LA RESA DEL CONTE: "LA TAV NON SI FARÀ PIÙ" - IL PREMIER CEDE AL PRESSING DEL M5S E SFIDA LA LEGA (LO STOP PUO' COSTARE TRA PENALI E RISARCIMENTI FINO A 2 MLD DI EURO) - I VERTICI GRILLINI, SPAVENTATI DAI SONDAGGI PUNTANO A SACRIFICARE L' ALTA VELOCITÀ PER FAR DIGERIRE ALLA BASE PENTASTELLATA IL SÌ AL TAP - TRUMP HA, INFATTI, CHIESTO DI GARANTIRE IL PROSEGUIMENTO DEL GASDOTTO E CONTE LO RASSICURA…

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conte salvini di maio conte salvini di maio

Ilario Lombardo per la Stampa

 

Sulla scrivania di Giuseppe Conte, c' è un dossier che il premier ha letto e riletto negli ultimi giorni, prima di caricarsi anche pubblicamente una decisione che ormai è presa: la Tav non si farà più.

 

È una scelta quasi obbligata per il M5S che vive con disagio le proteste degli attivisti locali che fino alle elezioni del 4 marzo erano l' avanguardia territoriale dei grillini contro le grandi opere e che ora si sentono traditi, travolti dalle voci di un ripensamento nel M5S di governo. E siccome nulla succede a caso, secondo un sondaggio piovuto sul tavolo dei vertici e degli strateghi del M5S, l' Ilva, il Tav e la Tap potrebbero costare una buona fetta di consenso. Così, l' alta velocità Torino-Lione verrebbe sacrificata anche per indorare l' ok al Tap, il gasdotto che dovrebbe adagiarsi sulle spiagge pugliesi che è già costato dolenti ferite alla ministra del Sud, la grillina Barbara Lezzi per le forti contestazioni subite.

grillo no tav grillo no tav

 

Anche dalla Val di Susa si è alzata la protesta che ha investito il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, appena ha solo accennato alla volontà di «migliorare» la Tav invece di confermare la chiusura del tunnel promesso alle valli diventate bacino di voti del M5S.

 

Luigi Di Maio non può permettersi di liquidare entrambe le promesse elettorali, figlie di campagne identitarie per i grillini. Il post in cui tre giorni fa Toninelli annunciava un veto su qualsiasi ulteriore firma «ai fini dell' avanzamento dell' opera» è stato un avvertimento e un primo segnale. Rivolto anche all' alleato di governo, la Lega, che invece è una grande sostenitrice della Tav e che sembra all' oscuro delle intenzioni dei ministri grillini maturate nel corso di colloqui con il presidente del Consiglio. Conte è pronto ad abbracciare il piano di Di Maio e Toninelli che ha un obiettivo chiaro, la chiusura della tratta piemontese dell' alta velocità, nascosto dietro a una dichiarazione di intenti più fumosa che parla di «ridiscutere integralmente l' infrastruttura», esattamente quello che c' è scritto nel contratto di governo, e che per i grillini può essere interpretato anche in maniera radicale.

 

giuseppe conte 1 giuseppe conte 1

Il viaggio a Washington Ma c' è anche una ragione più pragmatica e opportunistica dietro la decisione condivisa tra Palazzo Chigi e i vertici del M5S.

 

Ci sono contratti internazionali che rendono impossibile o quasi bloccare il Tap. Vincoli che invece non peserebbero sulla Tav.

 

cantiere tav cantiere tav

Conte, da buon avvocato, esperto di arbitrati, ha capito che sul gasdotto c' è poco da fare, se non qualche modifica, spostando magari l' approdo su un altro sito come chiede il governatore pugliese Michele Emiliano. D' accordo con Di Maio, il premier ne parlerà a Donald Trump, lunedì, durante la visita alla Casa Bianca, rassicurando così l' amministrazione americana che ha chiesto di garantire il proseguimento dell' opera, sulla quale si sono esposti anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi.

 

mattarella e conte mattarella e conte

L' accordo con la Francia La Tav invece è protetta da un accordo con la Francia ratificato dal Parlamento che, secondo Palazzo Chigi e il ministero dei Trasporti, può essere stracciato attraverso una legge e un altro voto alle Camere, sempre che la maggioranza regga e la Lega non si sfili. L' uscita improvvisa di Toninelli era stata interpretata dal Carroccio solo come la volontà di alzare la posta con i francesi e strappare un maggiore risparmio sul fronte italiano.

 

trump trump

A oggi i finanziamenti sono così divisi: 40% dall' Europa, 35% a carico dell' Italia e 25% dalla Francia, nonostante il grosso della tratta internazionale sia sul loro territorio dove i lavori sono più avanzati. Dalla parte italiana siamo ancora fermi al foro pilota e secondo i ministri grillini si tratterebbe "solo" di restituire i fondi all' Europa (800 milioni di euro) senza penali. I contatti con i francesi sono continui, ma la parte grillina del governo è decisa ad andare avanti anche a costo di scontri diplomatici con Parigi con conseguente richiesta di risarcimenti.

 

Il no definitivo è previsto per il prossimo autunno, tra ottobre e novembre, quando si concluderà l' analisi costi-benefici, inclusi quelli ambientali. Ma il destino dell' Alta velocità piemontese si incrocia anche con la partita delle nomine in corso in queste ore. Telt, la società responsabile della realizzazione della Torino-Lione, è per il 50% in mano allo Stato francese e per il restante 50% controllata da Ferrovie, i cui vertici sono stati azzerati da Toninelli l' altro ieri.

mattarella e giuseppe conte mattarella e giuseppe conte conte e mattarella conte e mattarella

 

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