1 – L'AZZARDO DI RENZI "DRAGHI O CONTE? STESSE POSSIBILITÀ"
Fabio Martini per “La Stampa”
Una lunga domenica consumata in telefonate, contatti, sms, whatsapp, ordini e contrordini, alla fine Matteo Renzi si rilassa e ad uno dei suoi parlamentari che sul far della sera lo chiama per chiedergli le percentuali sulle ipotesi in campo, lui risponde così: «Cinquanta e cinquanta! Cinquanta per il Conte ter e cinquanta per il Draghi 1».
L'altro, stupito di scoprire un Draghi così alto: «Ma anche se resta Conte, hai la golden share, vinci tu! ». E Renzi, scherzoso: «Vince Italia Viva, perché avremo comunque un governo più forte».
Al diciottesimo giorno di crisi Matteo Renzi è su di giri. Più di quanto non lo fosse quando ha strappato, convincendo le due ministre a dimettersi e assai più dei giorni dell'isolamento, interno ed internazionale. Dice sicuro di sé: «La partita è aperta». In queste ore e in questi giorni Matteo Renzi, con la spavalda e disinvolta spericolatezza che nel Palazzo solo lui possiede, ha tenuto aperti contemporaneamente tre "forni" politici, molto diversi tra loro.
MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME LUKAKU E IBRA
E li ha tenuti aperti, con una originale capacità di interlocuzione: ha parlato con tutti i possibili "clienti", nessuno escluso. Ha parlato con Giuseppe Conte e con Matteo Salvini. Con Silvio Berlusconi e con Dario Franceschini. E mercoledì scorso, ha raccontato lui agli amici, ha parlato anche con Mario Draghi.
Ha parlato con tutti, lavorando con la stessa lena sui tre scenari possibili: il governo politico nella versione Conte, il governo politico a guida Pd o Cinque stelle, il governo "istituzionale" a guida Draghi. Nel corso delle ultime 48 ore. Renzi si è convinto che il campo sia «ristretto a due sole ipotesi»: Conte 3 o Draghi 1. Si è perso per strada l'esecutivo guidato da una personalità politica dei Cinque stelle (Fico, Di Maio, Patuanelli) o del Pd (Franceschini è stato l'unico veramente in campo).
Per questa ragione Renzi ha macinato contatti e pressioni anzitutto sul governo Draghi, che continua ad essere la sua opzione preferita. Ma non un governo istituzionale, come si continua a ripetere. Ma un "Draghi politico". Renzi pensa che, lavorandoci, un governo con quella guida potrebbe contare sui voti favorevoli dell'attuale maggioranza, decurtata di un gruppo di grillini, ma col sì di Forza Italia e l'astensione della Lega di Salvini, libera di «misurarsi la palla», votando a favore o contro, a seconda dei provvedimenti.
Un prodotto di laboratorio? Una suggestione priva di reale sostegno partitico? Nella sua "versatilità" Renzi si è dedicato anche al Conte 3. Ha gradito la mossa dell'esploratore Fico di aprire un tavolo programmatico. Un escamotage che, nelle intenzioni del presidente della Camera, si propone un obiettivo soprattutto di immagine: far sedere allo stesso tavolo i tre partiti filo-Conte (Cinque stelle, Pd e Leu), i Responsabili e Italia Viva.
ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE
In altre parole: la prima foto di gruppo. Una procedura soft che Renzi ha gradito: avrà altre 24 ore per preparare la risposta alla domanda clou: siete favorevoli o contrari ad un incarico a Conte? Ieri il capo di Italia Viva ha buttato giù i punti chiave del documento che i renziani presenteranno oggi nella riunione convocata da Fico.
Da quel che trapela il dossier sul quale Italia Viva non farà sconti è quello della giustizia. Tema che sta sinceramente a cuore a Renzi, ma soprattutto tema che potrebbe fare la differenza tra i due governi Conte. Tema che consentirà di tenere aperta la partita-premier. In ogni caso il destino del Guardasigilli Alfonso Bonafede è segnato. In queste ore si attribuiscono a Renzi veti in diverse direzioni.
Troppo prematuri per essere veri ed esigibili, notano al Pd. È invece vero che Renzi, nei contatti informali, ha fatto conoscere i suoi desiderata per gli eventuali ministeri per Italia Viva. Sono quattro (per averne due o tre) le caselle puntate da Renzi: Sviluppo economico, Pubblica istruzione, Infrastrutture e trasporti, Agricoltura. Veti? L'ex rottamatore ha espresso critiche al factotum Domenico Arcuri, commissario per l'emergenza Covid, mentre sa che sul ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, a dispetto degli spin messi in giro, il Pd è pronto a far quadrato.
