TENDE A MICROONDE - TRA CAMPI ATTREZZATI E QUELLI IMPROVVISATI NEI GIARDINI DI CASA, GLI SFOLLATI DELL’EMILIA ARRIVANO A QUOTA 14 MILA - NELLE TENDE SI SFIORANO I 40 GRADI: “FA ’N CALD DA BBESHTIA!” - I PIÙ FORTUNATI HANNO A DISPOSIZIONE UN PICCOLO CONDIZIONATORE, MA NELLA MAGGIOR PARTE DELLE TENDOPOLI L’IMPIANTO ELETTRICO NON REGGE E LA CORRENTE SALTA IN CONTINUAZIONE…

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Andrea Scaglia per "Libero"

TENDOPOLI IN EMILIA PER GLI SFOLLATI DEL TERREMOTOTENDOPOLI IN EMILIA PER GLI SFOLLATI DEL TERREMOTO

«Provi, provi a mettere la testa dentro» ci dice la signora indicando una tenda del piccolo accampamento improvvisato di fianco a una manciata di case basse sulla strada che da Cavezzo porta a Mirandola, provincia di Modena e il terremoto che ancora ti pare di sentirlo sotto i piedi. Poche centinaia di metri prima, il pannello luminoso a forma di croce davanti alla farmacia, quello che informa alternativamente su ora e temperatura, ci aveva avvertito: «+ 36», trentasei gradi.

TENDOPOLI IN EMILIA PER GLI SFOLLATI DEL TERREMOTOTENDOPOLI IN EMILIA PER GLI SFOLLATI DEL TERREMOTO

«Provi, valà...» ripete la signora. E noi proviamo. E vabbé che sono le due e mezza del pomeriggio, ma ecco, appena oltrepassata la soglia, ingobbiti perché la tenda è sì grande ma non abbastanza per entrarci eretti, appena dentro subito ci viene da aprire la bocca in cerca d'aria, come l'astronauta cui è stato improvvisamente tolto il casco, quasi schiacciati da quel blocco d'umidità che pare farsi solido. E facciamo appena in tempo a notare i due sacchi a pelo azzurri ordinatamente allineati, camera da letto d'emergenza e però regolarmente riassettata come si conviene, che il sudore comincia a sgorgare copioso e subito ne usciamo paonazzi.

TENDOPOLI IN EMILIA PER GLI SFOLLATI DEL TERREMOTOTENDOPOLI IN EMILIA PER GLI SFOLLATI DEL TERREMOTO

Guardiamo ansimanti la signora e la nostra è frase di rito, «che caldo!...». Tre metri più in là, un'altra signora e però parecchio più anziana, faccia color legno e rughesolchi di vita nei campi e capelli raccolti e candidi, è seduta su una sedia di plastica bianca davanti a un tavolo di plastica bianca e in mano ha un bicchiere di plastica bianca mezzo pieno d'acqua, sente la nostra esclamazione e la ripete, ma in dialetto: «Fa 'n cald da bbeshtia...», con la «e» stretta. Sì, un caldo da bestia. Rende l'idea.

TENDOPOLI IN EMILIA PER GLI SFOLLATI DEL TERREMOTOTENDOPOLI IN EMILIA PER GLI SFOLLATI DEL TERREMOTO

GLI STRANIERI
A Mirandola il centro del paese è chiuso, c'è un vigile del fuoco là in altro che puntella la volta d'una chiesa visibilmente danneggiata. Di fianco s'adagia il campo d'ac - coglienza, annunciato dalle piccole piscine gonfiabili colorate prese d'assalto dai bimbi, che si tuffano e gridano e si divertono. All'entrata ci accoglie Maurizio, capo del campo e calabrese dell'Anas, «ogni tenda ha un piccolo condizionatore, qui siamo fortunati perché era uno spiazzi che serviva per le giostre, c'è elettricità sufficiente ».

E notiamo in bacheca gli avvisi in più lingue, arabo e rumeno e cinese e chissà cos'altro, scandiscono i turni di pulizia. «Sì, di stranieri ce n'è sono tanti». Stiamo chiacchierano e davanti all'entrata del campo si ferma un'auto, scendono un ragazzo e una ragazza, lui s'avvicina e si rivolge, «io avrei dell'acqua e anche un condizionatore portatile. Possono servire? Posso lasciarli qui?».

