RIN-DRONATI DAL GOLPE IN TESTA – CHI C’È DIETRO ALLO STRANO ATTENTATO CON I DRONI? MADURO ACCUSA LA COLOMBIA E L’ESTREMA DESTRA, MA L’UNICO A GUADAGNARCI È LUI – MOISES NAIM: “IL PAESE È AL COLLASSO, NON HA IDEE E ALLORA L’UNICA RISPOSTA È QUELLA A UN COLPO DI STATO. CHE SIA UN ATTENTATO O UNA MESSA IN SCENA È UNA MANNA DAL CIELO”

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1 – «ASSALTO CON I DRONI» LO STRANO GOLPE SVENTATO DA MADURO `

Alfredo Spalla per “il Messaggero”

 

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«Hanno provato ad assassinarmi». Le prove ancora scarseggiano, ma Nicolás Maduro sostiene di essere scampato a un golpe con droni esplosivi. Il presunto attacco si verifica nel sabato pomeriggio venezuelano, mentre il Presidente parla sul palco dell' Avenida Bolivar, a Caracas, in occasione dell' 81esimo anniversario della fondazione della Guardia Nacional Bolivariana.

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Dai video dell' evento, trasmesso in diretta, si possono udire alcune esplosioni. Maduro interrompe il suo discorso, guarda al cielo, la regia stacca subito e inquadra un soldato in primo piano. Poco dopo arriva il rompete le righe per i soldati in parata. Maduro viene portato via dalla sicurezza, coperto con giubbotti antiproiettile a fargli da scudo, come mostra un video di Russia Today.

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L' OPERAZIONE

Fin da subito, il governo parla di un «attentato terrorista» e informa di 7 militari feriti dalle esplosioni. Alla cerimonia, secondo i media locali, erano presenti circa 17.000 persone, ma nonostante ciò è difficile stabilire cosa abbia causato gli scoppi.

 

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Ci sono poche immagini e diversi testimoni sostengono di non aver visto volare droni. Un gruppo di opposizione, il Movimiento Nacional Soldados de Franelas, ha rivendicato l' attentato tramite Twitter: «L' operazione era sorvolare (l' area) con 2 droni carichi di C-4, avendo il palco presidenziale come obiettivo, ma due cecchini li hanno abbattuti prima che raggiungessero il bersaglio.

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Abbiamo dimostrato che sono vulnerabili. Non ci siamo riusciti oggi, ma è solo questione di tempo. #MilitariPatrioti». Il profilo si propone di «unire tutti i gruppi di resistenza, a livello nazionale, per lottare contro la dittatura», ma non esistono riscontri affidabili sulla veridicità della rivendicazione.

 

Il governo di Maduro ha identificato i mandanti nell'«estrema destra venezuelana e colombiana», accusando il presidente colombiano Juan Manuel Santos di essere coinvolto in prima persona nell' attentato.

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Da Bogotà fanno sapere che si tratta di accuse «infondate e assurde». Chi ci sarebbe, dunque, dietro il possibile attentato? Alcuni testimoni parlano di una bombola di gas esplosa in un appartamento vicino alla sfilata; altri sostengono che i droni si siano schiantati sulla finestra.

 

L' opposizione venezuelana - ormai ridotta ai margini della vita politica dal regime di Maduro - si chiede «perché il regime abbia catalogato come attentato un fatto di cui non si hanno le prove, accusando subito i venezuelani critici con il governo».

 

LA RICOSTRUZIONE

L' opposizione, riunita sotto la sigla del Frente Amplio Venezuela Libre, avanza velatamente un' altra ipotesi: quella della messinscena. Un' azione «per sviare l' attenzione dai veri problemi come la tragedia umanitaria e la catastrofe economica e sociale», si legge nel comunicato congiunto.

 

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Infine, la denuncia della volontà di voler «inasprire la repressione» approfittandosi dell' accaduto. Le ricostruzioni sono fumose, ma il procuratore generale, Tarek William Saab, ha garantito che i colpevoli sono già stati fermati e che la loro identità sarà rivelata oggi. Pochi capi di Stato - fra cui quelli di Nicaragua, Cuba, San Salvador e Bolivia - hanno solidarizzato con Maduro, mentre una buona parte della comunità latinoamericana (e internazionale) resta ferma nella condanna al regime venezuelano, auspicando una transizione democratica con libere elezioni.

