Marco Conti per "il Messaggero"
mario draghi in conferenza stampa 2
Mario Draghi ha lasciato a tutti i ministri il giorno libero e ha seguito dal suo studio di palazzo Chigi il flusso dei dati provenienti dal ministero dell'Interno. Da oggi si ricomincia con la riunione della cabina di regia e il consiglio dei ministri.
L'ARMA
L'appuntamento elettorale non ha mutato l'agenda del presidente del Consiglio che aveva già post-datato il timing di alcune riforme proprio per evitare che finissero nel frullatore delle propaganda.
D'altra parte il governo non è mai stato in discussione anche se la campagna elettorale ha cavalcato alcuni provvedimenti del governo, a cominciare dal Green pass, risultando un'arma suicida per coloro che si sono schierati contro una misura che ha comunque permesso di riaprire il Paese.
Da Palazzo Chigi sottolineano la natura amministrativa del voto e escludono conseguenze di alcun genere. Non c'è dubbio però che l'allontanamento degli elettori dalla destra estremista e dal sovranismo populista rappresenti un sostegno al governo e alle misure messe in atto per contenere la pandemia e far ripartire il Paese. Ad essere puniti dal voto sono stati soprattutto i partiti che in modi diversi si sono messi di traverso rispetto all'azione dell'esecutivo.
giorgia meloni con enrico michetti
Il taglio delle estreme, con il ridimensionamento di Lega e del M5S e delle aspirazioni di FdI, rappresenta un'implicita spinta per una rapida attuazione del pacchetto delle riforme - a cominciare da quella fiscale - confermando lunga vita all'esecutivo.
Gli effetti del voto di ieri rappresentano una scossa al sistema politico e ai partiti della maggioranza. Draghi era consapevole che il suo esecutivo avrebbe dovuto passare anche attraverso tale appuntamento e governare assistendo al travaglio delle forze politiche.
MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI
Continua a tenersene debitamente a distanza pur nella consapevolezza che gli schieramenti del 2018 sono stati già tritati dall'attuale legislatura che ha sfornato tre governi con tre maggioranze eterodosse rispetto allo schema ormai morto del centrodestra e del centrosinistra.
L'equilibrio che regge l'attuale maggioranza da ieri è meno precario perché leva, forse anche all'unico partito d'opposizione, la velleità di mettere in discussione l'esecutivo. Anzi, il risultato di ieri spinge i partiti della maggioranza a cercare la soluzione che eviti il rischio di interrompere la legislatura quando - a febbraio - il Parlamento sarà chiamato a scegliere il nuovo Capo dello Stato.
Per la resa dei conti nei due schieramenti si dovranno attendere i ballottaggi, ma i segnali dello sgretolamento del M5S raffreddano gli entusiasmi a sinistra e la fuga dalle urne dell'elettorato di centrodestra pone più di un problema al leader della coalizione che ha infatti chiamato a raccolta gi alleati nella prima riunione convocata da quando c'è l'attuale governo.
LA DILIGENZA
Più di prima Draghi potrà quindi contare sulla compattezza del suo governo e avrà molto più margine per misurare la volontà e la serietà dei partiti che hanno voluto e sostengono l'esecutivo e il suo programma.
L'abilità di Draghi nel muoversi tra le contorsioni dei partiti potrà ora contare sul risultato elettorale di ieri che di fatto concede all'inquilino di Palazzo Chigi un margine non da poco nella scrittura delle deleghe della riforma fiscale e nella stesura della legge di Bilancio che solitamente deve vedersela con il consueto assalto alla diligenza dei partiti.