Mattia Feltri per “la Stampa”
mattia feltri premio e' giornalismo 2018 8
A me quella di Roberto Speranza - denunciare le feste troppo affollate dei vicini - pareva un' idea come tante. Questa improvvisa e tambureggiante rivolta libertaria, anche a norma ritirata, proprio non la capisco: la nostra è una repubblica fondata sui vicini di casa, e alla loro collaborazione si appellava il grillino Stefano Buffagni per smascherare i percettori di reddito di cittadinanza con villa al mare e Kawasaki in garage. Sarebbero stati loro, i vicini di casa, secondo una proposta della Lega, a tenere d' occhio i dirimpettai loschi e a segnalarli alla polizia in nome della sicurezza.
Non è mica solo un' ideuzza di questi balenghi di oggi, ricordo il grande e raffinato Rino Formica quando per combattere l' evasione fiscale gridò «denuncia il tuo vicino» e oggi, nessuno lo sa, denuncia il tuo vicino è un' opportunità codificata, e senza nemmeno l' obbligo di dichiararsi con nome e cognome: la Guardia di Finanza non procederà ma ne terrà conto, diciamo così. Stupendo, no?
Delazione non è una brutta parola, disse un giorno Raffaele Cantone, quand' era il totem dell' Anticorruzione e commentava con trasporto il whistleblowing, la legge per proteggere chi addita il collega sospettato di intascarsi mazzette (in fondo fu la magica catena di Sant'Antonio alla base di Mani pulite). Potrei andare avanti per pagine, parlerei per esempio di quando si voleva imporre ai medici di pronto soccorso di consegnare i clandestini alla polizia: è il rimedio a tutto, è il tentativo indefesso di elevare la delazione a sistema, cioè la soluzione vincente del fascismo, l' unico modello a cui continuiamo a ispirarci.
rino formica raffaele cantone Buffagni