TENDOPOLI IN EMILIA PER GLI SFOLLATI DEL TERREMOTOTENDOPOLI IN EMILIA PER GLI SFOLLATI DEL TERREMOTO

E gli viene spiegato che il condizionatore sì, lo può lasciare, ma per i generi alimentari - acqua compresa - i campi sono serviti dai Comuni, i prodotti devono essere certificati. «Il condizionatore è quasi nuovo ma non mi serve. Ho parlato con gli alpini di Treviso ma scendono più avanti, allora abbiamo pensato di venire noi». Meraviglioso. Troppo spesso ci dimentichiamo che l'Italia è anche questa. A Camposanto, una decina di chilometri più in là, sono meno fortunati. I condizionatori per le tende sono arrivati, e però l'energia non è sufficiente, ragion per cui c'è stato un black-out e l'Enel sta rimettendo a posto la situazione. Diverse sono le tendopoli in questa situazione.

TERREMOTO EMILIA CONTROLLI DELLE FORZE DELL ORDINETERREMOTO EMILIA CONTROLLI DELLE FORZE DELL ORDINE

Qui a Camposanto il campo è gestito dai volontari della Protezione Civile di Parma, «serviamo circa duecento pasti al giorno, all'inizio arrivavamo al migliaio, poi abbiamo dato ai residenti con le abitazioni inagibili, che poi sono quelli che hanno diritto all'assistenza, ecco, gli abbiamo dato un braccialetto. Perché altrimenti in troppi s'infilavano». Luigi, il capo-campo, si sta finalmente riposando dopo ore ed ore di lavoro ininterrotto, «è nel forno a microonde », e indicano uno dei container.

VIVERE NELLE TENDE IN EMILIA DOPO IL TERREMOTOVIVERE NELLE TENDE IN EMILIA DOPO IL TERREMOTO

14MILA SFOLLATI
E girando per i paesi è impressionante notare quanti siano gli accampamenti informali, gruppi di tende piantate di fianco alla casa che non si vuol lasciare. Sono circa diecimila gli sfollati ospitati nei campi «ufficiali», altri 4mila in quelli improvvisati. A Cavezzo uno di questi è proprio all'entrata del centro, una ragazza e una signora cercano riparo dal caldo insopportabile, hanno piantato un bandiera italiana, «noi restiamo qui fino a quando si deve, in molti passano e ci lasciano qualcosa». E ancora qui a Cavezzo, altro paese scosso dal terremoto, i capannoni industriali distrutti, la Confederazione Agricoltori che vende i prodotti sotto tendoni.

Il campo d'accoglienza è gestito da volontari dell'Aquila, «e noi sappiamo che cosa significa». Proprio davanti al campo altre tende, un gruppo di persone discute con la frustrazione alimenta la rabbia, «ci dicano la verità, le scosse sono state più forti di quel che le autorità hanno dichiarato, hanno detto che sono state di 5.9 gradi Richter perché sopra i 6 gradi avrebbero dovuto rifondere ogni danno». Una signora del campo è seduta davanti al tendone, qui è verde invece che il solito blu.

VIVERE NELLE TENDE IN EMILIA DOPO IL TERREMOTOVIVERE NELLE TENDE IN EMILIA DOPO IL TERREMOTO

E chi ha girato per terremoti - che espressione terribile, «girare per terremoti», e però noi giornalisti questo facciamo - chi ha girato per terremoti lo riconosce, quello sguardo. È sempre lo stesso, a L'Aquila come a Finale Emilia come a Giuliano di Puglia. E dunque come sta, signora? «Stiamo aspettando», così ci risponde, dopo averci spiegato che il marito è in ospedale con il timpano sfondato. E che cosa state aspettando? «Non lo so, non lo so che cosa stiamo aspettando». Poi si ferma, e ci attraversa con lo sguardo. «Non lo so che cosa stiamo aspettando. Basta che qrrivi presto».

 

 

 

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