Melania Rizzoli per Libero
Di lui dicono che sia stato colpito dal "fattore A", come se l' antipatia fosse una infezione virale che lo ha contagiato, che sgorga dai pori della sua pelle ogni volta che appare, e contro la quale molte persone del suo staff si affannano invano a cercare un antidoto.
Ma bisogna riconoscerlo: Matteo Renzi è davvero diventato antipatico.
E quello che colpisce è il brevissimo tempo che ha impiegato per trasformarsi dalla novità assoluta che ispirava simpatia, fiducia e speranza negli italiani, in un politico consumato, non più credibile e addirittura sorpassato, tanto da indurre il popolo televisivo a storcere il naso ed a cambiare canale appena compare in tv.
La scorsa settimana in prima serata a "Bersaglio mobile", il segretario del Pd ha affossato l' audience di Enrico Mentana, racimolando un misero 3,82% su La7, dove lo hanno guardato in appena 713mila utenti.
Eppure Matteo era lì in esclusiva per presentare il suo nuovo libro "Avanti", elargendo anticipazioni a piene mani e dispensando giudizi su tutto e tutti, che però hanno dato l' impressione di essere dettati più dal risentimento che da un calcolo politico lucido, da un senso di rivalsa personale, di avere scritto il suo tomo con l' aggravante di un malcelato livore, che trapelava dal suo viso e che lui ha tentato di mascherare con battute di scherno. E poi il suo sorriso.
Renzi ha perso quello spontaneo e sincero del trionfo degli inizi, quello naturale che illumina il volto e rafforza l' argomento discusso, ed il suo è oggi diventato un sorriso di circostanza, falso e tirato, a tratti quasi un ghigno, come quello della Boldrini che in fatto di antipatia è maestra, e non è più accompagnato dalla luce degli occhi, che diventano freddi e vuoti come i messaggi che comunicano, che non suscitano più empatia e che perdono credibilità.
Perché la televisione si sa, è un mezzo micidiale per l' immagine, e qualunque inflessione della voce , smorfia del viso o lampo nello sguardo, rivela immediatamente la sincerità o la menzogna, la spontaneità o la finzione, la boria o l' umiltà, decretando quindi il gradimento del pubblico. Che poi è quello che va a votare. Il carisma iniziale di Renzi, il suo entusiasmo travolgente e la sua forza contagiosa, si sono rapidamente dissolti in una sicumera che è venuta a noia, e la falsa sicurezza, che ostenta in queste settimane, ha cancellato perfino il ricordo di quel bagno di umiltà che lui aveva offerto pubblicamente dopo la batosta del referendum del 4dicembre scorso, rassegnando le sue dimissioni commosso, con la moglie Agnese accanto, e recitando inconsapevolmente l' ultimo suo discorso che ha provocato ammirazione, simpatia e onore.
Oggi Renzi é antipatico perché ogni volta che parla appare indispettito, emana rancore, è sempre in difesa, mena schiaffoni a destra e a manca, punta il dito contro tutto e tutti, discolpando se stesso da qualunque responsabilità, ritrovandosi con uno storico partito disgregato e avverso, che gli rema contro in continuazione. Eppure sarebbe bastato che lui avesse nominato Massimo D' Alema come Alto rappresentante dell' Unione per gli affari esteri in Europa al posto di Federica Mogherini, riconoscendone la sua statura politica, ed avesse chiesto a Pierluigi Bersani di fare il segretario del Pd, per ritrovarsi con un partito compatto ed unito come una falange armata, invece di continuare a denigrare, a rottamare, a mietere errori su errori, politici e umani, senza poi riconoscerli.
Voler essere l' uomo solo al comando ad appena quarant' anni, atteggiarsi a grande tra i grandi (Obama, Merkel, Putin ecc) non gli ha giovato, anzi, il potere e la gloria sembravano averlo inebriato, distaccato dalla realtà, e se le sue prove di forza esibite hanno provocato molti fastidi, non a caso gli é stato affibbiato il soprannome di "bullo di Rignano"( copyright Dagospia), un nomignolo che non suscita simpatia, perché la spocchia, le sue inespugnabili certezze e i giudizi sommari, lo hanno fatto percepire al pari degli spacconi proletari dei film dei Vanzina, e non come un Presidente del Consiglio che Palazzo Chigi e l' Italia meritavano.
Ogni rapida ascesa comporta il rischio di una altrettanto rapida discesa, ma una scivolata in basso così veloce non si era mai vista in politica; ed è riduttivo accusare il popolo italiano di essere capriccioso e di cambiare opinione ad ogni folata di vento, perché Silvio Berlusconi ha impiegato oltre 20anni per essere disarcionato dal suo trono, ha suscitato molti sentimenti contrastanti tra gli italiani, anche feroci come l' invidia, ma oggi è ancora lì a fare opinione, a fare l' ago della bilancia, e soprattutto non è mai diventato antipatico.
L' antipatia è una forma più o meno intensa di avversione contro una persona, che provoca un sentimento di istintiva repulsione, di rifiuto o di sgradevolezza, che a volte viene provocata da un singolo contatto, da un unico gesto o da una sola parola, che suscitano un comportamento relazionale avverso o di distacco, senza una vera consapevolezza delle reali ragioni. L' attrazione e l' affinità del Renzi dei primi mesi, la sua dinamicità e soprattutto le sue promesse, avevano suscitato un' attesa sognante che però è stata la lui stesso disattesa, con un comportamento che ha mutato in pochi mesi l' orientamento nei suoi confronti.
Come è potuto succedere in un così breve periodo? E come è stato possibile non averne sentore? Quando un personaggio politico diventa antipatico, la sua antipatia si stabilizza, si deposita come una ovvia consapevolezza, è quasi impossibile tornare in sintonia con lui, ed anche se alcune sue qualità ci piacciono ancora ed hanno qualche effetto su di noi, le cose promesse e sospese, le situazioni non risolte e a volte peggiorate, e le sue stesse parole diventano parolone, mettendo in rilievo i suoi limiti ed i suoi difetti, annullando i pregi, e spingendoci a focalizzare la nostra attenzione su altri soggetti, a cercare altre opportunità, più affidabili, più costruttive e meno illusorie. Anche se grigie e tiepide come quelle di Paolo Gentiloni.
Ecco, se Matteo Renzi volesse riprendere la parvenza del leader dovrebbe lui 'cambiare verso', e se vuole tornare a piacere e sperare di recuperare il gradimento che non ha ancora del tutto perduto, dovrebbe tornare a dialogare con tutti i componenti del suo partito, smettere di denunciare congiure e vedere gufi ovunque, per non finire pugnalato a morte dai suoi senatori come Giulio Cesare.
Matteo Renzi dovrebbe perdere l' aria autoritaria che lo indebolisce, spogliarsi della boria e dell' orgoglio fiorentino e mostrarsi più italiano,tornando a pedalare tra il suo popolo, quello che parla in tutti i dialetti nazionali, che non si fa comprare per 80euro, e che forse, per la prima volta, in primavera voteranno anche per lui.
Sempre che nel frattempo sia diventato più simpatico.