Estratto dell'articolo di Francesco Malfetano per il Messaggero
L'idea che a palazzo Chigi possa arrivare un nuovo inquilino di alto profilo per traghettare l'esecutivo fino alla fine legislatura semplicemente non appartiene al Quirinale. Sia che si tratti del presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato - ipotesi circolata già prima del voto di fiducia - sia di qualunque altro nome autorevole.
Una posizione che durante i due colloqui avuti ieri Sergio Mattarella avrebbe chiarito anche al diretto interessato. Evitando però con il consueto garbo istituzionale di fare pressioni sul premier. L'attesa moral suasion del Capo dello Stato non trova particolari riscontri né tra i fedelissimi di Draghi né al Colle. Anzi, la lettura secondo cui il ritorno alle Camere programmato per mercoledì sia l'estremo tentativo di prendere tempo e concedere ai partiti qualche margine di manovra sul premier viene ritenuta poco plausibile.
sergio mattarella mario draghi
Le dimissioni non accettate non sono infatti da interpretare come un segnale di qualche tipo, ma come «un preciso dovere democratico e di trasparenza, dovuto al Paese». Una prassi necessaria per consentire a Draghi non solo un passaggio a Montecitorio davanti ai parlamentari riuniti (richiesto dal premier stesso) quanto soprattutto di non presentarsi dimissionario all'importante vertice intergovernativo di Algeri che si terrà lunedì e martedì prossimi e potrebbe essere abbreviato a un solo giorno. «Un amministratore delegato senza deleghe non può firmare contratti» è infatti uno dei ragionamenti.
VIGNETTA VAURO - DRAGHI E MATTARELLA
LA VICINANZA In altri termini, come spiega la posizione ufficiale del Quirinale: «Si registra una totale identità di vedute». Al punto che, a quanto si apprende da fonti autorevoli, il presidente Mattarella si sarebbe detto «vicino» al premier, comprendendo a fondo le motivazioni della sua decisione. Un governo di unità nazionale logorato dalle divisioni interne non è in grado di lavorare come dovrebbe. E non solo per la spaccatura maturata sul decreto Aiuti con il Movimento 5 stelle.
Ma anche per le continue minacce o pressioni avanzate dalla Lega di Matteo Salvini. Una situazione più che complessa che però andrebbe sanata nei prossimi 5 giorni per evitare che il Paese vada alle urne in autunno....
mario draghi e sergio mattarella all altare della patria