1. SGARBI E TREMONTI TORNANO PER UN NUOVO RINASCIMENTO
Lettera di Luigi Bisignani a ‘Libero Quotidiano’
Caro direttore, adesso è finalmente chiaro.
Quei millenials, quei banchieri e quegli intellettuali che quest' estate si appassionavano parlando di Rinascimento non erano altro che, in gran segreto, i primissimi testimonial di un nuovo progetto politico che sta prendendo corpo e il cui tema è quello di legare arte, religione e politica.
La presentazione ufficiale è prevista per il 13 settembre in un luogo pieno di simbologie, tra cultura e potere: la Fondazione del Corriere della Sera. Come attori principali la coppia che non ti aspetti, Vittorio Sgarbi e Giulio Tremonti, il diavolo e l' acqua santa, che a quattro mani hanno scritto per Baldini&Castoldi, «Rinascimento», in uscita giovedì prossimo.
E non potevano essere più chiari sin dalla prefazione. Il loro è un manifesto per uscire dal «medioevo digitale» in cui siamo precipitati, per arrivare ad ispirare un nuovo movimento che porti l' Italia ad un rinascimento 2.0, ad una politica colta, efficiente e raffinata dando «fisica sostanza al mondo delle idee», come negli affreschi di Piero della Francesca. E per una volta, almeno nelle intenzioni, questi due fuoriclasse del liberalismo mettono nero su bianco che «vogliono unire e non dividere».
Finiti quindi, almeno per adesso, i tempi delle risse televisive di Sgarbi e delle provocazioni paradossali in economia di Tremonti, battutista capace di far infuriare anche uno misurato come Gianni Letta. «Non è l' Europa che è entrata nella globalizzazione ma la globalizzazione ad essere entrata in Europa, trovandola incartata e impreparata, comunque bloccata dalle sue stesse regole a competere con Stati senza regole».
Secondo la concezione aristotelica per cui il vuoto non esiste, Sgarbi e Tremonti rischiano di riempirlo con uno spazio che è sovranista ma non populista, dove servono soprattutto serietà e verità contro la cialtroneria politica di chi promette tutto a tutti ma lo fa solo per estorcergli il voto, perché il pane, come il Pil può certo essere consumato o distribuito ma prima deve essere prodotto. A guidarli, attraverso la mediazione del senatore Paolo Naccarato, c' e una mano impercettibile ma presente, quella del primo rottamatore doc della politica italiana, che non è né Beppe Grillo né Matteo Renzi ma Francesco Cossiga, del quale entrambi erano amici.
Con Sgarbi l' amicizia nacque dopo una telefonata di insulti partita dal Quirinale, finita poi in un' intesa profonda fatta di lunghe notti di conversazione e di viaggi avventurosi sin nella tenda di Gheddafi. Con Tremonti invece vi fu affinità su temi legati al potere, all' ingerenza di Mediobanca, fino, negli ultimi tempi, alla polemica sulle Fondazioni bancarie con un pranzo funambolico con Fabrizio Palenzona e Giuseppe Guzzetti, esponenti di primo piano del cattolicesimo finanziario.
Complice l' estate torrida, le idee di Sgarbi e Tremonti stanno facendo breccia tra i giovani e i poteri forti perché, con una visione ottimistica, ritengono che tutto ancora non è perduto e con uno scatto di reni l' Italia può uscire dal torpore «se ricominciamo come nazione a credere a noi e non agli altri e che la nostra vera ricchezza può essere solo quella di avere l' idea di un destino comune universale». Perché «oggi non basta, è anzi suicida, demonizzare il "populismo", come se questo fosse solo un sottopopolo».
Tutto ciò a condizione che si metta mano sul serio a economia, cultura e giustizia, temi che Sgarbi ha portato in giro per l' Italia con il suo spettacolo «Caravaggio», visto da migliaia di paganti di tutte le età che hanno dato a Naccarato lo spunto per mettere in rete, un universo e che, a differenza degli spettatori di Grillo, vogliono regole certe e ordine. A imprimere il sigillo sull' iniziativa, 150 personalità che ne saranno i garanti e firmeranno un manifesto. I nomi sono ancora top secret, ma si sa già che provengono dalle università, dalle professioni, non solo italiane, dall' Inghilterra, dalla Francia e dagli Stati Uniti.
Un progetto che, seppur con un forte appoggio internazionale, ammonisce che per restare saldamente in Europa non dobbiamo rinunciare ad essere italiani. La strana coppia finirà fagocitata dai soliti noti o correrà da sola a raccogliere giovani e «indignati»?