2 – CONTE RESTA IN BILICO RENZI ALZA LA POSTA: VIA ANCHE BENASSI
Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
A questo punto restano due strade, secondo Matteo Renzi. La prima è un nuovo esecutivo di Giuseppe Conte. La seconda un governo istituzionale, che finirebbe per essere inevitabilmente guidato da Mario Draghi. I due scenari sono «entrambi al 50%», profetizza con i suoi.
A lui spetta decidere sul destino della prima opzione, quella del "ter". E lo farà, promette, in base al risultato del tavolo programmatico. Ma solo se il premier dimissionario accetterà di sacrificare molti dei suoi uomini. Un esempio è Piero Benassi, l' ambasciatore appena scelto come sottosegretario con delega ai Servizi, che il leader di Iv proporrà di sostuire con il dem Enrico Borghi.
C' è il tavolo programmatico che si apre oggi con Roberto Fico, dunque. E c' è quello politico dei leader di maggioranza. Nel tardo pomeriggio di ieri, su input di Renzi, provano a organizzare un summit notturno. Zingaretti resiste, ha dubbi. Si preferisce rinviare a oggi, se dovesse andare bene l' incontro sul programma. Servirà, eventualente, a sondare nomi e squadra di "ter".
Ma soprattutto, a leggere le carte di chi ha provocato la crisi. E le carte del leader di Rignano sono presto scoperte. Anche se fa di tutto per logorare Conte, Renzi giura in privato di non partire da un veto pregiudiziale. «Sono laicissimo », è la linea. In astratto, sarebbe disposto a sostenere il "ter". A patto, però, che «mi accontentino».
E in questa richiesta mette dentro di tutto. Mette dentro la testa di Alfonso Bonafede. La richiesta di sostituire Benassi, troppo vicino al premier.
giuseppe conte alfonso bonafede
Una nuova legge sulla prescrizione e un nuovo Guardasigilli garantista. Una diversa governance del Recovery e progetti riscritti da capo. Garanzie sulle infrastrutture. Riforme istituzionali che ridimensionino la legge elettorale proporzionale. E pure una nuova gestione del piano vaccini, da sfilare a Domenico Arcuri. In cambio, potrebbe cedere sul Mes, che comunque porterà al tavolo.
È un filo sottilissimo. Ci camminano sopra i leader, sapendo che a Renzi basta un soffio per buttare giù tutti e per cercare di far nascere un governo Draghi. Quando ne parla con ambasciatori dem, auto-elogia il suo «capolavoro politico» e lo «straordinario segnale dell' Italia a livello internazionale». Lo sosterrebbero di certo Pd, Iv, Forza Italia.
Si asterrebbe Salvini, forse Meloni.
mario draghi al meeting di rimini 5
Quando ai cinquestelle, tutto è possibile: non voto, oppure un sì con delle defezioni. Ma poi, ma dopo? Quale sarebbe il prezzo pagato da tutti, e quindi anche da Iv, alla stagione dei tecnici? Di certo non è l' opzione preferita dal Pd, che infatti si attrezza per evitarla. Ben sapendo, però, che il Colle non può far votare subito un Paese in pandemia, e che dunque la strada di un esecutivo istituzionale sarebbe segnata, in caso di fallimento di Conte.
Al Nazareno immaginano però di rilanciare con una figura diversa, a quel punto, come l' ex presidente Istat ed ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini. Ma sono solo mosse tattiche, se davvero sul campo dovesse emergere Draghi.
Lo sa Conte, che infatti è preoccupato. E che non resta immobile. I canali di mediazione sono sempre attivi. Parla con Ettore Rosato e Teresa Bellanova, mentre Dario Franceschini media con tutti. E pesano anche altri mondi. Ambienti del Coni, ad esempio, pare spingano per Maria Elena Boschi - un' altra che si prodiga per un' intesa - al posto di Vincenzo Spadafora allo Sport.
LA STORIA CONTRO RENZI PUBBLICATA NEL PROFILO UFFICIALE DI GIUSEPPE CONTE
Altro discorso è immaginare che si spacchi Italia Viva: lo pronosticano in molti, nel Pd, ma Renzi è convinto che non accadrà. E comunque, dice, anche con due senatori "costruttori" in più il Conte ter non nascerebbe.
Chi rischia di spaccarsi di fronte alle richieste del leader di Iv sono proprio i cinquestelle. I quali dovrebbero ingoiare la retrocessione di Bonafede, la sostituzione di Lucia Azzolina, l' immagine di un premier commissariato. Troppo? Di certo è forte il sospetto che l' obiettivo di Renzi sia proprio quello di costringere Conte a farsi da parte da solo. Per impraticabilità del campo.