TRAVAGLIO RASPUTIN INDICA LA STRADA A CONTE: METTERE ALL'ANGOLO L'OPPOSIZIONE INTERNA (A PARTIRE DA DI MAIO) - “L'UNICA VIA D'USCITA È MOLLARE IL GOVERNO (RITIRO DEI MINISTRI), MA NON LA MAGGIORANZA (APPOGGIO ESTERNO, ALMENO SULLE LEGGI UTILI). È VERO: DI MAIO NON LASCERÀ MAI LA FARNESINA. MA, SE LO VOTASSERO GL'ISCRITTI, DOVREBBE SCEGLIERE FRA MINISTERO E MOVIMENTO. E IL FAMOSO CHIARIMENTO INTERNO FRA GOVERNISTI E MOVIMENTISTI SAREBBE COSA FATTA” - E PEPPINIELLO APPULO STA PER FARSI IL SUO PARTITO, LIQUIDANDO LA VECCHIA GUARDIA M5S: “ENTRO LA FINE DI GIUGNO IL M5S INDIRÀ LA CONSULTAZIONE IN RETE SUL DOPPIO MANDATO…”

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MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE

1 - MORTE PRESUNTA

Estratto dell’articolo di Marco Travaglio per “il Fatto quotidiano”

 

[…] Per arrivare vivo alle prossime politiche, Conte dovrà supplire al suo vero deficit: che non è di "linea" o di idee, anzi (salario minimo, ambientalismo radicale, multilateralismo e pacifismo, oggi in bocca a tanti, erano solo nel programma M5S): è di organizzazione.

 

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I delegati territoriali sono un buon inizio, sia pur tardivo. Il resto dell'opera è recuperare credibilità tra gli esclusi (in Francia Mélenchon sfonda), divincolandosi dal Pd e dal trappolone in cui Grillo e Di Maio han cacciato i 5S: quello che li penalizza sia se scaricano Draghi (sfasciano tutto in piena guerra!), sia se restano con lui (sono incoerenti per tenersi le poltrone!).

 

L'unica via d'uscita è mollare il governo (ritiro dei ministri), ma non la maggioranza (appoggio esterno, almeno sulle leggi utili). È vero: Di Maio non lascerà mai la Farnesina. Ma, se lo votassero gl'iscritti, dovrebbe scegliere fra Ministero e Movimento. E il famoso chiarimento interno fra governisti e movimentisti sarebbe cosa fatta.

 

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2 - E CONTE AVVISA DI MAIO «VOTO SUL DOPPIO MANDATO»

Mario Ajello per “il Messaggero”

 

L'annuncio serale di Conte, a proposito del doppio mandato dei parlamentari, è la vera reazione alla batosta elettorale di questi giorni. E significa questo: mi giocherò le mie residue chance di carriera politica creando finalmente il mio partito personale.

 

Qual è lo strumento per arrivarci? Sostituire l'intero o quasi corpo parlamentare stellato con suoi fedelissimi. Insomma nessun mea culpa per il tonfo elettorale e rilancio della propria zoppicantissima leadership. E questo è l'annuncio: «Entro la fine di giungo il M5S indirà la consultazione in rete sul doppio mandato».

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Ovvero: è già previsto, mobilitando quel che resta degli attivisti e cooptando un bel po' negli organi direttivi, che verrà impedita la terza candidatura e le conseguenze sono chiare. Un po' di deroghe per Di Maio e pochi altri, se non esagerano nella fronda, restano i fedelissimi di Conte (Turco, Todde, Gubitosa) e poi liste tutte nuove e tutte targate Giuseppi. E a quel punto, nelle elezioni 2023, o la va o la spacca.

 

LUIGI DI MAIO MARCO TRAVAGLIO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MARCO TRAVAGLIO GIUSEPPE CONTE

Naturalmente «io nel voto sul doppio mandato non mi esprimerò per sostenere una posizione o un'altra». Ma suvvia, sono cose che si dicono e tutti sanno qual è il disegno di sopravvivenza, molto eventuale, dell'ex premier. È quello del partito personale e del partito ultra tradizionale. Con tanto, ecco un altro annuncio, di «delegati territoriali per darci coerenza di azione». Capi e capetti locali, come nella Dc e nel Pci, per evitate quello che è appena accaduto: cioè che gli italiani sui territori si siano dimenticati l'esistenza. ormai quasi carbonara, dei grillini.

 

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Ma Conte, oltre che con gli annunci, ha cercato di rianimarsi - e di evitare che scoppi la rivolta interna - anche Distribuendo cariche. Ma ormai «è un pugile suonato», dicono di lui nel movimento. Si rifugia nel pomeriggio tra i fedelissimi del Consiglio Nazionale M5S, da cui non ci si poteva aspettare alcuna sollevazione anti-leader appunto perché è un organo a lui addomesticato tra vicepresidenti (addirittura 5), capigruppo parlamentari e responsabili dei comitati tematici.

 

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E non ne fanno parte i ministri, sennò in molti si sarebbero aspettati l'assenza di Di Maio pronta ad essere interpretata, senza il neppur minimo avallo dell'interessato, che si tiene coperto e non vuole entrare in polemiche di partito. E comunque. Conte, sempre più frastornato, distribuisce pennacchi di qua e di là. Come accadeva nell'esercito borbonico mentre stava capitolando. Ma proprio i suoi sodali sono nel mirino del partito.

 

LUIGI DI MAIO NELLA REDAZIONE DEL FATTO CON MARCO TRAVAGLIO LUIGI DI MAIO NELLA REDAZIONE DEL FATTO CON MARCO TRAVAGLIO

«Dopo un anno ci sono dei responsabili, la Taverna ha gestito tutte le campagne elettorali e ora voglio vedere come la scaricano», commenta un deputato grillino di lungo corso. Mentre su Todde e Turco pesano i malumori sui loro territori di riferimento. La viceministra dello Sviluppo Economico è sulla graticola in Sardegna, l'ex sottosegretario di Conte a Palazzo Chigi sconta la débâcle nel suo comune, Taranto, dove M5S aveva quasi il 50 alle Politiche, il 12 alle Comunali di 5 anni fa e ora è al 4. È insomma una polveriera il movimento.

 

LUIGI DI MAIO NELLA REDAZIONE DEL FATTO CON MARCO TRAVAGLIO LUIGI DI MAIO NELLA REDAZIONE DEL FATTO CON MARCO TRAVAGLIO

All'Aquila - dice un deputato influente, l'abruzzese Gianluca Vacca - abbiamo preso lo 0,7 per cento. Ma il problema è ovunque. Abbiamo perso l'identità. Vorrei che ci fosse un dibattito interno, i problemi non si risolvono con le nomine». La deputata messinese Angela Raffa, considera il risultato di Messina peggiore di quello di Palermo e osserva parlando all'Adnkronos: «Se non fossimo nel governo Draghi saremmo più liberi». Anche l'alleanza con il Pd viene messa in discussione: «Non so quanto durerà». Siamo al si salvi chi può. E nessuno salva Conte che annuncia la Fase2. Ma quante volte è cominciata almeno a parole, da quando c'è il crepuscolo di M5S, senza che se ne vedessero i frutti?

 

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