2. ECCO DOVE L' EUROPA SBAGLIA E PERCHÉ RISCHIA DI FALLIRE
Estratto dal libro di Giulio Tremonti e Vittorio Sgarbi da ‘Libero Quotidiano’
Si confrontano oggi tre diverse idee di Europa: quella di Ventotene, quella di Bruxelles e quella tradita: l' idea di Roma. La prima idea di Europa e quella federalista di Ventotene. Il Manifesto di Ventotene (1942), certo nobile, pur se iperbolico, era tutto basato sulla linea di divisione tracciata tra reazionari e progressisti. Questi, i progressisti, schierati contro gli Stati nazionali per realizzare il disegno federalista l' unico ritenuto capace di garantire la liberta, la democrazia e la giustizia, altrimenti minacciate proprio dalla permanenza degli Stati nazionali.
La storia e la realtà dei successivi decenni hanno tuttavia ed a lungo dimostrato il contrario. Almeno fino a che in Europa gli Stati nazionali hanno conservato le loro caratteristiche tradizionali, come contenitori e garanti di una vera e piena democrazia.
La seconda idea di Europa e quella di Bruxelles. L' Europa di Bruxelles, come si è qui sviluppata tra la fine degli anni '80 ed il principio degli anni '90, ha in realta ribaltato l' architettura di base che era stata disegnata nel Trattato di Roma. Quella di Roma era infatti una piramide, quella di Bruxelles è ancora una piramide, ma una piramide rovesciata: tutto sopra, quasi niente sotto! Per effetto di quale logica o di quale dinamica politica e stato operato questo ribaltamento, questo tradimento? Non e difficile comprenderlo.
Dopo la fine del comunismo (il pericolo esterno) ed al principio della globalizzazione (la nuova era che si apriva), l' Europa di Bruxelles, ruotando intorno al cosiddetto «Atto unico», ha infatti preso la forma innaturale di una piramide rovesciata e lo ha fatto usando per costruirla in progressione due tecniche, entrambe paracostituzionali. La tecnica dell' eccesso di potere. La tecnica del deficit di democrazia.
È così che il voto dei popoli è stato via via sostituito con il voto indiretto espresso dai Parlamenti, così che l' Europa di oggi non si basa su di una Costituzione votata dal popolo, ma su di un network di «Trattati Costituzionali», dove l' aggettivo è stato aggiunto al sostantivo, ma solo per tentare di nobilitarne il senso. Ed è stato proprio questo aggiramento che ha reso possibile l' attivazione di un meccanismo non propriamente democratico che, aspirandolo verso l' alto, ha via via destrutturato e sostituito tanto il potere dei governi quanto la volontà dei popoli.
Tutto ciò è stato fatto e continua ad essere fatto perché a Bruxelles si è aperto un doppio cantiere: un cantiere interno, un cantiere esterno.
A) cominciamo dal cantiere interno, dal lavoro fatto «Europa su Europa» e qui, per capire cosa è davvero successo, partiamo dalla forma, per arrivare alla sostanza. La forma è quella delle regole perché, nella storia, le regole marcano sempre tanto l' esistenza quanto l' esercizio del potere. Se no, perché si farebbero le regole, se non appunto perché si ha e si vuole esercitare il potere? Ebbene, nel solo 2015 la regolamentazione europea è stata lunga 151 chilometri lineari ed estesa su più di 30.000 pagine di Gazzetta Ufficiale Europea.
Regole su tutto e dappertutto. Prima, al principio del Mec, c' erano solo le regole che erano davvero necessarie per integrare il mercato comune. Ma poi, a partire dal brodo primordiale dell' agricoltura, sono state sviluppate regole che, pur restando nel campo economico, andavano palesemente oltre il necessario, come applicazione di un superiore grado di zelo armonizzatore. (...) Così tra l' altro in modo da spiazzare e discriminare regressivamente le minori attività economiche.Come è per esempio tipico ed evidente nel caso della nostra economia.
Infine, e soprattutto, regole che nella logica di una nuova ingegneria sociale varcavano il confine dell' economia, per entrare nella «vita degli altri». Da un lato rimuovendo il passato, i vecchi usi e costumi, ritenuti anche questi un ostacolo rispetto allo sviluppo del mercato. Dall' altro lato, dando forma e sostanza a quel più elevato tipo di standard di vita che, per l'«homo europeus», ideologicamente si aveva in mente a Bruxelles. In sintesi, un cantiere insieme di demolizione del passato e di costruzione in divenire della società futura, pensata come una «societas perfecta».
Naturalmente regole sempre «benevole», perché soprattutto le «elites» e le nuove oligarchie conoscono e vogliono il bene degli altri! E lo fanno integrando nei loro adorati standard una infinita serie di demenziali precetti. Ad esempio, se anche hai delle uova fresche, devi (dovresti) mangiare quelle del supermercato, perché queste sono più sicure per la tua salute. (...) B) Il cantiere esterno, il cantiere del rapporto dell' Europa con il mondo «globale», che allora aveva inizio. (...)
