Aspirina per Dagospia
Matteo Renzi gongola per la flessibilità di bilancio riconosciuta dalla Commissione UE. Ha avuto facile gioco: il rischio Brexit e l'emergenza costante dei migranti hanno di fatto trasformato i Trattati europei "un tanto al chilo". Si manipolano come il Pongo.
Ma dopo il 23 giugno ci sarà un 24 giugno. Nel senso che se il referendum inglese sulla permanenza nell'Unione europea dovesse vincere la linea di restare, il rigore riacquisterebbe forza. E le furbate del duo Renzi-Padoan verrebbero alla luce.
Come le cosiddette clausole di salvaguardia. Il governo fa finta di dimenticarsene. Eppure, il 1 gennaio del prossimo anno scatterà l'aumento di due punti di Iva. Lo ha deciso il governo di Enrico Letta per dare copertura finanziaria ai mancati risparmi della spending review di Carlo Cottarelli.
Renzi continua a rinviare gli aumenti di anno in anno; ma sono sempre lì. Così, per evitarli, Padoan si deve inventare tagli per 15 miliardi. A questi poi bisogna aggiungere i tagli dell'Irpef ordinati da Renzi. Almeno altri 6/7 miliardi.
Matteo li vuol promettere pubblicamente prima del referendum costituzionale, insieme alle 80 euro ai pensionati. Cerca di "comprare" il sì al referendum con l'Irpef e con la mancetta ai vecchietti.
Bruxelles, però, dopo il 23 giugno (a seconda di come la consultazione inglese) avrà un altro atteggiamento. E, paradossalmente, il futuro politico del premier cazzone dipende più da Bruxelles che dai comitati per il no...