESSA SUBITO SCONFESSATA 4. IL “CORRIERE” DEL COLLE SCHIERA IN PRIMA PAGINA IL CORAZZIERE AINIS CHE MENA MONTI, BERSANI, I GRILLINI E TUTTI QUELLI CHE OSANO CRITICARE LA MONARCHIA QUIRINALE

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1 - RE GIORGIO ATTACKS: "SOLO IL ‘FATTO' CREDE ALLA RIDICOLA PANZANA DEL PATTO TRADITO CON BERLUSCONI"
"Solo il Fatto Quotidiano crede alle ridicole panzane come quella del 'patto tradito' dal Presidente Napolitano. La posizione del Presidente in materia di provvedimenti di clemenza è stata a suo tempo espressa con la massima chiarezza e precisione nella dichiarazione del 13 agosto scorso".

MERKEL BERLUSCONI NAPOLITANOMERKEL BERLUSCONI NAPOLITANO

Così l'ufficio stampa del Quirinale, in merito a quanto riportato dal quotidiano diretto da Antonio Padellaro, che ieri in prima pagina ha dato spazio a un articolo che racconta come, a detta dei falchi del Pdl, il Capo dello Stato avesse promesso la grazia a Silvio Berlusconi.

Ma su Napolitano si registra un nuovo, duro post di Beppe Grillo, che annunciando il terzo V-Day, a Genova il primo dicembre, in un passaggio attacca il Quirinale: "Il M5S poteva cambiare l'Italia e risparmiarci questa lenta agonia. Gli è stato impedito in ogni modo. Per la prima volta nella storia repubblicana un presidente si è fatto rieleggere una seconda volta dopo aver ripetutamente negato di volerlo fare. Napolitano è stato eletto da Berlusconi di cui ovviamente sapeva ogni pendenza giudiziaria, ma per il Sistema qualunque compromesso (sordido?) è meglio del cambiamento".

NAPOLITANO E TESTA BERLUSCONINAPOLITANO E TESTA BERLUSCONI

2. GRILLO: "NAPOLITANO? E' STATO ELETTO DA BERLUSCONI"
Da www.repubblica.it

Beppe Grillo suona la carica e annuncia che tornerà in piazza con il "Vaffa-day", vero marchio di fabbrica del Movimento, dal cui successo è nato l'M5s. "Segnatevi questa data", esordisce Grillo nell'ultimo post del suo blog, fissando l'appuntamento per domenica primo dicembre 2013. "Vogliamo vincere le prossime elezioni, a iniziare da quelle europee - scrive -. La prossima volta per impedirci di andare al governo dovranno mandare i carri armati". Il leader 5 stelle stavolta lancerà le sue invettive da piazza della Vittoria a Genova.

BERLUSCONI BERTINOTTI MARINI NAPOLITANOBERLUSCONI BERTINOTTI MARINI NAPOLITANO

"Ci fermano solo con i carri armati". "Non abbiamo scelta" scrive Grillo nel post. "Dobbiamo andare oltre. Andare al governo e liberarci di questi incapaci predatori che hanno spolpato l'Italia negli ultimi vent'anni. La prossima volta per impedirci di andare al governo dovranno mandare i carri armati". Secondo il leader 5 stelle, il suo Movimento ha avuto la grande possibilità di cambiare l'Italia. Ma qualcuno glielo ha impedito. "Poteva essere eletto Rodotà, proposto dal m5s, ma era troppo pericoloso. E, dopo le elezioni, giornali e televisioni hanno usato ogni possibile accusa e diffamazione contro i 'grillini', come in tempo in guerra, senza scrupoli, con un bombardamento mediatico mai visto prima".

