Alessandro Trocino per il "Corriere della Sera"
«Con Virginia non si vince», diceva qualche tempo fa Roberta Lombardi, da sempre una delle avversarie della sindaca di Roma. La sentenza di assoluzione non ha certo fatto cambiare idea a lei e a diversi altri che nel Movimento stavano già apparecchiando un'altra soluzione, sia perché pensano che i romani non la rivoteranno, sia perché stavano lavorando a un tavolo su più città con il Partito democratico.
Ma l'assoluzione di Virginia Raggi costringe tutti a un falso unanimismo, quando invece il più entusiasta di tutti (oltre a Stefano Buffagni) era e rimane Alessandro Di Battista. Che commenta così: «Per me Virginia può vincere ancora. Tantissimi romani la sosterranno, io per primo». E alla domanda se sarà tutto il Movimento a sostenerla davvero, risponde con «Io la sosterrò», seguito da un’emoticon sorridente.
roberta lombardi a otto e mezzo
Sorriso che si può tradurre con la soddisfazione di dare l'imprimatur a una sindaca scomoda per i vertici e la voglia di mettere il cappello su una candidatura importante. Non è un caso che anche Barbara Lezzi, seguita da Giulia Grillo, sia uscita allo scoperto prima della sentenza per ribadirle l'appoggio.
L'asse Raggi-Di Battista si sviluppa nell'avversione al Pd che è totale nell'ex deputato e che invece si è mitigata nella sindaca, che però si trova a dover avere a che fare con i dem romani, impregnati di antigrillismo.
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Ma questo asse fa paura a livello centrale perché potrebbe svilupparsi nel nuovo direttorio (o segreteria). Se l'organo avrà cinque rappresentanti, insieme a Barbara Lezzi potrebbe candidarsi anche lei e qui potrebbe giocare di sponda contro gli altri esponenti della minoranza.
Del resto la Raggi fa paura anche perché se le riuscisse il miracolo di riprendersi Roma (attualmente i sondaggi la danno fuori dal ballottaggio, ma tutto può succedere), acquisterebbe grande peso politico nel Movimento.
Il capo staff Max Bugani non vuole commentare, ma da tempo sostiene che i vertici sono scollegati e non rappresentano la base e se votano solo 16 mila iscritti su 187 mila è colpa di chi manovra i fili.
La segreteria tarda, arriverà forse a fine gennaio, anche perché i big hanno paura di perdere posizioni e stanno cercando una procedura che li cauteli. Ma tutto è ancora da scrivere e la possibile crisi di governo potrebbe far saltare tutti gli accordi con il Pd anche nelle altre città (a cominciare da Roberto Fico a Napoli) e ridare spolvero alla corsa solitaria della Raggi. Ora la sua ricandidatura a Roma appare scontata.
L'ultima carta che vorrebbero giocare gli avversari interni locali - da Marcello De Vito a 5 consiglieri e presidenti di commissione capitanati da Enrico Stefàno - è quella delle Comunarie.
federica angeli virginia raggi
L'idea è che la Raggi si sia fatta molti nemici tra i duri e puri dei militanti romani iscritti e votanti e per questo potrebbe esserci la sorpresa. Ma le Comunarie, sostengono quasi tutti, non si faranno e la ricandidatura dovrebbe essere automatica.
E così Raggi prepara un paio di liste di sostegno: una probabilmente a suo nome e una legalitaria (forse capeggiata da Federica Angeli), per cavalcare uno dei suoi cavalli di battaglia di sempre, ovvero la lotta ai Casamonica, con la demolizione dei villini, e al clan degli Spada.
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