VASCO CI È CASCATO - LA CORTE D’APPELLO CONDANNA ERRANI, GOVERNATORE DELL’EMILIA ROMAGNA, A UN ANNO DI PRIGIONE PER FALSO IDEOLOGICO - LUI ANNUNCIA DIMISSIONI IMMEDIATE - PER I GIUDICI FECE SCRIVERE UNA RELAZIONE FALSA PER SCAGIONARE IL FRATELLO

Giovanni Errani, attualmente sotto processo per truffa, ricevette un finanziamento da un milione dalla regione guidata dal fratello, pur non avendo i requisiti. Il governatore fece scrivere una relazione a due funzionari per dire che tutto era a posto…

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TERREMERSE: CONDANNA ERRANI, 'MI DIMETTO'

 (ANSA) - "Mi dimetto e nel farlo rivendico il mio impegno e la mia onestà. Ho sempre messo l'istituzione davanti ad ogni altra considerazione". Lo ha detto il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani dopo la sentenza emessa oggi dalla Corte d'appello di Bologna, annunciando ricorso in Cassazione e dicendosi innocente.

VASCO ERRANI VASCO ERRANI

 

"E' un momento di amarezza. Ma per prima cosa non parlo di me - ha detto Errano in una dichiarazione scritta - Parlo della Regione, perché il mio compito è tutelare l'istituzione, il suo onore, la realtà pulita e di esempio a tanti che è questa Emilia-Romagna. Ho sempre messo l'istituzione davanti ad ogni altra considerazione - a me stesso - e non cambio ora. Non si faccia nessuna confusione: quanto subisco io personalmente non diventi fango per l'istituzione. Per questo intendo rassegnare subito le mie dimissioni, e nel farlo rivendico il mio impegno e la mia onestà lungo tutti questi anni. E la mia piena innocenza anche in questo fatto specifico. Piena innocenza".

 

GIOVANNI ERRANI GIOVANNI ERRANI

"Dunque annuncio subito che presenterò ricorso affinché prevalga questa semplice verità - ha concluso Errani - Le mie dimissioni sono dunque puramente un gesto di responsabilità. Ad esse unisco il ringraziamento a collaboratori, istituzioni, organi dello Stato, forze sociali ed economiche, perché con tutti c'è stata una collaborazione significativa e costruttiva. A tutti, ancora grazie ed un augurio di buon lavoro".

 

 

2. CONDANNATO A UN ANNO VASCO ERRANI

Gilberto Dondi per “Il Resto del Carlino” - http://www.ilrestodelcarlino.it/

 

Vasco Errani, governatore dell'Emilia-Romagna, è stato condannato a un anno nel processo bis Terremerse dai giudici della Corte d'Appello. Insieme a lui i dirigenti regionali Terzini e Mazzotti condannati a un anno e due mesi. Il sostituto procuratore generale Miranda Bambace aveva chiesto per Errani, accusato di falsità ideologica in atti pubblici, la condanna a due anni. Una pena molto più dura rispetto a quella chiesta in primo grado dal pubblico ministero Antonella Scandellari (10 mesi e 20 giorni).

 

TERREMERSE TERREMERSE

Per i dirigenti regionali Terzini e Mazzotti, accusati di falso e favoreggiamento, il pg aveva chiesto due anni e due mesi (in primo grado la richiesta era stata di un anno). Nel 2006 la coop Terremerse, che era presieduta da Giovanni Errani, il fratello di Vasco, ricevette un finanziamento da un milione di euro dalla Regione per costruire una cantina vinicola a Imola pur non avendone i requisiti.

 

Giovanni attualmente è a processo in primo grado per truffa, mentre il governatore risponde di falso perché nel 2009, dopo l’uscita di un articolo de Il Giornale sul caso, fece scrivere una relazione dai due dirigenti (Terzini e Mazzotti) e la mandò in Procura. Nella relazione si diceva, in sostanza, che non c’erano irregolarità.

 

TERREMERSE TERREMERSE

Secondo i pm fu un tentativo di depistare le indagini. Stando all’impianto accusatorio, quindi, Errani avrebbe fatto pressing sui due funzionari per far compilare loro la relazione falsa su Terremerse, quando emerse la notizia del finanziamento regionale ottenuto dalla cooperativa pur non avendone i requisiti. Per quei fatti il governatore e i due dirigenti, che da sempre respingono le accuse, sono finiti davanti al giudice.

 

Nel novembre del 2012, in primo grado, è arrivata l’assoluzione del gup Bruno Giangiacomo a carico di Errani, difeso dall’avvocato Alessandro Gamberini, perché «il fatto non sussiste». Assolti anche i due dirigenti perché «il fatto non costituisce reato». Contro la decisione del giudice la Procura aveva ricorso in appello.

 

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