Luigi Bisignani per Il Tempo
Caro Direttore, Matteo Renzi ha conquistato l'opinione pubblica prima e il potere poi, attraverso un linguaggio diretto e l'uso ingegnoso dei social network. Ma se ora non torna se stesso prima maniera rischia di sciupare tutto. Arrivato a Palazzo Chigi con una incredibile spinta comunicativa, così com'era successo a Barack Obama, ha finito per perdere quella freschezza che gli italiani hanno tanto amato e che ancora molti apprezzano.
Come mai? Palazzo Chigi è una macchina infernale: dà l'ebbrezza del potere ed un senso di onnipotenza. È successo a tanti presidenti del Consiglio e la storia si ripete. Sul piano della comunicazione, anziché proseguire sulla sua strada vincente, ha preferito adeguarsi a quella effimera di affidarsi ai grandi editori, il cui «appeal» deve essergli sembrato irresistibile. A cominciare da Marchionne e De Benedetti, solo per fare un esempio. Come rinunciare ai titoli dei «giornaloni» che poco alla volta si sono messi «a servizio», come spesso accade, del Principe di turno?
renzi marchionne al gp di monza
Per non parlare poi della Rai, della quale Renzi disse di non volersi proprio occupare, finendo però poi per farsi approvare una legge 'ad personam' dal Parlamento. Ha avuto così interviste in ginocchio e ritratti agiografici da parte di direttori poco alla volta sempre più acquiescenti.
Ma i social network non perdonano e gli si sono rivolti contro appena ha abbandonato quel rapporto diretto con loro con quegli slogan così dissacranti e originali. Un linguaggio senza filtri, lasciato ora solo in mano ai 5 Stelle. Ma proprio ieri la grande stampa , quella coccolata fuor di misura dallo staff di Renzi con 'pizzini' quotidiani, ha cominciato a cambiare rotta suggestionata dal vento contrario della rete.
MATTEO RENZI E CARLO DE BENEDETTI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE A firenze
E una banalità detta dal Capo dello Stato sulle responsabilità del sistema bancario e' stata presentata come atto d' accusa contro il Presidente del Consiglio. Sullo scandalo delle popolari, a differenza di Banca d' Italia e della Consob, Renzi non ha responsabilità dirette, così come non ne ha la ministra Boschi, passata troppo presto dalle stelle alle stalle.
CARLO DE BENEDETTI E MATTEO RENZI A DOGLIANI DA CHI
Emblema lei stessa dell' avvenuto ricambio generazionale, ma non di un sistema; Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo farebbe oggi rimarcare al suo protagonista che nella prima Repubblica erano i padri a favorire i figli mentre oggi sono i figli accusati di favorire i padri.
Il presidente Renzi torni al Renzi' uno', come aveva detto dopo le amministrative, continui a sparigliare il campo, non creda ai complotti , riprenda il contatto con il mondo che più gli è veramente vicino e non per interesse. E invece di diffidarne allarghi il suo cerchio a tanti quarantenni in giro per l'Amministrazione e per le aziende che sarebbero oggi ancora entusiasti di 'cambiare verso' con lui. Ad eccezione dei vispi grillini tutti i suoi avversari sono in coma. Ma stia attento, perché a volte dal coma si esce.