S-MONTIAMOCI BERLUSCONES! - DOPO LA SCONFITTA, IL FRONTE ANTI-MONTI DEL PDL ESCE DALLA CRIPTA: MATTEOLI, CROSETTO, BRUNETTA, MELONI NON VOGLIONO RATIFICARE IL FISCAL COMPACT, SIMBOLO DEL NUOVO ASSE ROMA-BERLINO - MONTI FA SPALLUCCE, SA BENE CHE NON VANNO DA NESSUNA PARTE: “DICONO CHE HANNO PERSO PERCHÉ HANNO SOSTENUTO IL GOVERNO. MA NON MI SEMBRA CHE PD E TERZO POLO ABBIANO AVUTO LE STESSE PERFORMANCE DEL PDL”…

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Francesco Bei per "la Repubblica"

MARIO MONTIMARIO MONTI

Raccontano che il presidente del Consiglio Monti abbia passato la giornata pensando più a Parigi che a Palermo, con la testa più sul caos politico ad Atene che su quello a Parma. Eppure chi ha parlato con il premier, superando la cortina eretta da palazzo Chigi, ha trovato Monti molto preoccupato per l´esito delle amministrative.

«Proprio adesso che, grazie all´arrivo di Hollande, siamo in condizione di giocare la nostra partita in Europa - sono le considerazioni che ha svolto il capo del governo - l´ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un indebolimento sul piano interno».

MATTEOLIMATTEOLI

E la crisi interna che sta vivendo il Pdl - diviso tra (pochi) sostenitori dell´esecutivo e quanti puntano allo sganciamento - è diventato di nuovo un fattore di grande allarme per il premier. Eppure, nonostante tutto, Monti non vede rischi concreti di una crisi di governo come quella che c´è stata in Olanda. «Il Pdl darà qualche colpo in Parlamento - osserva pragmatico un ministro - ma cosa può fare in concreto? Non si può più andare a votare e, in ogni caso, se lo facessero sarebbero spazzati via».

Così, anche se Monti resta aperto al confronto con il Pdl ed è pronto a incontrare Berlusconi «se questi lo riterrà opportuno», sui provvedimenti il governo continuerà ad andare per la sua strada: «Non possiamo accettare logiche di scambio».

crosettocrosetto

Ma il vento dell´antipolitica, che ha gonfiato i risultati di Marine Le Pen e degli antieuropeisti greci di ogni colore, in Italia ha fatto soffrire anche ai sostenitori del governo. Per questo Monti è consapevole di dover in fretta dare un segnale in controtendenza. «Non possiamo stare fermi», morde il freno un ministro, «nel giro di poco tempo dobbiamo portare in Consiglio dei ministri un pacchetto di misure per dare una risposta al disagio che c´è nel paese». Ma è sul fronte europeo che Monti è convinto della possibilità di strappare qualcosa di concreto nel giro di poche settimane.

«La Germania - ha confidato il premier a un amico - prima di accettare di discutere di crescita voleva che gli europei del Sud piangessero un po´. Adesso abbiamo pianto abbastanza». Secondo il premier «l´unica strada per alleviare le sofferenze dei cittadini è quella di far passare il piano italiano per la crescita in Europa». Ma c´è anche un progetto di più lungo periodo, che riguarda una possibile riforma dei trattati.

RENATO BRUNETTARENATO BRUNETTA

Monti, in un´intervista concessa a gennaio a Die Welt, disse di non credere alla prospettiva degli "Stati Uniti d´Europa", eppure in queste settimane si sarebbe convinto della necessità di far fare un passo avanti all´integrazione politica europea. Verso un´Europa federale. Tra pochi giorni un appello "federalista" firmato da autorevoli esponenti europei, tra cui Giuliano Amato (di recente nominato consulente proprio da Monti), Emma Bonino e Jacques Attali, potrebbe fornire al capo del governo un appiglio per rilanciare il tema.

GIORGIA MELONIGIORGIA MELONI

Nel frattempo è alle condizioni della sua maggioranza che dovrà rivolgere qualche attenzione. Perché nel Pdl la tentazione di scatenare un «Vietnam» parlamentare su ogni provvedimento preparato da palazzo Chigi è sempre più forte. Ieri una riunione a via dell´Umiltà sulle amministrative si è trasformata nell´ennesima corrida tra filo Monti e anti Monti. Solo che stavolta in ballo c´era il voto sulla ratifica del trattato Fiscal compact, il vero banco di prova sul quale Berlino intende valutare l´affidabilità del nuovo partner italiano.

GIULIANO AMATOGIULIANO AMATO

Un´ala sempre più forte del partito del Cavaliere non intende più dare per scontato il sì al trattato sulla disciplina rigida di bilancio: Altero Matteoli, Guido Crosetto, Renato Brunetta, Giorgia Meloni, Gaetano Martino, personaggi molto diversi tra loro ma tutti uniti nel dire no a una ratifica data da Monti per scontata. Sembra quindi destinato a saltare il piano italo-tedesco per arrivare a una ratifica congiunta, e in contemporanea, del Fiscal Compact a Roma e Berlino.

Il premier osserva queste scosse con preoccupazione e fastidio. E, parlando con gli amici, non resiste a una battuta sulla sconfitta del Pdl alle elezioni: «Ora danno la colpa a noi, dicono che perdono perché hanno scelto di sostenere il governo. Eppure non mi sembra che Pd e Terzo Polo, che pure fanno parte della maggioranza, abbiano avuto le stesse performance del Pdl».

 

 

 

 

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