"Hanno fatto blocco unico per eliminarci". Il risultato è stato il governo delle larghe intese. "Siamo stati i più votati - scrive Grillo -. Per bloccarci hanno tradito il voto degli elettori formando questo esecutivo. Per eliminarci dalle decisioni parlamentari - prosegue - hanno fatto un blocco unico, governo e opposizione. Stesse facce, stesse razze". Una situazione paradossale, secondo il leader del Movimento, in cui i partiti che alle elezioni erano alleati di Pd e Pdl ora si ritrovano all'opposizione. "Il tutto è ridicolo - attacca Grillo - se non fossimo di fronte alla negazione completa della democrazia e all'annullamento della volontà dell'elettore".

BEPPE GRILLO AL QUIRINALEBEPPE GRILLO AL QUIRINALE BEPPE GRILLO E CASALEGGIO AL QUIRINALEBEPPE GRILLO E CASALEGGIO AL QUIRINALE

"Napolitano eletto da Berlusconi". Il principale colpevole del mancato cambiamento secondo Grillo, è ancora una volta il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Lo ha eletto Berlusconi - scrive Grillo sul suo blog -. Per la prima volta nella storia repubblicana un presidente si è fatto rieleggere una seconda volta dopo aver ripetutamente negato di volerlo fare".

Stefano RodotaStefano Rodota

Ma sarà un V-day diverso dai due precedenti, del 2007 e del 2008. Grillo si presenterà per la prima volta nella piazza che ospita il "Vaffa-day" come leader di un gruppo presente in Parlamento, che ha a disposizione gli strumenti per cercare di cambiare le cose dall'interno. Il primo V-day si tenne a Bologna, l'8 settembre 2007. "Raccogliemmo 350.000 firme per cambiare la legge elettorale" ricorda Grillo, "ma nessuno ritenne di discuterla, né il pdl né il pdmenoelle che la lasciarono decadere dopo due legislature". Una seconda manifestazione fu organizzata a Torino il 25 aprile del 2008 "per un'informazione libera senza finanziamenti pubblici e senza l'ingerenza dei partiti". In quell'occasione furono raccolte un milione e 400 mila firme, ma ancora una volta, recrimina Grillo, "nessuno ritenne di ascoltare i cittadini".

LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI CICCHITTO SANTANCHELA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI CICCHITTO SANTANCHE

3. IL PATTO CON RE GIORGIO? SILVIO GRAZIATO A PRESCINDERE
Fabrizio d`Esposito per "Il Fatto Quotidiano"

Domenica scorsa, dopo la sua performance anti-monarchica (nel senso di Re Giorgio) su Raiuno, Daniela Santanchè ha sentito almeno tre volte Silvio Berlusconi per telefono. Ancora una volta, la Pitonessa ha incarnato la "falchitudine" compressa del Cavaliere, che in privato da tempo ripete cose ben peggiori e irriferibili sull`unico capo dello Stato riconfermato al Colle nella storia della Repubblica.

Renato BrunettaRenato Brunetta

Almeno così raccontano dalla corte di B. che fa avanti e indietro tra Villa San Martino ad Arcore e Palazzo Grazioli a Roma. E la Santanchè, sulla rete di maggiore ascolto della tv pubblica, ha ripetuto un concetto chiave degli sfoghi del Condannato: "Napolitano ha tradito il patto. Non c`è stata la pacificazione promessa. Ho votato Napolitano ma non lo rifarei". I quotidiani della grande stampa borghese, come si diceva una volta, hanno accolto quest`accusa con imbarazzo evidente, mimetizzandola o nascondendola per non turbare il Supremo Lettore del Quirinale.

Fabrizio Cicchitto intervistatoFabrizio Cicchitto intervistato

Il quale, raccontano sempre dalla corte di B, subito dopo l`attacco della Pitonessa avrebbe telefonato a Renato Schifani, capogruppo del Pdl al Senato, per "invitarlo" a una condanna senza se e senza ma della "sconsiderata accusa". A sua volta, poi, Schifani si sarebbe messo in contatto con l`altro Renato capogruppo, Brunetta, e Fabrizio Cicchitto per coordinare l`isolamento della Pitonessa. Ma qual è il patto tradito, in concreto? I falchi che raccolgono le confidenze di B. non hanno dubbi: "Napolitano aveva promesso la grazia motu proprio per la condanna di Mediaset".

