LO ‘SQUALO’ MURDOCH COMPRA UN PEZZO DI “VICE”, L’IMPRESA EDITORIALE HIPSTER E POLITICAMENTE SCORRETTA CHE GLI SOMIGLIA

Il gusto perverso e al tempo stesso glamour di “Vice” per il politicamente scorretto ha spinto Murdoch a rilevarne il 5% per 70 mln $ - Oggi la rivista online e cartacea è presente in 18 paesi del mondo e, mescolando alto e basso, passa dalle guide scientifiche sul sesso orale ai reportage strambi dalle aree di crisi del mondo…

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Da "il Foglio"

RUPERT MURDOCH CON IL SUN A TRENTATRE ANNI DI DISTANZARUPERT MURDOCH CON IL SUN A TRENTATRE ANNI DI DISTANZARUPERT MURDOCHRUPERT MURDOCH

Su Twitter Rupert Murdoch aveva espresso apprezzamento per Vice, la rivista che mette insieme la cultura hipster, il cazzeggio internettiano e il giornalismo d'inchiesta, già un anno fa. E' un successo globale, aveva detto, negando però qualsiasi intenzione di investirci dei soldi ("L'ultima cosa di cui hanno bisogno è il patrocinio di una grande corporation", tuittò allora).

Lunedì Murdoch si è ricreduto, e ha deciso di comprarsi un pezzetto di Vice. Uno piccolo, appena il cinque per cento, ma sufficiente per far pensare che si tratti soltanto di un primo assaggio, anche visto l'esorbitante prezzo sborsato: 70 milioni di dollari. Forbes ha fatto due conti: Vice, ex rivista per ragazzetti, secondo la quotazione di Murdoch vale 1,4 miliardi di dollari - quasi cinque volte il prezzo cui Jeff Bezos ha comprato tutto il Washington Post.

Quella di Vice è la storia di una rivista strana e sgangherata diventata business di grandioso successo e modello editoriale da imitare. Fondata dai canadesi Shane Smith, l'attuale ceo, Suroosh Alvi e Gavin McInnes, Vice nasce nel 1994 come giornaletto culturale del comune di Montreal (al tempo, nel 1994, si chiamava la Voce di Montreal. Il nome cambiò 2 anni dopo, il dominio vice.com fu comprato da un produttore di film porno). A fare di Vice un successo è stato l'approccio obliquo che i fondatori hanno sempre avuto nei confronti delle notizie.

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"La mia idea era di fare cose intelligenti in modo stupido, e cose stupide in modo intelligente", ha detto McInnes, che nel 2007 ha lasciato la rivista per "divergenze creative", a Lizzie Widdicombe del New Yorker in un articolo sulla fenomenologia di Vice. Da qui nascono le guide dettagliate e scientifiche sul sesso orale (e non solo) e i reportage strambi dalle aree di crisi del mondo ("Se vai in Palestina non chiedere di Israele e dei confini, del 1967, di Gaza - cerca un buon rivenditore di hamburger", diceva McInnes).

Il tutto condito da un gusto perverso e al tempo stesso glamour per il politicamente scorretto. Oggi Vice è presente in 18 paesi del mondo. E' conosciuta come rivista online (anche se pubblica un magazine cartaceo da 900 mila copie in tutto il mondo), ma il suo business principale sono i video. Ha da poco stretto una collaborazione con la rete televisiva Hbo, e il suo canale di YouTube ha milioni di utenti.

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Qui entra in scena Rupert Murdoch, che con Vice fa l'ennesimo (e per ora timido) passo verso una cultura digitale nei confronti della quale non ha mai mostrato molto fiuto. Ce lo ricorda il fallimento di My- Space, il social network in decadenza comprato nel 2005 per mezzo miliardo di dollari e rivenduto nel 2011 per trenta milioni appena, dopo anni di patetici tentativi di rilancio.

RIVISTA VICERIVISTA VICE

Murdoch ha bisogno di attirare un pubblico giovane e digitale, mentre ai progetti di espansione di Vice (prossima tappa la Cina) la piattaforma globale di News Corp. farebbe comodo. Ma Murdoch è un campione del conservatorismo, ed è nota la mano pesante con cui piega le testate ai suoi intenti politici. I fan (i pochi che l'hanno saputo: la rivista ha evitato con cura di dare risalto alla transazione) temono che Vice stia per vendere l'anima allo squalo: "Vendere a Murdoch minerà la credibilità di Vice?", si chiedeva lunedì Ian Burrell sull'Indipendent.

RIVISTA VICERIVISTA VICE

Ma è più una questione di percezione che di linea editoriale. Certo, quella di Vice è un'impostazione eclettica e apparentemente estranea a Murdoch, ma la rivista non ha in comune con certe testate dell'australiano soltanto l'ampio risalto dato ai corpi femminili (impacchettati dentro articoli in cui personaggi improbabili partecipano a fiere del sesso russe, producendo commenti ironicamente distaccati e ampia documentazione fotografica).

L'idea di iniettare potenti dosi di trivialità dentro l'informazione fa parte della cultura di Murdoch da decenni, così come l'amore per il politicamente scorretto. Vice è riuscita a inventare un cocktail in cui questi elementi si mischiano con eleganza e attirano un pubblico che conosce Murdoch solo perché ogni tanto appare nei Simpson, ma forse la pazza rivista nata a Montreal ha con il vecchio tycoon molto più in comune di quanto pensi.

 

 

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