Estratto dell’articolo di Luigi Ippolito per www.corriere.it
Un esito «catastrofico» per i conservatori? «Non siamo troppo lontani», ha chiosato il professor John Curtice, il mago britannico dei sondaggi. Perché il partito al governo a Londra si avvia a incassare il peggior risultato da 40 anni a questa parte in una consultazione amministrativa: lo spoglio è ancora in corso, ma i conservatori potrebbero lasciare sul terreno anche 500 consiglieri locali, la metà di quelli che erano in palio.
I grandi vincitori di questa tornata, come largamente previsto, sono i laburisti: e così il loro leader Keir Starmer ha parlato di un evento «sismico», mentre il premier Rishi Sunak ha dovuto ammettere che si è trattato di un risultato «deludente». Perfino nel suo cortile di casa, ossia a York, la circoscrizione che lui rappresenta in Parlamento, è stato eletto un sindaco laburista.
Nella giornata di ieri spiccava anche il ribaltone a Blackpool South, città proletaria del Nord, storicamente laburista, che però nel 2019 Boris Johnson era riuscito a conquistare ai conservatori sull’onda della Brexit: ma il voto suppletivo ha ridipinto di rosso Blackpool con uno spostamento di voti del 26% a favore dei laburisti, la terza maggiore oscillazione elettorale della storia britannica.
Quel che è peggio, i conservatori hanno evitato solo per una manciata di voti di essere relegati al terzo posto dal Reform Party, l’ex Brexit Party di Nigel Farage, che ha capitalizzato i consensi dei ceti popolari delusi: e nel partito di governo c’è chi leggerà questo risultato come il segnale che bisogna spostarsi ulteriormente a destra per recuperare questi voti in uscita.
A livello nazionale, i laburisti hanno ottenuto il 34% dei voti, i conservatori il 25% e i liberal-democratici il 17%: proiettando questi risultati sulla composizione del Parlamento di Westminster in caso di elezioni politiche, secondo Sky News i laburisti otterrebbero 294 seggi, i conservatori 242 e i lib-dem 38 (con 66 seggi agli altri partiti minori).
Dunque il Labour vincerebbe le prossime elezioni, come tutti ormai danno per scontato, ma non otterrebbe la maggioranza assoluta: il che, nel sistema britannico, è un grosso problema (quella proiezione però non tiene conto del voto in Scozia, dove i laburisti sono in recupero sui nazionalisti).
Un campanello d’allarme per il Labour è arrivato dalle aree a forte presenza musulmana: lì il partito di Keir Starmer ha perso consensi, soprattutto a favore dei Verdi, a causa della posizione cauta tenuta sul conflitto a Gaza.
Dal voto amministrativo ci si aspettava soprattutto un verdetto sulla tenuta di Sunak: ebbene, il premier ne esce paradossalmente rafforzato, perché ha evitato una disfatta totale. Nel Teesside, regione del Nordest, i conservatori hanno mantenuto il sindaco e lo stesso potrebbe accadere nelle West Midlands (i risultati qui si sapranno oggi): se si aggiunge il fatto che il Reform Party non ha mai superato i Tories, non si sono verificate quelle condizioni che avrebbero fatto scattare una ribellione interna e la defenestrazione del premier.
Ormai all’interno dei conservatori si ritiene improponibile fare un cambio in corsa e ci si rassegna ad andare al voto nazionale (probabilmente in autunno) sotto la leadership di Sunak. […]
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