LORENZIN E QUAGLIARIELLO MANGIANO IL GELATO FOTO LAPRESSELORENZIN E QUAGLIARIELLO MANGIANO IL GELATO FOTO LAPRESSE

Testuale. Diversa, invece, la versione accreditata dal Quirinale e raccolta dal Fatto: "Berlusconi voleva una sorta di perdono generale per il suo ruolo di leader in questo ventennio". In ogni caso, ieri la Santanchè è ritornata sul luogo del delitto: "Non ho mancato di rispetto a nessuno nel dire che il presidente Napolitano ha tradito la pacificazione tra i partiti. Anche l`ultimo episodio della nomina dei senatori a vita, con la scelta di quattro personalità dell`area del centrosinistra, dimostra un atteggiamento di giocatore, più che di arbitro. Vorrei che il capo dello Stato giocasse non per una squadra ma per la tutta la nazione".

Franceschini, Quagliariello e LettaFranceschini, Quagliariello e Letta

Segno che il "tradimento" di Napolitano va di pari passo con la decadenza di Berlusconi. Una settimana fa, anche Sandro Bondi, altro falco di rango, ha messo in discussione l`onnipresenza e l`onnipotenza di Re Giorgio. Ed è questo, solo questo, il recinto in cui si consumerà la scissione del Pdl. L`asse ritrovato tra Casini, liberatosi di Monti, e Alfano, tramite il ministro Mauro, viene così riassunto da un tweet di Gianfranco Rotondi, lealista: "Quagliariello spiega che B. resta leader solo se comanda Alfano e lui resta al governo. Manca la richiesta di una quota di Mediaset". In un`intervista, infatti, il ministro delle Riforme nonché guru delle colombe del Pdl ha spiegato che "i falchi non hanno i numeri, inutile minacciare la crisi sulla legge di stabilità".

Pierferdinando Casini e Mauro LibePierferdinando Casini e Mauro Libe

A rispondergli, duramente, è stata la sua compagna di partito Cinzia Bonfrisco, che lo ha chiamato "apprendistra stregone di formule paleo-politiche" e "dottor Stranamore del centrismo". E così, d`incanto, in difesa di Quagliariello, sono risorti i famigerati 24 senatori già "traditori" sulla fiducia del 2 ottobre.

Tra essi: Formigoni, Sacconi, Augello, Giovanardi, Compagna e Viceconte. Di fatto un gruppo autonomo da quello del Pdl. Ritornello: "Stop ad attacchi distruttivi". Fino a quando, allora, il Cavaliere farà da scudo a questa finta unità del suo partito? Le due fazioni continuano a marciare in direzioni opposte. E il ritorno di Casini ha alzato di nuovo il livello della tensione.

Ministro Mario MauroMinistro Mario Mauro

Per i falchi, "Alfano, Casini e Mauro vogliono fregare il presidente promettendogli che la decadenza si voterà nel 2014, a gennaio se non febbraio". La conferma dallo stesso leader dell`Udc: "Sulla decadenza, il Senato attenda la definizione dell`interdizione da parte della Cassazione". Ieri, il Giornale ha pubblicato un`intervista al lealista Saverio Romano, "Anche nel Pdl c`è chi trama per una nuova Dc", con questo distico: "Ecco ampi stralci dell`intervista concessa da Saverio Romano alla Stampa, che si è rifiutata di pubblicarla". Al Fatto risulta che l`articolo è saltato solo per motivi di spazio, ma "la sindrome da censura" è la spia che lo scontro tra lealisti e colombe ha superato il punto di non ritorno e investe anche i media.

