DAGONEWS
beppe grillo con gianroberto e davide casaleggio
La presunta storia dei fondi neri dal Venezuela puzza parecchio, ma anche attraverso il cattivo odore si può capire qualcosa di concreto.
Partiamo dal fattaccio: una valigetta da 3,5 milioni di euro consegnata brevi manu a Gianroberto Casaleggio (un morto che non può replicare) nel 2010, operazione documentata con dovizia di particolari (e timbro che pare contraffatto) su un atto atto ufficiale, che sbuca 10 anni dopo su un giornale spagnolo, così interessato alla vicenda da mettere in copertina la faccenda come si trattasse del loro governo (che je frega ai lettori spagnoli delle beghe grilline?).
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Chi si occupa di indagini di questo tipo racconta che sarebbe una modalità molto strana, molto novecentesca, da film in bianco e nero con valigette che fanno clic-clac, borsalino sulle 23 e trench che si allacciano.
Nel nuovo millennio chi vuole fare questo genere di operazioni utilizza società estero-su-estero che possono schermare (quasi) tutto, senza andare a sporcarsi le mani con contanti di dubbia provenienza. Un'immagine tanto evocativa quanto improbabile.
Quel che è certo, è che i servizi segreti americani stanno mandando un messaggio chiaro alla componente grillina del governo italiano, chiaro almeno quanto quello inviato a Salvini quando l'audio dell'incontro al Metropol fu pubblicato da Buzzfeed.
E' chiaro come i cablo pubblicati da Wikileaks su Berlusconi e i suoi troppo stretti rapporti petroliferi con Putin, quei rapporti che sarebbero una delle cause principali della caduta del suo governo nel 2011.
Non importa chi siede alla Casa Bianca: quando l'Italia scherza con il patto atlantico, i messaggi arrivano, in modo più o meno duro.
L'estate scorsa il M5S a Strasburgo si astenne sulla risoluzione del Parlamento Europeo che sosteneva l'"americano" Guaidò e chiedeva nuove sanzioni contro il regime di Maduro.
juan guaido' invoca la rivolta finale contro maduro 1
Prima di allora, Manlio Di Stefano (attuale sottosegretario agli Esteri) si era recato in gita premio a baciare la pantofola di Maduro.
Insomma, apertamente schierati per il regime, contro Guaidò sostenuto da Trump e dalle istituzioni internazionali. Il che ci potrebbe pure stare, se non fosse che questo amore venezuelano si unisce alla passione per la Cina, i suoi leader e le sue aziende (vedi Huawei), professata in più sedi dai grillini di governo. Un po' troppo.
donald trump riceve la moglie di guaido' fabiana rosales 3
Ecco allora che la questione venezuelana si intreccia con un Movimento troppo filo-Pechino, e anche con il famigerato rapporto Barr, l'esito dell'indagine condotta dal ministro della giustizia americano insieme al procuratore speciale Durham. L'estate scorsa, a Ferragosto, Barr arrivò a Roma e incontrò Vecchione, capo dei servizi, che a sua volta, saltando ogni regola, lo mise in contatto con il premier Conte.
giuseppe conte gennaro vecchione
I due assicurano all'agguerrito ministro che gli daranno tutti gli elementi riguardanti il ''contro-Russiagate'', cioè la presunta operazione dell'estate 2016 in cui i servizi occidentali, di concerto con la Cia, cercarono di incastrare membri della campagna Trump per dimostrare che il puzzone che va in giro con un gatto arancione in testa era al soldo del Cremlino.
Uno dei protagonisti di quell'operazione sarebbe stato Mifsud che introdusse lo sprovveduto George Papadopoulos al giro sovietico. Barr voleva capire meglio il ruolo del professore maltese svanito nel nulla e chi lo aveva "coperto" in quel periodo.
Peccato che alla seconda visita di Barr, settembre 2019, i capi dei servizi Luciano Carta e Mario Parente, questi non abbiano consegnato nulla al politico americano, che se ne va furente.
Ovviamente gli americani sanno molto di quello che è successo davvero, ma volevano capire il grado di collaborazione degli italiani. È allora un caso che Carta nel frattempo sia stato nominato alla presidenza di Leonardo e non sia più in quel ruolo operativo? Non lo sappiamo.
Ma sappiamo che il dossier Barr esiste, e se non è mai stato pubblicato o passato alla stampa è perché gli americani non vogliono far cadere questo governo, ma preferiscono tenerlo per le palle e ''convincerlo'' a rimettersi sulla carreggiata atlantica, dimenticando la Via della Seta. O i messaggi come quello venezuelano continueranno ad arrivare…
joseph mifsud vincenzo scotti JOHN DURHAM