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Si tratta del terzo presunto golpe contro il governo chavista nell' ultimo anno. A giugno 2017, l' ex poliziotto Oscar Perez, poi ucciso a gennaio 2018, sorvolò la Corte Suprema lanciando granate chiedendo di «ristabilire l' ordine costituzionale».

 

Risale, invece, al 6 agosto 2017 un assalto al quartier generale militare di Paramacay, nella città di Valencia. I circa 20 ribelli erano guidati dall' ex capitano Juan Carlos Caguaripano: due sono stati uccisi, otto arrestati e gli altri sarebbero riusciti a scappare con le armi rubate. Gran parte della comunità internazionale non riconosce la legittimità del governo di Maduro.

 

2 – "Golpe o solo una messinscena Per il regime è un colpo di fortuna"

Francesco Semprini per “la Stampa”

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Per Moises Naim, già ministro di Commercio e Industria del Venezuela, e politologo del «"Carnegie Endowment for International Peace», «non si sa e non si saprà mai se è stato un colpo di Stato» Maduro ne è convinto, perchè?

 

«Maduro insiste sul fatto che sia stato un tentato golpe e, come ha fatto Recep Erdoan due anni fa, usa questa sua verità per concentrare i poteri e togliere di mezzo qualsiasi persona che eserciti la propria influenza contro il regime».

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In ogni caso è Caracas a trarne vantaggio quindi?

«Il Paese è al collasso, l' economia disastrata. Maduro non ha idee per far fronte alla crisi fuorché azioni di cosmesi senza contenuti per mascherare quanto sta accadendo. Non hanno risposte e allora l' unica risposta è quella a un colpo di Stato.

 

Per loro è molto conveniente, che sia un attentato fallito o una messa in scena, una manna dal cielo».

 

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Chi è che sostiene ancora Maduro?

«Il primo alleato, complice e sponsor è il governo cubano. Il Venezuela di oggi non si può comprendere se non si parte dalla considerazione che è un Paese dove comanda Cuba. che ha un potere di veto gigantesco e un' influenza enorme.

 

Poi c' è la Cina, creditrice di una sacco di soldi. Pechino è colpevole di aver impedito le riforme necessarie al Paese concedendo prestiti a pioggia dietro garanzie del petrolio. Così il governo ha rinviato l' adozione di misure necessarie a rimettere posto lo Stato.

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La Russia ha tre obiettivi: energia, caos e corruzione col ruolo chiave degli oligarchi russi. Il Cremlino poi vuole infilare una spina nel fianco degli Usa. Seguono quindi Iran, Nicaragua, Bolivia e certe isole dei Caraibi a cui il Venezuela regala petrolio».

 

I nemici chi sono?

«C' è una mobilitazione concreta per far fronte alla crisi d parte di Colombia, Perù che è particolarmente attivo, Argentina e Brasile, perché subiscono le conseguenze di questa crisi in termini di rifugiati ed esuli, visto che già il 10% della popolazione è scappata.

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Ci sono Paesi che danno risposte politiche, mobilitandosi per il rispetto della democrazia, come l' Ue e gli Stati Uniti.

 

Trump può aiutare con le sanzioni ad personam perché quelle indiscriminate non fanno altro che esasperare una situazione generale già critica».

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Maduro chi deve temere?

«I veri nemici di Maduro sono una percentuale enorme di venezuelani che soffrono le conseguenze di un Paese distrutto e invivibile. Sia quelli che sono rimasti lì, magari imprigionati o imbavagliati, sia quelli che sono fuggiti».

 

E le forze armate?

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«Ci sono dei gruppi anti-Maduro ma sono intercettati ed eliminati dall' intelligente cubana, il G2 potente e abile servizio di spionaggio de l' Avana.

 

Per Cuba il Venezuela è una priorità nazionale e la migliore tecnologia nelle mani di uno stato di polizia e, in quanto tale, l' hanno trasferita in Venezuela».

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