RIMPASTO SOTTO L’OMBRELLONE - APPENA SI CHIUDE LA PARTITA EUROPEA, RENZI RIMETTERÀ MANO AL GOVERNO: ALFANO ALLA FARNESINA, MINNITI AL VIMINALE - INCOGNITA LUPI: SE MOLLA LE INFRASTRUTTURE AL SUO POSTO VA LOTTI

Il risiko nelle caselle dell’esecutivo si aprirebbe a luglio nel caso in cui la Mogherini sia nominata ‘ministro degli esteri’ Ue - Renzi vuole tenere conto dei nuovi rapporti di forza nella maggioranza usando come metro il voto delle Europee. A tremare, ovviamente, sono i centristi di ogni colore: montiani, Udc e Ncd…

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Francesco Bei per ‘La Repubblica’

 

La prima tessera del domino, a meno di sorprese sempre possibili in arrivo da Bruxelles, sta per cadere. E con essa ne verranno giù altre, in quello che si annuncia — con un vocabolo che Matteo Renzi aborre — come il primo «rimpasto» del governo. «Scatta nelle prossime settimane - confida un renziano - lo stiamo aspettando tutti». A luglio. Lo sparo lo darà la nomina di Federica Mogherini a “ministro degli Esteri” Ue.
 

Federica Mogherini Federica Mogherini

Sarà quello l’innesco che il premier utilizzerà per rimettere mano alla squadra. E riallineare la rappresentanza ministeriale all’effettivo peso politico di ciascun partner, usando come metro il voto delle Europee. A tremare, ovviamente, sono i centristi di ogni colore, dai montiani di Scelta Civica all’Udc, fino al Nuovo centrodestra di Alfano. «Tutti dovranno rinunciare a qualcosa». Salvo il Pd, s’intende.

 

Ma al leader Ndc, che Renzi considera comunque un alleato affidabile, sarà riservato un trattamento di riguardo. Non foss’altro perché i voti degli alfaniani sono necessari per far passare al Senato le riforme. Il premier, in cerca di una collocazione adeguata, sta meditando di chiedergli un trasloco dal Viminale alla fortezza di travertino affacciata sul Tevere: la Farnesina. Un ministero altrettanto importante ma politicamente meno esposto, considerato anche l’iper-attivismo di Renzi in politica estera.
 

MOGHERINI ARAFAT MOGHERINI ARAFAT

Tolto un peso massimo, molto altro potrebbe cambiare nel governo. Al posto lasciato libero di Alfano andrebbe infatti Marco Minniti, attuale sottosegretario con delega ai Servizi e consolidata esperienza nel mondo della sicurezza. Ma le novità per Ncd non sono finite qui. Perché da tempo Renzi ha messo gli occhi sul ministero delle Infrastrutture, una casella che considera essenziale, insieme a quella dell’Istruzione, per la «seconda fase» del suo governo. Spiega una fonte molto vicina al premier: «Nei primi 100 giorni ci siamo concentrati su Lavoro, Pubblica amministrazione e Riforme. I prossimi obiettivi di Renzi sono l’educazione e le infrastrutture. E in quei ministeri occorrono persone che viaggino sulla sua stessa lunghezza d’onda».
 

maurizio lupi pennarello argento maurizio lupi pennarello argento

Il problema di Maurizio Lupi si lega alla sua elezione a Strasburgo. Il ministro ha a disposizione fino al 30 giugno per decidere se restare a Roma oppure dimettersi e optare per Bruxelles. In quel caso passerebbe a occuparsi a tempo pieno del partito, puntando a strutturarlo davvero sul territorio.

 

Dall’Ncd raccontano tuttavia che Lupi preferirebbe restare al ministero di Porta Pia, anche se «si rende conto che il partito ha bisogno di essere rilanciato». Della scelta tra Roma e Bruxelles Lupi ha discusso a lungo con Angelino Alfano in una riunione ristretta al Viminale mercoledì scorso, senza però arrivare a una decisione. E se alla fine Lupi scegliesse convinto o costretto - Strasburgo, a chi Renzi vorrebbe affidare quella casella delicatissima?

LUCA LOTTI LUCA LOTTI

 

Il gossip Pd indica nel sottosegretario Luca Lotti, fidato braccio destro del premier, il prescelto. Ma lo stesso Lotti potrebbe restare al suo posto a palazzo Chigi assommando tra le sue deleghe anche quella ai Servizi ora di Minniti. Il risiko renziano non si ferma qui. Se è vero che la scuola è l’altro pallino fisso di Renzi, a tremare è la poltrona del ministro Stefania Giannini, reduce dalla liquefazione di Scelta Civica. Alla sostituzione tout court il premier potrebbe preferire una soluzione innovativa, come il ripristino del vecchio ministero della Pubblica Istruzione.

 

ROBERTO REGGI ROBERTO REGGI

Dallo spacchettamento del mostro Miur uscirebbero quindi fuori due ministeri, quello dell’Università, che resterebbe all’ex rettore di Perugia Giannini, e quella dell’Istruzione, affidato alle cure del democratico Roberto Reggi, ex sindaco di Piacenza e coordinatore della campagna per le primarie di Renzi. Un fedelissimo dunque, come Lotti. L’ultima pedina che potrebbe saltare è quella del ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, che ha in mano la partita strategica dell’Expo. Il suo difetto sarebbe quello di essere ancora troppo bersaniano, non allineato al nuovo corso del Nazareno.
 

In ogni caso, sempre che l’operazione Mogherini non salti del tutto (da Ypres rimbalza infatti la voce di un ritorno di Enrico Letta nel toto nomine europee), i tempi non saranno così brevi. Anche perché l’indicazione formale dei nuovi commissari scatterà dal prossimo novembre. Senza contare che il ministro Mogherini, insieme a Renzi, dal primo luglio dovrà gestire l’avvio del semestre italiano.

 

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