In realtà, Bruxelles ha mancato questo obiettivo. Da un lato non ha né compreso né gestito ciò che stava davvero arrivando: gli squilibri che la furia di una «globalizzazione" forzata sui metodi e nei tempi stava creando e portando in Europa. Dall' altro lato, per inerzia, ha seguitato imperterrita in una sempre più odiosa ed impopolare ed infine grottesca ossessione per i de minimis. Così che, in sintesi, Bruxelles non ha fatto quello che doveva fare, ma ha fatto quello che non doveva fare.
NUOVA NARRAZIONE
C' è una ipotesi scientifica sulla fine dei dinosauri. Questa sarebbe stata causata dalla caduta sulla terra di grandi asteroidi che avrebbero bruciato le grandi foreste e così distrutto le grandi specie vegetali, queste il nutrimento dei dinosauri, così causandone l' estinzione. Ebbene, (...) è certo che sull' Europadinosauro si sono fatalmente e serialmente abbattuti almeno 4 asteroidi.
il palazzo della commissione europea a bruxelles
Negli ultimi 25 anni, un arco di tempo che in senso storico è brevissimo, (...) senza essere compresi o gestiti nella loro portata storica e nel loro sviluppo drammatico, si sono abbattuti da fuori sull' Europa o sono stati creati in Europa 4 fenomeni, ciascuno da solo capace di produrre effetti ad alta e spesso drammatica intensità, ma tutti insieme ed in sequenza, uno dopo l' altro, e comunque in combinazione, effetti di implosione o di esplosione.
FENOMENI INCONTROLLATI
a) l'«allargamento» ad est, che non solo ha esteso in orizzontale ed in verticale la struttura di Bruxelles, e così tanto sul piano geopolitico quanto sul piano istituzionale, ma ha anche e soprattutto trasformato il vecchio corpo economico del Mec in un corpus politico sperimentale e sui generis. Un esempio, per spiegarlo, dato che - si ripete - le regole sono un infallibile marker politico.
il manifesto di ventotene ALTIERO SPINELLI
Chi, credendosi vero «europeista», sostiene che la Turchia deve entrare non solo nello spazio economico europeo, ma tout court anche nell' Unione europea (la «trattativa» è ancora in atto!) ignora in realtà proprio ciò che l' Unione è politicamente ormai diventata. Così che, se entrasse nell' Unione, la Turchia dovrebbe assoggettare il suo diritto interno, un tipo di diritto che risulta essere molto influenzato da principi religiosi, dovrebbe allinearlo, questo suo diritto, ai principi di diritto che oggi sono dettati delle Corti europee. Corti queste che dicono un tipo di diritto postmoderno per cui, fatta eccezione per il caso dell' incendio di Roma, ma per il resto con il suo eterogeneo set di valori, Nerone si troverebbe benissimo!
b) la globalizzazione: non è l' Europa che è entrata nella globalizzazione, ma la globalizzazione che è entrata in Europa, trovandola incantata ed impreparata e comunque bloccata dalle sue stesse regole, a competere con Stati senza regole o comunque con regole molto meno pesanti;
c) l' euro: per la prima volta nella storia con l' euro ci sono Stati senza moneta e moneta senza Stati. Il fine dell' esperimento era politico, ma il mezzo usato per realizzarlo era economico: «federate i loro portafogli, federerete i loro cuori».
Oggi si può notare che non è andata proprio così! In ogni caso l' euro, è una moneta che si autodefinisce irreversibile, ma che è tenuta insieme dalla paura della sua fine, più che dalla fiducia nella sua funzione;
d) la crisi, che non era prevista, essendo quello europeo un matrimonio contratto per Trattato, ma contratto come un matrimonio: solo per la buona sorte. E le difficoltà emerse nella gestione della crisi, a partire dalla Grecia, lo provano. In sintesi è successo che l' Europa ha rinunciato alla sua vecchia identità puntando sulla identità sbagliata.
E tutto ciò è sempre più evidente nel voto e comunque nel sentimento dei popoli che ha via via eroso, sta erodendo, il terreno su cui è stata costruita la cattedrale «ideologica» della globalizzazione, il tempio di una nuova utopia di una nuova religione pagana che vedeva l' unificazione della Germania e l' unificazione delle monete, con l' avvio dell' euro, come l'«anno zero» dell' Europa:
e) con la cancellazione del passato, delle tradizioni, degli usi, dei costumi, dei vecchi orizzonti mentali;
f) con la produzione dell'«uomo nuovo», dentro la culla del nuovo materialismo consumistico. Un nuovo tipo antropologico: dentro il «mercato unico», l' uomo a «taglia unica» ed a «pensiero unico». Un tipo umano che, nello schema di una nuova ingegneria sociale, non solo consuma per esistere, ma esiste per consumare, e pensa come consuma e consuma come pensa. Una cattedrale certo non costruita solo in Europa, ma in perfetto parallelo, costruita anche negli Stati Uniti di America. Ma la cattedrale di una fede che dalle due parti dell' atlantico i popoli stanno abbandonando, per tornare alle origini, alle ricerca della loro persa identità.