A VOLTE RITORNANO - ZUNINO MANDA AVANTI TOM BARRACK PER RIPRENDERSI RISANAMENTO - LO SCOGLIO DI UNICREDIT E MONTEPASCHI

Il miliardario texano ha avanzato la proposta finanziariamente migliore per gli immobili parigini di Risanamento. L’offerta di Barrack è collegata all'Opa che Zunino, con l'aiuto del Qatar e i soldi della banca di Verona, vuole lanciare sulla sua "creatura". Così da diventarne di nuovo il padrone incontrastato dopo il quasi-crac del 2009…

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Carlotta Scozzari per Dagospia

Luigi zuninoLuigi zunino Tom Barrack con la moglie LaurelTom Barrack con la moglie Laurel

Luigi Zunino torna sul luogo del "delitto". L'immobiliarista piemontese, coinvolto nella scalata ad Antonveneta (per la quale la Cassazione poco più di un anno fa ha confermato una condanna da un anno e mezzo) è tornato alla carica per rimettere le mani sulla propria creatura immobiliare: quella Risanamento, quotata in Borsa, che aveva comprato nel 2000 e che avrebbe dovuto avere come principale asset l'area di Milano-Santa Giulia.

L'ultimo condizionale è d'obbligo perché il progetto nella città meneghina, complice anche la crisi economica, è saltato e il gruppo del real estate, nel 2009, quando era sull'orlo del fallimento schiacciato da un debito di circa 3 miliardi, è stato salvato per i capelli dalle banche creditrici, che hanno convertito parte dei prestiti in azioni. Intesa Sanpaolo è così diventata primo socio di Risanamento al 36%, seguita da Unicredit al 14,4%, Bpm al 6,7%, Banco Popolare al 3,5% e Mps al 3 per cento. Zunino ha mantenuto una quota del 25%, attraverso le sue società, che sono in liquidazione.

Milano Santa GiuliaMilano Santa Giulia

A giugno il primo colpo di scena: l'immobiliarista di Nizza Monferrato ha annunciato l'intenzione di lanciare un'Offerta pubblica di acquisto (Opa) sui titoli Risanamento da 25 centesimi l'una (oggi a Piazza Affari le azioni guadagnano oltre il 5% a 0,2185 euro). A finanziare l'operazione sarebbe il Banco Popolare guidato da Pier Francesco Saviotti, attento a difendere il proprio credito a monte della società, visto che l'istituto è esposto per circa 300 milioni con le holding in liquidazione della galassia Zunino.

Ma proprio negli ultimi giorni l'immobiliarista piemontese, classe 1959, ha calato l'asso nella complessa partita che dovrebbe riportarlo alla guida e al controllo di Risanamento. O meglio, l'asso l'ha fatto calare dal miliardario texano, Tom Barrack, ex re della Costa Smeralda, dove possedeva alcuni hotel di lusso prima di venderli all'emiro del Qatar.

Barrack, nelle ultime ore, con il suo fondo Colony capital, ha avanzato una proposta per le attività immobiliari parigine di Risanamento, la vera punta di diamante del gruppo (e in quanto tali gli asset a cui Zunino punta davvero), superando l'offerta del fondo inglese Chelsfield, che valutava il patrimonio francese 1,2 miliardi circa. Tra l'altro, Barrack fornirebbe a Risanamento circa 200 milioni subito, così da colmare l'attuale buco di liquidità con cui la società immobiliare deve fare i conti.

Pier Francesco SaviottiPier Francesco Saviotti

La proposta del miliardario texano è collegata all'Opa di Zunino (in un secondo momento dovrebbe esserci una spartizione tra i due del bottino francese), il quale nel frattempo, per rendere tutto il pacchetto il più appetibile possibile, ha anche alzato da 19 a 20 centesimi il prezzo a cui è disposto a rilevare le azioni di Risanamento in mano alle banche. Ad affiancare l'immobiliarista piemontese nell'Opa (che resta invece a 25 centesimi), oltre al Banco Popolare pronto a finanziarlo, è anche il fondo sovrano del Qatar, vale a dire colui che ha rilevato da Barrack le proprietà della Costa Smeralda. E qui il cerchio, o meglio, il triangolo Zunino-Barrack-Qatar, sembra chiudersi.

La parola, a questo punto, passa al consiglio di amministrazione di Risanamento, che si riunirà il 23 gennaio per decidere se accettare la variegata proposta dell'inconsueto terzetto o se respingerla al mittente. Già il 17 gennaio, il cda non era riuscito a decidere, a causa delle diverse posizioni delle banche azioniste. Unicredit e Mps sarebbero, infatti, state orientate a procedere con l'offerta da 1,2 miliardi di Chelsfield, mentre le posizioni di Bpm e Intesa apparivano decisamente meno nette.

"Il cda - dice a Dagospia un consigliere che chiede l'anonimato - farà una valutazione finanziaria dell'offerta che prescinde da chi ci sta dietro", e quindi da Zunino e dai suoi trascorsi di immobiliarista spesso spregiudicato. E sulla carta l'offerta di Barrack sugli immobili parigini (oltre 1,2 miliardi più quasi 200 milioni in contanti e subito), cui è collegata l'Opa di Zunino, è migliore di quella di Chelsfield. A meno di nuovi colpi di scena, che in Risanamento non mancano mai.

RISANAMENTORISANAMENTO

 

 

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