1. ORBÁN: " NON RIUSCIRANNO A CACCIARMI DAI POPOLARI - SALVINI? È SENZA STRATEGIA"
Intervista di Robin Alexander e Boris Kálnoky per ''Die Zeit''
Traduzione di Luis E. Moriones per ''La Repubblica''
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán respinge l' accusa di antisemitismo.
Continuerà la sua polemica campagna contro la Commissione Europea e annuncia il prossimo passo della sua escalation: metterà dei manifesti contro altri politici.
Sono trascorsi quasi quattro anni dal picco della crisi migratoria nel 2015.
«Tutto ciò che abbiamo vissuto nel 2015 accadrà di nuovo, e in maniera più vasta. Presto i Paesi arabi supereranno i Paesi europei in termini di abitanti. Per non parlare dell' Africa, dove presto ci saranno più persone di quante ne possano nutrire. L' Ungheria è un Paese di frontiera. Siamo preparati. Abbiamo molte migliaia di soldati e poliziotti sul confine meridionale».
Mentre venivamo qui abbiamo visto molti manifesti con l' immagine del presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker in cui si dice che vuole incoraggiare le migrazioni. Juncker appartiene al Ppe, così come il suo partito. Lei mette dei manifesti contro il Ppe, ma al tempo stesso chiede di votarlo. Non è contraddittorio?
«Non vedo una contraddizione. Purtroppo, anche qui, il tema delle migrazioni ha acuito le differenze».
Questo giustifica che si presenti il presidente della Commissione come un nemico del popolo ungherese?
«La reputazione di Juncker è diversa nell' Europa dell' Est. Nell' Europa occidentale, il Ppe fa campagna elettorale puntando sul fatto che il suo nuovo Spitzenkandidat Manfred Weber continuerà il lavoro di Juncker. Dire questo sarebbe un suicidio politico nell' Europa centrale, perché qui Juncker non gode più di tanto rispetto. Se il Ppe vuole vincere in Europa centrale, deve dire: Juncker è il passato. Weber è il futuro».
Il manifesto che mostra Juncker accanto al finanziere George Soros mi ricorda delle immagini che ho visto sui libri di storia. Lo stile e il contesto hanno caratteristiche antisemite.
«Ogni nazione porta sulle spalle la propria storia come uno zaino, ma quello che c' è dentro è diverso da nazione a nazione. Queste immagini non ricordano a nessuno l' antisemitismo in Ungheria. E noi non vediamo i nostri compatrioti ebrei come ebrei ma come ungheresi».
Sul suo manifesto per le elezioni europee vediamo Soros, che vive negli Stati Uniti, e Juncker, che tra pochi mesi sarà un pensionato. Non è una normale campagna elettorale, ma vuole provocare una certa reazione nell' opinione pubblica.
«La politica non è un concorso di bellezza e chiariamo cosa c' è in gioco. Ci sono delle elezioni in cui è in gioco la democrazia. Ci sono delle elezioni dove è in gioco l' economia. In queste è in gioco la politica migratoria. Ed entrambi rappresentano la politica che ha un atteggiamento amichevole nei confronti delle migrazioni. Il prossimo passo sarà mettere sui cartelloni il signor Timmermans».
Annegret Kramp-Karrenbauer, presidente della Cdu, definisce le sue accuse contro Juncker "incomprensibili".
«Qui nell' Europa centrale ci sono due problemi che non si possono nascondere sotto il tappeto: la Brexit e la migrazione, ed entrambe sono collegate al nome di Juncker».
I membri del Ppe di altri paesi vogliono espellere Fidesz. I voti dei delegati tedeschi di Cdu/Csu saranno probabilmente decisivi.
«Tra la Cdu e Fidesz abbiamo un "dialogo strutturato" in cui i principali rappresentanti di entrambe le parti si incontrano regolarmente per chiarire su quali questioni siamo d' accordo e dove ci differenziamo».
Ma lei ci vuole stare nel Ppe? Qualcuno pensa che lei stia provocando la sua espulsione.
«Fu Helmut Kohl a invitarci nel Ppe. Lo considerammo un onore allora e tale lo consideriamo ancora adesso. Qui nell' Europa centrale siamo esperti delle politiche di potere della sinistra e la realtà dei fatti è che la sinistra ci attacca. Non lo fanno per indebolire noi, ma per indebolire il Ppe. La sinistra attacca sempre qualcuno, se non noi, allora gli italiani e gli austriaci saranno i prossimi. L' obiettivo è di indebolire il Ppe sulla scena europea in modo che i socialisti e la sinistra possano prendere il controllo dell' Europa. Dunque, questa battaglia non è sui principi, ma sul potere. Non tutti lo capiscono, ma se leggessimo la letteratura politica, potremmo vedere che sono quelli che Lenin definiva "utili idioti"».
Se Fidesz viene espulso dal Ppe, entrerà in qualche tipo di alleanza o cooperazione con la Lega italiana?
