TANTO RUMORE PER ABU - LA SEVERINO METTE UNA PEZZA AL CASO DEL RAPIMENTO DELL'IMAM EGIZIANO ABU OMAR, EVITANDO DI FAR INCAZZARE GLI AMERICANI - DELLE 23 RICHIESTE DI ESTRADIZIONE PER GLI AGENTI DELLA CIA COINVOLTI, IL MINISTRO NE HA FIRMATA SOLO 1 - TUTTI, TRANNE UNO, SONO STATI INFATTI CONDANNATI A 4 ANNI, E PERCIÒ POSSONO AVVALERSI DI MISURE ALTERNATIVE - MA GLI USA NON SONO ANCORA CONTENTI...

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Maurizio Molinari per "La Stampa"

Paola SeverinoPaola Severino

Il ministro della Giustizia Paola Severino ha firmato solo una delle 23 richieste di estradizione della Procura generale di Milano nei confronti dei cittadini americani condannati per la partecipazione al rapimento dell'imam jihadista egiziano Abu Omar, il 23 febbraio 2003.

La decisione, avvenuta nelle ultime ore di attività del governo Monti, ha un significato politico perché risolve gran parte del contenzioso fra Italia e Stati Uniti sul caso Omar, sebbene restino aperti alcuni capitoli.

Paola SeverinoPaola Severino

Il ministro Severino aveva ricevuto dalla Procura generale di Milano le 23 richieste di «diffondere le ricerche in campo internazionale per i cittadini statunitensi condannati in via definitiva nel procedimento per il sequestro di Abu Omar» - l'ultima le è pervenuta il 14 dicembre - e ha deciso di non firmarne 22 perché si tratta di casi nei quali i condannati hanno ricevuto una pena di 4 anni.

Il motivo è che in base ad un decreto ministeriale del 2000 e ad altre circolari in materia, un cittadino straniero estradato e con una condanna fino a 4 anni può chiedere di giovarsi di «misure alternative» e «benefici penitenziari» vanificando l'intento del rientro.

Elsa Fornero e Paola SeverinoElsa Fornero e Paola Severino

Le pene non superiori ai 4 anni per gli agenti Cia e per il militare Usa coinvolti nella «rendition» di Abu Omar si devono all'indulto applicato dall'autorità giudiziaria milanese nel 2006, quando il ministro della Giustizia era Clemente Mastella. L'unica richiesta firmata dal ministro Severino riguarda Robert Seldon Lady, ex capo stazione della Cia a Milano, che essendo considerato il regista del sequestro è stato condannato a 6 anni di detenzione e dunque non rientra nei termini di quanto stabilito dal decreto ministeriale del gennaio 2000.

ABU OMAR ABU OMAR

Nel comunicato con cui il Guardasigilli Severino ha reso pubblica la decisione, spiega che «le medesime disposizioni sono state alla base di tutte le analoghe decisioni assunte da precedenti ministri in merito a numerosissimi casi riguardanti italiani e stranieri dei quali le autorità giudiziarie avevano chiesto la diffusione delle ricerche» facendo così rientrare la decisione in un consolidato modo d'operare. Resta il fatto che il messaggio inviato a Washington ha un indubbio valore politico.

cia central intelligence agencycia central intelligence agency

Sin dalla decisione della Cassazione di convalidare le 23 richieste d'estradizione l'amministrazione Obama aveva fatto presente al governo Monti la necessità di risolvere il caso, giudicato dal Dipartimento di Stato «senza precedenti fra alleati». Non solo perché la «rendition» del 2003 fu eseguita dalla Cia con il consenso dei servizi italiani ma in quanto la «richiesta di estradizione» di 007 alleati ha determinato, per Washington, una lampante violazione degli accordi sull'immunità di militari e diplomatici americani in un Paese Nato.

A seguito delle pressioni di Washington si sono svolte a palazzo Chigi più riunioni durante le quali, secondo fonti diplomatiche, il premier Monti aveva espresso l'auspicio di trovare una «soluzione» capace di rispettare la sentenza passata in giudicato e al tempo stesso di scongiurare un corto circuito fra alleati. Sarebbe stato lo stesso presidente Barack Obama a chiedere a Monti una soluzione in tempi brevi. Il timore di Washington era legato alla possibilità che la crisi di governo portasse a uno slittamento del caso-Omar.

La scelta della Severino disinnesca in gran parte tale mina dai futuri rapporti Usa-Italia anche se restano due vicende aperte: l'estradizione di Robert Seldon Lady, perché sul piano giuridico per Washington resta un vulnus negli accordi Nato sull'immunità diplomatica e i mandati d'arresto europei nei confronti di tutti i 23 agenti che continuano a vigere nello spazio dell'Ue, impedendo a questi cittadini americani di mettervi piede.

 

 

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