Paolo Bracalini per "il Giornale"
MATTEO RENZI E MOGLIE AGNESE«Renzino spendaccino», è il so¬prannome che gli avevano affib¬biato gli avversari, quando era presidente della Provincia di Firenze, dal 2004 al 2009. Venti milioni di euro tra affidamenti, eventi (alcune fondamentali come la «Festa della Pimpa») e spese di rappresentanza, che gli sono finora costate una piccola condanna della Corte dei conti (per assunzioni senza relative qualifiche) e un'indagine in corso per presunto danno erariale. Un fastidioso strascico, che però è valso la candela.
È da presidente della Provincia che Renzi ha gettato le basi della sua scalata ai vertici del Pd (impresa ardua che gli sta riuscendo), usando con grande abilità il rubinetto delle spese e il relativo potere, soprattutto di farsi conoscere, che un ente come quello offriva. «Ha usato la Provincia per emergere come personaggio e farsi strada», dice senza mez¬ze misure un nemico storico di Renzi, il con¬sigliere provinciale del Pdl Guido Sensi, au¬tore di un dossier dettagliatissimo, insieme al senatore Achille Totaro, sulle spese dell'enfantprodige in Provincia.
MATTEO RENZI E MOGLIE AGNESEMa è una cosa che ha detto anche l'ex as¬sessore al Bilancio dello stesso Renzi in Comune, Claudio Fantoni (Pd), che a giugno si è dimesso con una lettera durissima che, tra l'altro, dice questo: «Ho sempre pensato che chi è chiamato a governare Firenze sia a servizio della città, e non che la città, Firen¬ze, sia al servizio e strumento utile al perseguimento di ambizioni personali».
Ecco, le ambizioni di Matteo Renzi. E il me¬todo per realizzarle. Fatto di indiscutibile capacità, soprattutto nel vendere il prodotto Renzi, e di pragmatica gestione del potere tramite nomine, gli incarichi (anche con in¬croci parentali), tanta comunicazione, mol¬ta attenzione alla stampa locale (anche fi¬nanziata con elargizioni pubbliche), poltro¬ne o onorificenze di prestigio a personalità il¬lustri e influenti. Come l'ex presidente Fiat, Paolo Fresco, premiato prima col Fiorino d'oro (l'Ambrogino d'oro di Firenze), e poi nominato vicepresidente del Maggio Musi¬cale Fiorentino, un Cda in cui c'è anche Giovanna Folonari, della potente famiglia dei Folonari.
MATTEO RENZI E LA MOGLIE AGNESENon è un caso, poi, che Fresco di¬chiari alla stampa: «Darò fondi e idee al cam¬per di Renzi». Anche Lorenzo Bini Smaghi è entrato nella rete di Renzi, attraverso la no¬mina a Palazzo Strozzi. Poi c'è la casata dei Bona Frescobaldi, finanziatori di Renzi. La fi¬glia, Livia Frescobaldi, è stata nominata dal sindaco nel Gabinetto Vieusseux. «Solo un caso?», si chiede qualcuno.
Ma queste non sono assunzioni, perché non è gente che si conquista con uno stipendio. Su questo ca¬pitolo c'è da dire che il sindaco rottamatore non ha replicato i fasti di quando era in Pro¬vincia, anche perché i Comuni di soldi da spendere ne hanno pochi, e poi a far chiude¬re il portafogli c'è il patto di stabilità (che lui chiama «il patto di stupidità»). Ma un po' di assunzioni ne ha fatte anche qui, a Palazzo Vecchio. L'opposizione in Consiglio ne conta 59, da tre anni a questa parte.
«"Fuori!", non è il titolo del suo libro, è la sua filosofia di assumere gente da fuori, quando il Comune di Firenze ha già 5.200 dipendenti che si pos¬sono utilizzare», attacca il Pdl cittadino. Il punto non è tanto il costo delle assunzioni (2.400.000 euro l'anno), che per il sindaco è invece un'ottimizzazione dei costi, ma più che altro l'appartenenza di molti assunti (in Comune e partecipate), che illustra bene il «metodo Renzi». Alcuni vengono dall'Age¬sci, l'associazione degli scout cattolici italia¬ni, da cui viene lo stesso Renzi, cattolico, ex segretario cittadino del Ppi e poi Margheri¬ta. Poi c'è la figlia del direttore del Corriere Fiorentino, influente giornale cittadino.
MATTEO E AGNESE RENZI CON ALBERTO E CHARLENE DI MONACOPoi c'è qualche piddino già in lista nel 2009 e non eletto, poi la moglie di un attuale consigliere comunale del Pd, il portavoce di Lapo Pistelli (mentore di Renzi, poi da lui fat-to fuori), ex dipendenti della Provincia tra¬sportati per «fedeltà» in Comune (come l'au¬tista, che Renzi ha fatto distaccare da lì), qualche ex assessore, tra cui Lucia De Sier¬vo. Tra l'altro anche il marito della De Sier¬vo, Filippo Vannoni, ha ottenuto un incari¬co alla municipalizzata Sas, il cui presiden¬te, Moreno Panchetti, è l'ex allenatore di cal¬cio di Luca Lotti, capogabinetto di Renzi.
Un cognome, De Siervo, che non passa inosser¬vato, perché è la sorella di uno dei registi del¬l'«operazione rottamare il Pd», cioè Luigi De Siervo, manager della Rai, ex consulente a Firenze dello studio dell'avvocato David Mills, «fratello di» ma anche «figlio di», per¬ché il padre è Ugo De Siervo, ex presidente della Corte costituzionale.
Luigi De Siervo è uno dei pistoni del moto¬re renziano, insieme a Marco Carrai, Giuliano da Empoli (vedi 2˚ puntata) e Matteo Spa¬nò, amico di Renzi (entrambi sono di Rigna¬no sull'Arno), scout e leader regionale del¬l'Agesci, nonché presidente della Bcc di Pontassieve. L'impegno di tutti viene ricompen¬sato con nomine e galloni, in particolare Spa¬nò, già capo della discussa (dalla Corte dei conti) società esterna Florence Multimedia, è ora presidente del Museo dei Ragazzi, la partecipata dal Comune che gestisce gli eventi culturali del sindaco.
MATTEO RENZI CON LA MOGLIE AGNESEE qui si registra un incrocio tra fatture, società private, amici e famiglia di Renzi, su cui si è acceso un riflet¬tore della Procura in seguito ad un esposto (indagine senza nessun indagato al momen¬to). Spanò è, infatti, socio al 20% di una Srl, la Dotmedia, a cui Renzi ha affidato la consu¬lenza per la campagna su internet e social network. Ebbene, la Dotmedia incassa soldi dal Comune, curando diverse operazioni, dalla Notte tricolore alle campagne della centrale del latte. Se nel 2008, prima che Ren¬zi arrivasse a Palazzo Vecchio, la società del¬l'amico Spanò fatturava 9mila euro, nel 2009 arriva a 137mila.
Lo stesso Museo dei Ragazzi di Spanò ha assegnato un lavoro alla Dotmedia di Spanò («tutto gratis», si difende lui). Ma c'è qualco¬sa di più. Un intreccio societario, tramite un altro socio, Alessandro Conticini, che lega la Dotmedia ad un'altra società, la Eventi6srl, di Rignano sull'Arno che ha tra i soci Laura, Matilde e Benedetta Renzi. Madre e sorelle del principino.