Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “la Stampa”
decaro conte boccia schlein manifestazione contro meloni piazza santi apostoli
E uno. E due. E tre. Il primo, inevitabile, sarà il referendum costituzionale sulla riforma del premierato. Il secondo, già annunciato dalle opposizioni, per l'occasione riunite dal centro alla sinistra estrema, quello sull'abrogazione delle autonomie differenziate. Il terzo, malgrado ci sia nel centrosinistra una parte favorevole alla separazione delle carriere tra pm e giudici, quello che si genererà per cancellare la riforma della Giustizia proposta dal ministro Nordio.
Certo, ai tempi di Pannella, il padre della democrazia referendaria, i voti sulle proposte di abrogazione venivano proposti "a pacchetto". Era un modo di sollecitare la partecipazione a un tipo di consultazione che è valida solo se a votare va la metà più uno degli aventi diritto, in tempi in cui cominciava a manifestarsi una certa disaffezione alle urne. Tanto che successivamente, anche in casi importanti come la fecondazione artificiale, il Vaticano giocò - e vinse - sull'astensione.
Mentre, nel caso dei referendum elettorali, Craxi, con lo stesso metodo («Andate al mare»), fu sconfitto. E Ciampi, ormai Capo dello Stato, si rammaricò del fatto che sull'introduzione del maggioritario "secco", senza la quota riservata al proporzionale e ai partiti dal Mattarellum, il referendum fosse fallito per poche migliaia di elettori assenti ai seggi.
GIORGIA MELONI VS ELLY SCHLEIN
[…] non s'era mai vista una legislatura con due, forse perfino tre chiamate alle urne, tra l'altro su materie importanti come quelle di cui si discute. I referendum, si sa, mettono il popolo contro il Governo e il Parlamento, che possono essere smentiti dal risultato delle urne […] Meloni sa di poter andare più tranquilla sul voto sul premierato, meno sulle autonomie, non si sa sulla separazione delle carriere. […] la maggioranza […] ha un solo modo per rinviare o selezionare due o tre prove di seguito, sicuramente troppe. Rallentare la concentrazione delle riforme, una dopo l'altra, o rassegnarsi a un certo punto ad elezioni anticipate. […]