Mario Sconcerti per il Corriere della Sera
La cosa migliore è stata il risultato, ma non è colpa della Juve se in Champions conta alla fine la qualità dei singoli. A questi livelli tutti hanno una buona idea di calcio, la differenza è avere i giocatori ultimi, quelli capaci della prodezza. La Juve ne ha avuti due, prima Buffon e poi Cuadrado. Questo chiude qualunque discussione. Come direbbe Allegri, non è stata una Juve bellissima, ma cosa conta se l' importante è vincere?
Conta gestire le varie fasi della partita, quando capita di rimanere in dieci lontano dalla fine e voler comunque rimanere in partita. Il colpo di mano è stato mettere Cuadrado al posto di Dybala, non solo per la piccola oscurità dell' argentino, ma soprattutto per usare le possibilità di corsa di Cuadrado nel momento in cui hai l' uomo in meno.
Cuadrado ha fatto quello che sa far meglio, due scatti consecutivi e un tiro incrociando le dita. Era il giocatore ideale in quella fase sbilanciata della partita, un' ala ormai molto tattica capace di giocate che in Italia non gli riescono più ma in Europa sì perché c' è più spazio, più ricerca di meraviglia. Così la Juve fa un passo enorme sulla strada della qualificazione, come è giusto che sia.
Manca quella spettacolarità complessiva che si pensava potesse avere dopo il mercato ma che non appartiene ad Allegri, un tecnico senza un vero gioco perché usa un po' il gioco di tutti. Per lui esiste una partita dopo l' altra, ognuna da vincere in modo diverso. Ha avuto anche fortuna a Lione perché annullare un rigore è soprattutto questo, ma ha gestito gli uomini quasi minuto per minuto, capendo e risolvendo via via le difficoltà di Khedira e Pjanic, quelle di Dybala e la solitudine di Higuain.
Non è una Juve trionfale ma è stata quasi incredibile nella costanza, nella forza fisica, nel portiere e nell' arte balzana di un' ala che giocherebbe titolare in quasi tutto il mondo e nella Juve decide entrando negli ultimi minuti. Il Lione meritava di più, ma non è un problema della Juve. I migliori, quelli decisivi, li aveva lei. Si sperde così nel primo freddo di Lione anche una sostanza approssimativa, il bianco tiepido di una grande squadra volutamente ancora molto operaia.
Chiunque ci sia in campo la Juve di Allegri sarà sempre questa, uguale a se stessa, senza nessuna voglia di rincorrere le ambizioni tecniche altrui.
Lo spettacolo è nella corsa, nella sicurezza della forza, la convinzione che a braccio di ferro vincono sempre i più forti. La Juve è questo, è molto forte. Se le chiedessimo di giocare anche bene, di far pesare la differenza delle sue individualità, faremmo un danno. È una squadra da viaggi lunghi. Con la certezza di vedere il traguardo .