4 - QUELLE CRITICHE AL QUIRINALE
Michele Ainis per "Il Corriere della Sera"


Lo chiamano re Giorgio, ma lui non si è mai messo una corona sulla testa. Del resto nel 2006 fu eletto a stretta maggioranza, con mezzo Parlamento chiuso in un silenzio ostile all'atto della sua proclamazione. Poi, nel 2013, è stato rieletto attraverso un plebiscito, anche dalla destra che sette anni prima non lo aveva votato. Perché tutti i partiti, a eccezione dei grillini, gli chiesero d'offrirsi per un secondo incarico. E tutti ne applaudirono il discorso d'investitura, mentre lui ne rampognava l'egotismo, l'inconcludenza, la miopia politica.

Michele AinisMichele Ainis

Ma che è successo in questi pochi mesi? Dopo le sue disavventure giudiziarie, il leader della destra (Berlusconi) mormora a denti stretti che non se ne fida, dunque che l'uomo è infido. Quello della sinistra (Renzi) dichiara a denti larghi che il presidente-re non può imporre ai partiti alcun diktat. L'ex leader dell'ex centro (Monti) prende cappello contro l'accondiscendenza nei riguardi del governo, quindi contro il Quirinale che benedice quel governo.

E il Movimento 5 Stelle sibila perfino minacce d'impeachment , non si sa per quale misfatto costituzionale. Nel frattempo la Corte d'assise di Palermo lo chiama a deporre come teste, un fatto pressoché inedito. Anche a prezzo di qualche contorsione logica: l'uomo del Colle non potrà rispondere sugli affari del Colle, perché così ha stabilito la Consulta; però dovrà rispondere sui suoi rapporti con il consigliere giuridico del Colle, come se in questo caso fossero in gioco rapporti domestici o condominiali.

Bruno Manfellotto e Michele AinisBruno Manfellotto e Michele Ainis

Tuttavia nessuno mena scandalo, nemmeno chi difese il Quirinale durante la querelle sulle intercettazioni. Lo stesso atteggiamento noncurante o insofferente che d'altronde ha accolto il messaggio presidenziale sulle carceri. Sì, attorno a Napolitano si sta scavando un vuoto. Magari perché i partiti l'avvertono in uscita, pur avendogli appena chiesto di rientrare al Quirinale. Magari dipenderà da vecchie ruggini, per esempio nell'ala di Bersani: eppure non è stato il presidente, è stato Beppe Grillo a opporsi al suo tentativo di governo.

O magari c'è di mezzo Freud, l'esigenza d'uccidere il padre per ottenere un passaporto nel mondo degli adulti. Ma davvero Napolitano ha inaugurato una monarchia repubblicana, davvero ha posto la nostra democrazia sotto tutela? È un'accusa che risuona da un paio d'anni, da quando le larghe intese governano l'Italia. Dimenticando tuttavia che sia il gabinetto Monti, sia il gabinetto Letta hanno riscosso la fiducia in Parlamento, non al Quirinale.

E che entrambe furono soluzioni sgradite ma obbligate: nel primo caso per scongiurare la bancarotta economica, con lo spread a quota 500; nel secondo caso per evitare la bancarotta politica, con due elezioni nel giro di due mesi.

MICHELE AINISMICHELE AINIS

In realtà l'unico potere dispiegato senza risparmio da Napolitano è invisibile e leggero come la rugiada. Si chiama moral suasion, persuasione morale: un distillato d'avvertimenti, moniti, richiami. E sempre all'insegna delle riforme, dalla Costituzione alla legge elettorale, dal lavoro alla giustizia.

Siccome però di queste riforme non abbiamo visto neanche l'ombra, l'azione politica di Napolitano ha surrogato l'inazione dei partiti. Che adesso vogliono riprendersi il centro della scena, come no. Ma per riuscirci devono timbrare le riforme, e devono perciò inchinarsi a Napolitano proprio mentre tentano di dargli il benservito. L'estremo paradosso di questa Repubblica incompiuta.

 

 

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