L’ULTIMA SPARATA DEL BANANA: “SE MI SALVANO LASCIO LA POLITICA” - B. SOGNA UN CONDONO “TOMBALE” ANCHE SU RUBY E GLI ALTRI PROCESSI (AUGURI)

Silvio è stanco, anche di lanciare tuoni e fulmini contro il governo. Ha placato i falchi in attesa di nuovi colloqui con Napolitano - Ma è furioso col Tribunale di Milano che ha fatto uscire la motivazione su Dell’Utri e la mafia alla vigilia della discussione sulla sua decadenza in Senato…

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Francesco Bei per "la Repubblica"

Il cavaliere è stanco. «Da un mese non dormo più», ha raccontato angosciato a un amico. Rabbuiato per un futuro che gli appare senza prospettive. Marchiato come un delinquente, senza il passaporto, senza più una protezione se a un pm venisse in mente di mandargli ad Arcore i carabinieri per arrestarlo.

Così, sospinto dai figli (pronti a chiedere la grazia) e dai collaboratori di una vita, pressato dagli interessi delle aziende, Berlusconi è arrivato a confidare cosa sarebbe disposto a mettere sul piatto se quella che nel Pdl tutti chiamano "la trattativa" dovesse andare in porto positivamente: «A Napolitano l'ho anche fatto sapere. Sarei pronto a uscire dalla politica domani se solo me ne dessero la possibilità. Anzi, la vedrei come una liberazione».

VIDEO MESSAGGIO DI BERLUSCONI DOPO LA CONDANNA DELLA CASSAZIONEVIDEO MESSAGGIO DI BERLUSCONI DOPO LA CONDANNA DELLA CASSAZIONE

La svolta, una vera e propria scelta di vita, è maturata negli ultimissimi giorni. Proprio quando tutto sembrava a un passo dal precipitare. E ovviamente quegli stessi amici che la raccontano la condiscono con una sana dose di scetticismo, consapevoli che potrebbe essere l'ennesima offerta al rialzo dell'eterno giocatore. Ma c'è, è sul tavolo. E Berlusconi aspetta
che qualcuno, il capo dello Stato in primo luogo, la vada a vedere.

Per questo, dopo i fuochi e i fulmini che partivano da Arcore fino a mercoledì, improvvisamente sul Pdl sembra scesa una cappa di silenzio. Tutto fermo. Eppure il video-messaggio della crisi era pronto per essere registrato e trasmesso stasera o domattina. L'ufficio di presidenza del partito, convocato per ieri, era già stato cancellato nei giorni scorsi dall'agenda. Così anche la partecipazione di lunedì al festival "Controcorrente", organizzato dal Giornale a Sanremo, è stata per ora messa in pausa.

BERLU E NAPOLITANOBERLU E NAPOLITANO

Con un'intervista dal palco al direttore Sallusti il Cavaliere avrebbe infatti dovuto soffiare nel corno per incitare i suoi alla pugna. Invece ha preferito declinare. Tutto fermo. Per consentire alle colombe - Fabrizio Cicchitto sarebbe in attesa di salire sul Colle - di compiere il loro lavoro diplomatico senza il rombo di cannoni di sottofondo.

«C'è una riflessione in corso - ammette a mezza bocca un falco come Daniele Capezzone - ma la corda resta tesa. Tesissima». Preoccupato che questa «riflessione» possa portarlo a cambiare idea e accettare la resa, ieri Denis Verdini si è precipitato ad Arcore come una furia per convincere il Cavaliere a non farsi abbindolare dalle sirene pacifiste delle colombe. «Se ti metti nelle mani di Napolitano e del Pd sei finito. È la tua fine». Eppure Berlusconi
ancora aspetta. Pronto a rovesciare il tavolo, ma aspetta.

BERLUSCONI NAPOLITANOBERLUSCONI NAPOLITANO

Angelino Alfano, dopo essere stato ad Arcore giovedì sera, ha comunicato personalmente il cambiamento del clima a Enrico Letta, impegnato al G20 di San Pietroburgo: «Abbiamo guadagnato altre 48 ore di tempo ». Per fare cosa? L'oggetto del desiderio è sempre il condono "tombale" per Berlusconi. Una grazia che estingua non solo la pena principale ma anche quella accessoria.

Una grazia politicamente motivata, che indichi a tutte le procure e ai tribunali impegnati a giudicarlo per vari reati - da Ruby alla compravendita dei senatori - che sul Cavaliere è scesa la protezione presidenziale. Che sarebbe meglio lasciarlo andare, dimenticarlo, scontargli quel che resta e accompagnarlo in amicizia sul viale del tramonto.

DENIS VERDINI FABRIZIO CICCHITTODENIS VERDINI FABRIZIO CICCHITTO

Consegnandolo a una nuova vita e magari a nuove nozze con Francesca Pascale. Come un padre fondatore del centrodestra che, a quel punto, si aprirebbe a nuovi innesti moderati. Questo è l'obiettivo perseguito palesemente dalle colombe - politiche e aziendali - e da quanti in famiglia temono uno scenario da Sansone che muore con tutti i Filistei.

Certo, se da un lato il Cavaliere si mostra disponibile a concedere tutto, persino la sua uscita di scena (ma con onore), dall'altro tiene gli occhi aperti sugli altri giocatori. E quello che vede lo rende molto nervoso. Ad angosciarlo è la sensazione, alimentata dagli avvocati, che il Tribunale di Milano stia stringendo i tempi per arrivare alla riformulazione dell'interdizione dai pubblici uffici.

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È furioso per la motivazione della sentenza di condanna a Marcello Dell'Utri, «arrivata guarda caso alla vigilia della riunione della giunta delle elezioni», dove vengono riepilogati i suoi rapporti con i boss mafiosi attraverso la mediazione dell'ex senatore siciliano.

Ma soprattutto non si fida del Pd e di quanto gli raccontano le colombe. E attende di vedere come si svolgerà realmente il dibattito durante tutta la prossima settimana a palazzo Madama. Prima di decidere se staccare la spina al governo e puntare dritto al voto anticipato. Come lo supplicano di fare Verdini, Santanché e gli altri falchi. «Lunedì si capirà se vogliono accelerare e arrivare al voto entro pochi giorni oppure no. Li aspetto. Io ho messo sul tavolo tutto». Wait and see.

 

 

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