LA TRAPPOLA DEL CONGIURATO MINZO – SILURO DELL’EX DIRETTORE DEL TG1 A QUAGLIARIELLO, IL GOVERNO RISCHIA DI CADERE (MA VIENE SALVATO DA CASINI)

Minzolini attacca la riforma costituzionale e al momento del voto un gruppo di senatori lealisti si allontana dall’aula ma la vecchia volpe Casini si accorge di tutto e 4 senatori centristi richiamati dalla buvette scongiurano la crisi – Quagliariello: “Dopo ciò che è accaduto, la vittoria è ancora più forte”…

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Ugo Magri per "La Stampa"

«Parlatevi», ha molto insistito Berlusconi finché ieri i due, finalmente, si sono incontrati. Tra il successore «in pectore» Alfano e il capo dei «lealisti» Fitto il faccia a faccia si è trascinato per quasi due ore. Non risulta che si siano accordati, tanto è vero che verso sera Silvio ha dovuto rivedere entrambi, però separatamente.

Minzolini intervistatoMinzolini intervistato

Dall'accampamento di Fitto giunge assicurazione che l'ex-ministro ha tenuto il punto chiedendo l'«azzeramento» di tutti gli incarichi di partito, in pratica pieni poteri al Cavaliere. Presso gli alfaniani invece si sostiene che Fitto sia semplicemente alla ricerca di garanzie e salvacondotti per sé nonché per i suoi sostenitori: versione «minimal» che, per certi aspetti, banalizza e immeschinisce il dramma di un partito ormai sull'orlo della scissione.

AUGUSTO MINZOLINIAUGUSTO MINZOLINI

A quale livello di ferocia sia precipitato lo scontro nel Pdl, lo svela l'agguato di ieri a Palazzo Madama, teso dai «super-falchi» durante il dibattito sulle riforme. Stava per andare ai voti la riforma costituzionale messa in campo dal ministro Quagliariello, quando ha preso la parola il senatore Minzolini, che ha rapidamente scalato le gerarchie berlusconiane. L'ex-direttore del Tg1, ha denunciato il «compromesso al ribasso» del piano riformatore, in quanto «nemmeno sfiora il capitolo giustizia».

E tutti nell'emiciclo l'hanno subito inteso come un siluro indirizzato a Quagliariello, che oltre a essere lo stratega delle riforme si è parecchio esposto nella battaglia interna promuovendo il «documento dei 24» (quanti i senatori filo-governativi del Pdl) e adombrando a «Matrix» una scissione che il ministro non auspica però mette nel novero degli eventi possibili («Se ci sarà una minaccia per il governo, nascerà un altro gruppo, anche se mi auguro che non accada»).

PIERFERDINANDO CASINI ENRICO LETTA - Copyright PizziPIERFERDINANDO CASINI ENRICO LETTA - Copyright Pizzi LORENZIN E QUAGLIARIELLO MANGIANO IL GELATO FOTO LAPRESSELORENZIN E QUAGLIARIELLO MANGIANO IL GELATO FOTO LAPRESSE

Fatto sta che, al momento del voto sulla riforma costituzionale, quasi alla spicciolata un gruppo di senatori «lealisti» s'è allontanato dall'aula. Il movimento tra i banchi è stato colto, a quanto si dice, dalla vecchia volpe Casini. Avvertito in tempo, Quagliariello ha fatto chiamare di corsa 3-4 senatori centristi che si rifocillavano alla buvette: mossa decisiva, in quanto la riforma è passata per soli 4 voti. Quattordici gli assenti Pdl, 11 quanti si sono astenuti (al Senato l'astensione vale voto contrario). Formigoni: «Qualcuno ha tentato di far cadere il governo».

Fitto Cicchitto AlfanoFitto Cicchitto Alfano

Già, perché, se il ddl fosse andato sotto, il ministro si sarebbe dovuto dimettere, Napolitano avrebbe dovuto riscrivere l'importante discorso sulle riforme pronunciato nel pomeriggio a Firenze, e per Letta sarebbe stato un colpo forse letale. Scampato il pericolo, Quagliariello ha indirizzato ai cospiratori Pdl un tweet-marameo: «Quanto è accaduto oggi rende la giornata ancora più importante e la vittoria ancora più forte».... Ma i falchi, paragonati da Cicchitto ai «nostalgici di Salò», si può stare certi, torneranno all'assalto.

MINZOLINI QUAGLIARIELLOMINZOLINI QUAGLIARIELLO

 

 

 

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