«Non mi piacciono le persone che indossano bretelle e cintura allo stesso tempo. Bisogna avere una strategia. Siamo nel Ppe e ci restiamo. Non esiste un piano B».
2. SE IL PPE CACCIA ORBÁN FA IL SUICIDIO PERFETTO
Maurizio Stefanini per ''Libero Quotidiano''
merkel orban migranti profughi
Ormai a ridosso delle elezioni europee, esplode il Partito Popolare Europeo sulla questione Victor Orbán. Con il rischio di perdere il primo posto per consistenza tra le famiglie politiche europee: se davvero la Fidsz poi va davvero in un nuovo schieramento sovranista, come auspicano Salvini e Giorgia Meloni: e se davvero il risultato delle prossime Europee confermerà l' avanzata delle forze appunto variamrnte definite come populiste o sovraniste, e l' arretramento di quella facenti riferimento al Ppe.
E che significa essere la prima famiglia politica dell' Ue lo indica abbastanza chiaramente il particolare che in questo momento sia il Presidente della Commissione Europea che il Presidente dell Consiglio Europeo e ilPresidente del Paerlamente Europeo appartengono al Ppe.
Un terno di lusso maLgrado poi sia il Partito Popolare Cristiano Sociale di Jean-Claude Juncker in Lussemburgo che la Piattaforma Civica di Donald Tusk e Forza Italia di Antonio Tajani in questo momento si trovino all' opposizione nei rispettivi Paesi.
IL GRUPPO DI FIDESZ
Il primo ministro ungherese è invece al governo, e anche con forza. Alle ultime elezioni ha infatti preso il 49,27% dei voti, e ben 117 dei 199 seggi al Parlamento di Budapest. In Europa ha meno peso specifico perché l' Ungheria è piccola, ma gli 11 seggi che ha in questo momento la Fidesz su una delegazione ungherese al Parlamento Europeo di 21 rappresentano comunque un pacchetto importante, nel momento in cui il primato dei gruppi si combatte all' ultimo voto.
Ma questi voti vanno poi conquistati, e Orbán negli ultimi anni ha vinto elezioni a ripertizione grazie a una politica di critiche all' Eurocrazia di Bruxelles che lo hanno reso un punto di riferimento appunto per l' intera galassia sovranista. C' era un po' un gioco delle parti, in questa querelle tra leader che appunto appartenevano tutti al Ppe.
Ma adesso il governo ungherse su Facebook ha lanciato una campagna in cui attacca direttamente Juncker e la Commissione Europea, accusandoli di «minacciare la sicurezza dell' Ungheria» con i loro piani di redistribuzione dei migranti. Una risposta al voto con cui a gennaio lo stesso Parlamento Europeo ha minacciato di tagliare i fondi ai Paesi accusati di non rispettare lo Stato di Diritto, Juncker, evidentemente, non ha gradito.
Piuttosto che prendere di petto Orbán direttamente ha preferito far togliere le castagne dal fuoco a quacun altro. «Orbán va nella direzione sbagliata: quando si tratta di questioni di stile o di ordine democratico, ci sono delle intersezioni con il leader della Lega Salvini e con il leader del PiS, Kaczynski. Non è la mia strada né quella del Ppe», ha detto in un' intervista allo Spiegel Manfred Weber: cristiano sociale bavarese capogruppo del Ppe al Parlamento Europeo, e candidato alla successione di Juncker. «Tutte le opzioni sono sul tavolo», ha detto a proposito di una possibile espulsione della Fidesz. «Orbán ha danneggiato il Ppe con le sue dichiarazioni e i suoi manifesti. Gli appelli non sono più sufficienti, prenderemo presto misure concrete».
LA PROCEDURA
In effetti per espellere un partito dal Ppe ci vorrebbe una richiesta di sette membri almeno, ma i numeri ci sarebbero.
Una lettera congiunta è stata infatti firmata dal partito di Juncker e dai due partiti dc belgi.
Ma anche il portoghese Centro Democratico Sociale ha scritto per conto suo per chiedere o l' espulsione o la sospensione, Moderati svedesi e Coalizione Nazionae finlandese hanno chiesto l' espulsione a voce, e l' Appello Cristiano Democratico olandese ha detto che bisogna aprire un dibattito. I quattro partiti del Benelux sono di centro-sinistra, un po' come la vecchia Dc italiana. Portoghesi, svedesi, finlandesi e la Csu bavarese sono invece piuttosto destrorsi, e in passato furono accusati a loro volta tutti di contiguità con il neo-fascismo. Ma proprio per questo soffrono in maniera particolare la concorrenza di formazioni più radicali di loro.
La leader di Fratelli d' Italia Giorgia Meloni, comunque, ha già chiesto di accogliere la Fidesz nella famiglia sovranista, anche perché con la Fidesz potrebbe andarsene qualcun altro, in particolare in Europa Orientale. Per questo ci sarebbe anche una componente che punta a una ricomposizione, e di cui farebbe parte Forza Italia. Lo scontro, comunque, si deciderà all' assemblea del prossimo 20-21 marzo.