Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”
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In attesa di sapere quale esito avrà la crisi di governo in atto, l’analisi odierna simula la composizione del nuovo Parlamento prendendo in considerazione cinque diversi scenari, di cui quattro con la legge elettorale attuale, il cosiddetto Rosatellum, e uno basato sull’ipotesi di una nuova legge elettorale che assegni i seggi con il sistema proporzionale e una soglia di sbarramento al 4%.
Il metodo utilizzato per realizzare la simulazione viene dettagliatamente presentato nella nota metodologica riportata a margine.
Va subito precisato che si tratta di una fotografia, non di una previsione futura, che sarebbe davvero azzardata alla luce dei presumibili cambiamenti che si potranno verificare negli orientamenti di voto degli elettori a seguito dello scenario che si sta delineando con la crisi in atto, nonché da altri elementi quali le alleanze tra le forze politiche (soprattutto quelle minori che in teoria sarebbero indotte ad allearsi per superare la soglia di sbarramento) e la definizione delle candidature nei collegi maggioritari, molti dei quali oggi sono da considerare «contendibili», ossia presentano una differenza tra le coalizioni inferiore al 5%.
I pesi
il comizio di giorgia meloni per vox, in spagna 6
Il primo scenario considerato fa registrare l’affermazione della coalizione di centrodestra (Lega, FdI e una lista FI/Noi con l’Italia) su quella giallo-rosso-verde (Pd, M5S e le liste di sinistra coalizzate): 211 seggi a 157 alla Camera e 106 a 76 al Senato. I restanti seggi verrebbero attribuiti su base proporzionale a Italexit (accreditata di 10 deputati e 5 senatori) e a due possibili liste uniche «centriste»: Azione/+Europa (10 seggi alla Camera e 5 al Senato) e Italia viva/Italia al Centro (con 8 e 4 seggi). In questo e nei restanti scenari Insieme per il futuro, la neonata formazione di Luigi Di Maio, in attesa di possibili nuove alleanze, non è stata inclusa in nessuna delle coalizioni.
La variabile
Nel secondo scenario è stato considerato il possibile allargamento dell’area centrista a Forza Italia. In tal caso il Parlamento sarebbe privo di maggioranza assoluta e il centro allargato (accreditato di 39 deputati e 19 senatori) risulterebbe decisivo per la formazione del governo, alleandosi con la coalizione giallo-rosso-verde (187 seggi alla Camera e 93 al Senato) oppure con la coalizione sovranista (Lega e FdI) a cui aggiungere qualche parlamentare transfuga.
Le coalizioni ampie
Il terzo scenario prevede l’ampliamento delle principali coalizioni, con l’inclusione di due forze centriste nel centrodestra e il cosiddetto «campo largo» nel centrosinistra. In questo scenario la prima coalizione otterrebbe una maggioranza risicatissima nei due rami del Parlamento: 202 seggi alla Camera e 101 al Senato.
Il quarto scenario differisce dal precedente solo per l’esclusione del M5S dal «campo largo» e ad oggi delinea la maggioranza più netta a favore del centrodestra che si affermerebbe con 244 deputati (contro 109 del centrosinistra) e 124 senatori (contro 50).
L’ipotesi proporzionale
Infine, il proporzionale con soglia di sbarramento al 4%: sommando i seggi delle due principali coalizioni non ci sarebbe maggioranza assoluta e ciò lascerebbe spazio ad alleanze e formule di governo di altro tipo.
il comizio di giorgia meloni per vox, in spagna 4
Pur con la dovuta cautela, in tre scenari su cinque prevarrebbe il centrodestra (in un caso con una maggioranza appesa a un filo), nei restanti due ci sarebbe spazio per alleanze «a geometria variabile» che potrebbero essere favorite anche dall’attitudine, assai diffusa tra deputati e senatori, di cambiare casacca o dar vita a nuove formazioni e gruppi parlamentari.
Le incognite sono davvero molte: dalla possibilità di dar vita ad un processo federativo delle forze che si richiamano al centro «moderato», alle prospettive elettorali del M5S dopo la rottura con il governo di Mario Draghi; dalle potenzialità di Italexit che sembra raccogliere i delusi provenienti soprattutto dal centrodestra alla consistenza dell’area a sinistra del Pd, sull’onda di quanto avvenuto in Francia con Mélenchon.
Il nuovo Parlamento
berlusconi meloni salvini toti
Il combinato disposto delle modifiche costituzionali (riduzione del Parlamento e voto al Senato a partire da 18 anni) e delle tendenze di voto attuali e future, prelude ad un cambiamento profondo della composizione di Camera e Senato.
A questo proposito già oggi risulta significativo il confronto tra il numero dei deputati e dei senatori dei principali partiti all’inizio della legislatura con l’attuale nonché con quello stimato nei diversi scenari.
Tutto ciò lascia prevedere un aumento della competizione tra le forze politiche le quali, come è lecito attendersi, aumenteranno o diminuiranno i consensi in relazione anche alla posizione assunta nella crisi attuale che, per la maggior parte degli elettori, risulta incomprensibile e inopportuna, tenuto conto del contesto che stiamo vivendo.
Dunque, in questo scenario in divenire appare complesso per i partiti adottare strategie in cui coesistano spinte centripete (logica coalizionale) e centrifughe (logica proporzionale).
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