Stefano Graziosi per “la Verità”
Uno scossone agita il nuovo esecutivo europeo. La commissione Affari legali del Parlamento europeo ha respinto ieri due dei commissari in pectore, esprimendo timore per un loro potenziale conflitto di interessi.
A entrambi è stato negato di accedere all' audizione che si sarebbe dovuta tenere la prossima settimana davanti alle commissioni specializzate. In particolare, a essere bloccati sono stati la socialista rumena Rovana Plumb (nominata ai Trasporti) e il popolare ungherese Laszlo Trocsanyi (nominato all' Allargamento).
In Commissione, 15 deputati hanno votato per bloccare la Plumb, mentre sei si sono espressi a suo favore, con due astensioni. Il problema per lei è stato quello di non aver dichiarato due prestiti dal valore di quasi 1 milione di euro ai deputati che hanno esaminato la sua nomina, sostenendo in una lettera che i prestiti per l' acquisto di immobili a scopi privati di norma non dovrebbero essere dichiarati in base al codice della Commissione. Quello stesso codice che tuttavia impone di dichiarare investimenti, prestiti e conti bancari, che potrebbero essere in grado di determinare un eventuale conflitto di interessi.
mina andreeva come britney spears
E proprio di potenziale conflitto di interessi la Plumb è stata di fatto accusata dai suoi esaminatori. Il voto su Trocsanyi è risultato invece più risicato: undici deputati hanno votato contro di lui, nove a favore, con due astensioni. Il popolare ungherese è stato bloccato per i suoi rapporti poco chiari con lo studio legale da lui fondato: rapporti che - anche in questo caso - hanno portato gli esaminatori a esprimere timori su un probabile conflitto di interessi.
La portavoce della Commissione europea, Mina Andreeva, è intervenuta ieri sulla questione, affermando: «Questo significa che (per i due commissari in pectore, ndr) per ora la procedura è sospesa». Ciononostante ha voluto anche sottolineare che le decisioni della commissione per gli Affari legali «non significano necessariamente che ora debba essere automaticamente proposto un nuovo candidato». Bisognerà quindi vedere come la neo presidentessa della Commissione europea, Ursula von der Leyen, deciderà di agire.
laszlo trocsanyi viktor orban laszlo trocsanyi
Sulla carta, le strade praticabili sono svariate. Potrebbe cercare di trovare un accordo con l' Europarlamento o attuare un rimescolamento delle deleghe conferite ai commissari. Anche se, a ben vedere, risulta abbastanza probabile che, salvo esaurienti chiarimenti, i due commissari designati saranno costretti a fare un passo indietro.
sylvie goulard e ursula von der leyen
Tutto questo rischia comunque di produrre delle ripercussioni politiche non indifferenti. In primo luogo, troviamo un problema di immagine: una spina che la nuova Commissione si porta dietro ormai da tempo, viste le vicissitudini giudiziarie di alcuni dei suoi membri (dalla francese Sylvie Goulard al belga Didier Reynders, senza dimenticare l' inchiesta del Parlamento tedesco sulla stessa von der Leyen).
In secondo luogo, si scorge anche un problema di solidità del nuovo esecutivo europeo. Pare infatti che Fidesz non abbia preso troppo bene il veto su Trocsanyi. Ieri, il capo della delegazione del partito di Viktor Orban al Parlamento europeo, Jozsef Szajer, non a caso ha parlato di «caccia alle streghe». Sulla stessa linea si è collocato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Budapest, Gergely Gulyas, sostenendo che «l' Ungheria non ha candidature alternative da presentare». La scontentezza degli ungheresi di Fidesz non è affatto una buona notizia per Ursula von der Leyen, la cui elezione - lo scorso luglio - è avvenuta grazie a una maggioranza particolarmente risicata.
La nuova presidentessa sa di non poter fare a meno del sostegno di Orbán e - qualora l' Europarlamento dovesse impuntarsi contro Trocsanyi - trovare un compromesso con il premier ungherese potrebbe rivelarsi particolarmente arduo. Più in generale, poi, non è escludibile che la questione Trocsanyi rischi seriamente di rompere il già non troppo solido legame tra Orbán e l' establishment europeo.
Non dimentichiamo infatti che Trocsanyi sia stato ministro della Giustizia dello stesso Orbán e che abbia condiviso pienamente la sua linea politica (anche in materia migratoria). Il veto su di lui potrebbe quindi essere interpretato dal premier ungherese come un atto di ostilità nei propri confronti. E non sarebbe allora del tutto irrealistica l' ipotesi di un suo allontanamento dal Partito popolare, per una eventuale convergenza con i gruppi europei sovranisti.
In tutto questo, come riporta Politico, altri commissari in pectore risultano sotto osservazione. Il candidato a diventare l' Alto rappresentante dell' Unione per gli Affari esteri, il socialista spagnolo Josep Borrell, ha dichiarato nella sua lettera del 23 settembre che gli era stato «chiesto di considerare la possibilità di cedere le sue azioni in Bayer, Iberdrola e Bbva al fine di prevenire qualsiasi conflitto di interessi».
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La portoghese Elisa Ferreira, commissario in pectore per la coesione e le riforme, ha affermato nella sua missiva di aver deciso di «vendere le azioni» che aveva nella società lusitana Sonae. Chiarimenti sono stati poi chiesti anche al belga Didier Reynders, candidato commissario alla Giustizia, in relazione alle attività di un suo fondo di investimento. Il commissario in pectore alla Salute, Stella Kyriakidou, ha invece scritto nella sua lettera del 20 settembre di aver venduto i propri titoli nella Starbucks Corporation.
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