Giuseppe Agliastro per il “Fatto Quotidiano”
Il Cremlino controlla la stragrande maggioranza dei mass media russi. Ma non basta: c’è un piccolo esercito di persone pagate per inondare il web di commenti a favore di Vladimir Putin e screditare i suoi nemici. È quello che racconta Liudmila Savchuk, una reporter freelance che per più di due mesi ha lavorato a San Pietroburgo in quella che i giornali di tutto il mondo hanno già ribattezzato come la “fabbrica dei troll”.
Una società dietro cui, stando ad alcuni giornali dell’opposizione, si celerebbe un fedelissimo dello ‘zar’ Putin: il re della ristorazione e gran vincitore di gare pubbliche Yevgheniy Prigozhin, che due anni fa si aggiudicò un colossale appalto da due miliardi di dollari per fornire pasti già pronti a scuole e caserme.
Parla velocemente Liudmila, ed è spesso costretta a interrompersi per rispondere al cellulare, che squilla in continuazione da quando la sua avventura ha attirato l’attenzione della stampa internazionale. La incontriamo in un caffè dell’antica capitale russa poco prima dell’inizio del processo contro i suoi ex datori di lavoro, che lei ha querelato.
Formalmente per non averle mai fatto un contratto regolare e averla sempre pagata in nero, ma “l’obiettivo principale - spiega - è far uscire allo scoperto i responsabili” di questa misteriosa società creata per promuovere il punto di vista del Cremlino: Internet-Issledovanja, ovvero “Ricerche internet”.
Liudmila, 34 anni, tiene subito a sottolineare che lei non è una semplice ex troll - una provocatrice che interviene nelle discussioni su Internet per intralciarle o indirizzarle - ma una giornalista che è riuscita a infiltrarsi nel palazzo di quattro piani di via Savushkina 55 dove - lei sostiene - sono probabilmente in centinaia a sparare a raffica messaggi e post che esaltano Putin e si scagliano ferocemente contro i suoi oppositori interni e internazionali.
“Le persone che lavorano lì dentro - ci racconta - sono per lo più giovani, studenti o neolaureati in cerca di una prima occupazione che scrivono cosa gli dicono senza pensare, senza porsi alcun problema. Quelli della mia età - aggiunge - sono un’eccezione”. Ad attrarre i troll è la paga: in cambio di turni giornalieri di 12 ore si ricevono infatti 600-1000 euro al mese: somme non stratosferiche ma che di certo fanno comodo, soprattutto quando si hanno 20 anni si vive in un Paese in recessione economica.
Al colloquio di lavoro, Liudmila si è spacciata per una casalinga e, sapendo che le avrebbero controllato foto e post su VKontakte (il Facebook russo), ha ripulito la sua pagina personale da tutto quello che avrebbe potuto compromettere la sua assunzione. “Ho nascosto gli amici attivisti e ho cancellato le foto delle manifestazioni”.
IL 2 gennaio, dopo aver firmato un pezzo di carta in cui si impegnava a non divulgare cosa succedeva in ufficio, ha iniziato a lavorare. “La struttura è divisa in dipartimenti, io sono stata assegnata a quello che si occupa dei blog su LiveJournal. Dovevo gestirne tre: uno era quello di una fantomatica indovina che tra un consiglio e l’altro si diceva preoccupata per la situazione in Europa e prevedeva guai per l’Ucraina”.
A indicare gli argomenti da trattare sono dei superiori: “Per esempio - ricorda Liudmila - quando Boris Nemtsov è stato ucciso praticamente sotto il Cremlino, è stato assegnato a tutti il compito di addossare la colpa ai suoi amici dell’opposizione, al governo ucraino e ad americani ed europei”. L’11 marzo è l’ultimo giorno nella “fabbrica dei troll” per la reporter: si sono accorti che è stata lei a girare un breve filmato che mostra per un attimo i giovani operai della propaganda del Cremlino all’opera.
Un video fatto con il cellulare e che Liudmila ha consegnato a Andrey Soshnikov, un amico e collega della testata Moi Raion, che ha scritto un articolo sulla vicenda. E lo stesso ha fatto Novaia Gazeta. Liudmila non è l’unica ad aver svelato i segreti della “fabbrica dei troll”, altre persone che ci hanno lavorato hanno raccontato le loro esperienze, ma a patto di restare anonimi. Lei ci ha messo la faccia: e ora riceve email con offese e minacce. La battaglia di Liudmila continua in tribunale: la prossima udienza è domani.