Luca Bianchin per "la Gazzetta dello Sport"
La domanda martedì sera è arrivata diretta, istintiva: Andrea Agnelli, dopo lo shock Superlega, può continuare a essere il presidente della Juventus? Agnelli nell'intervista alla Reuters ha risposto (indirettamente) anche a questa domanda: «Quanto è successo (parlava delle dimissioni dagli incarichi internazionali, ndr) mi darà il tempo per concentrarmi al 110% sulla Juventus. Continuerò a farlo con la passione che ho sempre avuto». Al momento, quindi, niente dimissioni, ipotesi rimbalzata già martedì e smentita a tutti i livelli. La questione però a medio termine resta.
Agnelli ha rotto le relazioni con la Fifa, con la Uefa e i presidenti di A, si è esposto in prima persona ed è stato identificato da Ceferin come nemico numero 1 dopo il tradimento. Può ancora guidare la Juve in un momento così difficile per rapporti internazionali e situazione economica? Possibile, ma certo non sarebbe semplice tornare a occupare un posto in un sistema che lui stesso ha provato a far saltare e ha giudicato superato.
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La Juve rischierebbe di essere, almeno per un periodo, isolata in Italia e in Europa, nonostante l'alleanza con il Real. Non solo, per Agnelli sarebbe un ritorno al passato in una carriera in cui ha sempre accresciuto l'influenza. Dopo anni da presidente Eca, l'organismo che riunisce i club europei, e da membro dell'Esecutivo Uefa, tornerebbe a occuparsi solo della sua Juve. Per questo ieri tutti gli addetti ai lavori si sono chiesti se il presidente della Juventus possa cambiare. Maggio in particolare, il mese in cui termina il campionato, è al centro dei rumor.
Logico che, per arrivare a una risposta, sarà decisivo il ruolo di John Elkann, cugino di Agnelli, soprattutto presidente e a.d. di Exor, società che detiene il 63,8% del capitale della Juve. Elkann non può non aver valutato il progetto Superlega con Agnelli - troppo importante, troppo incisivo sui conti - e probabilmente in queste ore sta ragionando sul futuro.
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La decisione naturalmente non sarà semplice - Agnelli è nel cda di Exor e una figura importante nella famiglia - e si baserà, oltre che sull'attualità da Superlega, sulla situazione economica. Agnelli da un lato ha portato il valore di mercato del club (capitalizzazione in Borsa) dai 160 milioni del 2010 a oltre un miliardo, dall'altro vive il suo momento più difficile, a causa delle spese dell'ultimo triennio (Ronaldo su tutti) e dei danni da Covid: la semestrale di febbraio ha registrato la perdita record di 113,7 milioni. Le possibili soluzioni alternative non mancano.
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Alessandro Nasi, cugino di Andrea Agnelli, vice presidente di Exor, è emerso come il primo candidato naturale. Evelina Christillin, appena rieletta nel Consiglio Fifa, sarebbe perfetta per il dialogo internazionale. E una soluzione differente, ma già presente nella storia juventina, sarebbe un presidente di estrazione calcistica, magari Marcello Lippi che sarebbe onorato di tornare a occuparsi della Juve. Al momento, la certezza è una sola: Andrea Agnelli si sente ancora presidente.
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