ZELENSKY E URSULA VON DER LEYEN
Marco Bresolin per “la Stampa”
«L'esercito russo sta sparando 50 mila proiettili al giorno, quello ucraino molti meno (circa 10 mila, ndr) e noi dobbiamo fare in modo Kiev abbia le stesse capacità». Durante la riunione del Consiglio Affari Esteri dell'Ue, Josep Borrell ha lanciato l'allarme al tavolo dei ministri: «In questa fase stiamo assistendo a una guerra di posizione e il dossier più urgente è quello delle munizioni: se falliamo, la guerra è a rischio».
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Al vertice di ieri si è parlato di appalti congiunti per l'acquisto di proiettili da artiglieria da consegnare a Kiev, in particolare quelli di calibro 155. Il problema è che l'esercito ucraino sta utilizzando più proiettili di quanti l'industria bellica europea sia in grado di produrne.
Ursula von der Leyen ha suggerito di adottare la stessa strategia seguita durante la pandemia per l'acquisto di vaccini: siglare congiuntamente degli accordi di acquisto anticipato, per fare in modo che l'industria bellica sia incentivata a investire nell'aumento delle linee produttive.
Borrell ha detto che presenterà una proposta ai ministri della Difesa che si riuniranno il 7 marzo, ma già ieri a Bruxelles è circolato un piano per un maxi-acquisto congiunto di munizioni: un milione di pezzi, in particolare quelli di calibro 155, per un investimento totale di 4 miliardi di euro. L'ha proposto il ministro degli Esteri estone, Urmas Reinsalu, secondo il quale «con le attuali capacità della nostra industria militare possiamo raggiungere il fabbisogno dell'Ucraina in soli sei anni».
Anche aumentando la produzione, però, serviranno mesi per produrre le munizioni necessarie, per questo Borrell ha lanciato un invito preciso ai 27 ministri degli Esteri: «Già a partire dalle prossime settimane bisogna mettere mano alle riserve degli eserciti nazionali e condividere le munizioni con l'Ucraina».
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Intanto l'Ue sta cercando di chiudere l'accordo per il decimo pacchetto di sanzioni, che va approvato entro venerdì: colpirà beni per circa 11 miliardi di euro e si concentrerà in particolare sulle tecnologie e i pezzi di ricambio utili all'esercito russo. Nonostante il pressing dei baltici, il settore del nucleare sarà escluso anche questa volta. Si tratta invece per inserire l'import di diamanti, al quale il Belgio si è sempre opposto per tutelare Anversa, capitale mondiale del commercio di pietre preziose.