UN SUPER PORCELLUM PER LE LARGHE INTESE - L’INUTILE PARLAMENTO È INCAPACE DI FARLO ED ENRICHETTO PENSA A UN DECRETO PER CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE A SUO FAVORE

Si pensa a un blitz nei prossimi 15 giorni, prima del giudizio della Corte Costituzionale che il 3 dicembre deciderà se ammettere o meno il ricorso sulla legge elettorale - L’ipotesi è un Superporcellum dove, per ottenere il premio di maggioranza, servirà il 40% dei voti: per la serie, teniamoci ancora le larghe intese…

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Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

Il triangolo immaginato da Enrico Letta per sbloccare la legge elettorale prevede il coinvolgimento di tutti gli organi costituzionalmente rilevanti. In questo modo, un eventuale decreto contro il Porcellum sarebbe blindato e giustificato. Le Camere votano un ordine del giorno di indirizzo al governo chiedendogli di intervenire sulla base delle (pochissime) linee prevalenti registrate nel dibattito al Senato.

LETTA E ALFANO FESTEGGIANO IN SENATOLETTA E ALFANO FESTEGGIANO IN SENATO

L'esecutivo affina l'indicazione del Parlamento e vara un decreto votato dal consiglio dei ministri, cioè dai tre partiti delle larghe intese. Il presidente della Repubblica annota questa volontà convergente ed emana il decreto che pure deve rispondere ai criteri di necessità e urgenza. Del resto il premier considera «il Porcellum il male assoluto. Se il Parlamento lo chiede si può intervenire per decreto. Ma la richiesta deve venire da lì».

L'iniziativa potrebbe trasformarsi in un blitz. Cioè realizzarsi nei prossimi 15 giorni. Prima del giudizio della Corte Costituzionale che il 3 dicembre deciderà se ammettere o meno il ricorso sulla legge elettorale. È chiaramente un azzardo. Infatti il primo obiettivo delle parole del premier pronunciate a Malta, è una pressione sul Parlamento perché faccia qualcosa anticipando quella data.

alfano e letta duo extraalfano e letta duo extra

Ma al Senato quello che si può fare è già chiaro. Niente. Oggi la commissione Affari costituzionali certificherà la totale paralisi. Ogni partito si voterà il suo ordine del giorno nell'assoluta confusione delle proposte. Non c'è accordo, non c'è un testo unico.
A questo punto, dando credito all'opinione di Letta (e di un gruppo di costituzionalisti a cominciare da Michele Ainis) la strada del decreto, vista l'impasse, non è preclusa.

ENRICO LETTA E ALFANO NEL GIORNO DELLA FIDUCIA AL GOVERNO FOTO LAPRESSEENRICO LETTA E ALFANO NEL GIORNO DELLA FIDUCIA AL GOVERNO FOTO LAPRESSE

Il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello nega invece che si possa intervenire con un provvedimento d'urgenza. Il premier è intervenuto ieri anche per smentire il suo collega di governo. Qui però finisce la teoria e comincia la pratica. In parole povere, quale legge elettorale verrebbe disegnata nel decreto? C'è un solo schema possibile, seguendo le "linee prevalenti" emerse a Palazzo Madama. Rimangono le liste bloccate, ossia i nominati, ma in un elenco molto corto magari con il vincolo di genere che garantisce la presenza femminile.

Ignazio La Russa Gaetano QuagliarielloIgnazio La Russa Gaetano Quagliariello

Così la riconoscibilità del candidato e il suo collegamento al territorio è molto più evidente. L'altro punto di (minima) convergenza è la soglia di accesso al premio di maggioranza del 55 per cento di seggi per la Camera. Non basterà ottenere un voto in più. La coalizione dovrà superare almeno il 40 per cento di voti per fare il salto verso i 340 seggi, ovvero verso una robusta maggioranza assoluta. È il cosiddetto modello "ispanico". Ma con quella soglia, e un sistema, grazie a Grillo, ormai tripolare, può in realtà diventare un SuperPorcellum. Nessuno raggiunge quella soglia, la legge diventa proporzionale e l'effetto immediato è la continuazione delle larghe intese.

Gaetano QuagliarielloGaetano Quagliariello Michele AinisMichele Ainis

Un decreto così scritto è destinato a trovare un'opposizione trasversale nei partiti. Matteo Renzi, quasi scontato segretario del Pd dall'8 dicembre, è un nemico del proporzionale e delle larghe intese, non accetterà un sistema che perpetui la Grande coalizione. Nel Pdl, il fronte dei falchi tifa per la lunga vita al Porcellum attuale. C'è anche il problema del Consiglio nazionale e della decadenza di Berlusconi nella seconda metà del mese. Ma la
moral suasion del premier poggia su due pilastri. «Sono convinto che la Consulta ammetterà il ricorso contro la legge Calderoli», ripete da settimane il premier.

Questo significa che o trasformerà comunque il Porcellum in un proporzionale puro (terrore del Pd) o cancellerà l'intera norma vigente ripristinando il Mattarellum (terrore dei berlusconiani). Questa seconda e clamorosa ipotesi è sempre più accreditata nel circolo ristretto degli esperti. Il secondo pilastro è l'assillo di Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato si è impegnato: mai più elezioni con il Porcellum. E anche se la sua difesa delle larghe intese non è venuta meno, il presidente non può non disporre di uno strumento per esercitare il potere di scioglimento delle Camere. Ossia una nuova legge elettorale.

GIORGIO NAPOLITANO CON CHECCO ZALONEGIORGIO NAPOLITANO CON CHECCO ZALONE ROBERTO CALDEROLI jpegROBERTO CALDEROLI jpeg

 

 

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