Dario Freccero per “La Stampa”
roberto mancini e alberico evani
Alberico "Chicco" Evani, 58 anni, è il vice di Mancini in panchina e fa parte della pattuglia blucerchiata che tutta Europa sta celebrando per il successo azzurro a Wembley. Non era nella «Sampd'Oro» e neppure nella finale di Wembley del 1992 contro il Barcellona, ma dal 1993-1997 ha vestito la maglia della Samp 116 volte e sa che cosa significa fare parte della famiglia blucerchiata. È uno degli stretti consiglieri del ct, come Vialli, Lombardo, Salsano.
In particolare, ha aggiunto una dote che nessun altro aveva spiccata come lui: l'esperienza con i ragazzi, forte degli anni da tecnico delle Nazionali azzurre giovanili.
Mourinho ha detto che la vittoria dell'Italia è dipesa dalla cattiva gestione dei rigoristi inglesi: ha detto che i big come Sterling e Shaw si sono eclissati e tutto il peso è rimasto sul giovanissimo Saka che ha sbagliato. Voi i tiratori come li avete decisi?
roberto mancini con lele oriali e alberico evani
«Io vi garantisco che nessuno dei nostri si è tirato indietro, anzi semmai abbiamo avuto il problema contrario: li volevano tirare tutti. Tutti volevano prendersi la responsabilità, è stata una bellissima prova di coraggio, io lì ho capito che ce l'avremmo fatta».
E chi ha deciso alla fine?
«Beh, naturalmente Roberto, è lui il ct ed è lui che alla fine ha l'ultima parola. Ha deciso bene direi, d'altra parte lui è sia un ex campione sia un tecnico intelligente e sensibile e in quei frangenti conta molto la psicologia, più che la tecnica. E Roberto sa leggerla».
Lei che ne ha fatto parte, cosa pensa del valore aggiunto di questo staff dal passato comune nella Samp?
«Che è servito moltissimo, soprattutto sul clima trasmesso alla squadra, ai ragazzi. Oggi i giocatori hanno bisogno di un ambiente molto sereno in cui poter dare il meglio, lo dico perché avendo lavorato per anni con le Nazionali giovanili so che l'atmosfera dello spogliatoio fa la differenza».
Sono giocatori un po' fragili?
«Non necessariamente, però se i ragazzi sentono che intorno hanno un ct e un gruppo di lavoro unito, che ha feeling ed empatia, si sentono nelle condizioni ideali per dare il meglio. Una battuta, un sorriso, uno scherzo alleggeriscono molto le tensioni che naturalmente si creano in momenti così importanti».
Chi era, di voi dello staff, il deputato ad "alleggerire" la tensione?
«Direi Attilio (Lombardo, ndr), lui anche da giocatore era uno scherzoso, sempre allegro e ironico. Ed è servito. Toccava soprattutto a lui scherzare ed essere anche un po' preso in giro. Sto parlando sempre di cose simpatiche, con affetto e rispetto, ruoli maturati in tanti anni di carriera e un po' rimasti anche oggi. In generale il clima in questa Nazionale era magnifico, ve lo garantisco, e penso si sia percepito anche dall'esterno».
Ora è finita la festa o, vista l'unità del gruppo, siete ancora tutti insieme?
«No, io sono arrivato a casa, finalmente, e mi posso rilassare (ride). Va bene la festa ma sono stati due giorni faticosissimi di viaggi, premiazioni, celebrazioni. Fantastico, eh! Ma faticoso. Io pensavo che al fischio finale fosse finito tutto lo sforzo, ma non è stato così, con ancora due giorni di fatiche».
Lei, Vialli, Lombardo, Salsano, naturalmente Mancini. Ma chi ha deciso le mosse, le formazioni, le strategie?
«È stato sempre Roberto a prendere la decisioni finali, ovvio. Ma il suo grande pregio è essere uno che coinvolge tutti nelle decisioni e ascolta il parere di tutti. Sia prima della partite, per prepararle, sia durante, noi tutti facevamo continui summit per portare ciascuno il proprio contributo e dire la nostra.
Roberto è uno molto intelligente e senza preconcetti e se qualcuno suggeriva qualcosa di giusto, anche se magari non era stata la sua idea iniziale, ti seguiva. È stato un lavoro di équipe ma non vorrei sminuire il valore di Roberto, che non a caso è colui che questa équipe l'ha messa insieme. I meriti più grandi oggettivamente sono i suoi».
Quindi è davvero una vittoria di Mancini?
«Lui ha quella sensibilità del grande giocatore e del grande allenatore, due ruoli diversi che ha saputo fondere. Non tutti lo sanno fare, anzi direi pochissimi. Infatti è pieno di ex grandi campioni che non sono riusciti ad avere i suoi risultati come tecnici. Io penso che sia stato perfetto nel suo ruolo, come sono stati perfetti i ragazzi e le circostanze. È una vittoria di tutti in cui tanti possono dire, chi più chi meno, di aver contribuito»
IL CERCHIO MAGICO DEL CT
Andrea Santoni per il "Corriere dello Sport"
Un’impresa è un’impresa, c’è poco da fare. E i cavalieri che la compiono, belli o brutti che siano, più o meno nobili, hanno il sacro diritto di essere celebrati. Mancini, molto Artù adesso quanto Lancillotto nel tempo giovanile, alla sua tavola rotonda ama far sedere da sempre i suoi fedelissimi. E’ stato giustamente detto e ripetuto più volte in queste settimane di gloria che senza il suo fraterno sodalizio a coté forse tutto questo non sarebbe accaduto.
La sua squadra tecnica azzurroblucerchiata è stata ed è parte integrante della sua gestione: dal capodelegazione Vialli al vice Evani, dagli assistenti tecnici Lombardo e Salsano ai preparatori dei portieri Nuciari e Battara. A loro si sono aggiunti, in tempi diversi, due altri elementi fondamentali, non solo nell’avventura europea: Lele Oriali e Daniele De Rossi.
SITUAZIONE Otto uomini d’oro per la buona riuscita dell’Operazione Europeo. Se il bello è già arrivato, adesso viene il bellissimo, ovvero, il Mondiale 2022, già piuttosto vicino, data la sua collocazione autunnale (21 novembre-18 dicembre). In questa chiave è possibile già stabilire che squadra vincente non si cambia? Solo in parte, nel senso che un paio di pedine importanti sono adesso da riposizionare. Si tratta di Oriali e DDR, gli unici ad avere il contratto appena scaduto. Lo staff tecnico propriamente detto ha infatti un legame con la Figc fino al dicembre 2022. Lo stesso dicasi per Vialli. La situazione del team manager azzurro e quella del collaboratore tecnico ex campione del mondo e bandiera romanista invece sono diverse.
gabriele oriali roberto mancini
IL CASO Prendiamo Oriali. L’attuale first team technical manager dell’Inter svolge un simile ruolo anche in Nazionale, a partire dall’agosto 2014, sostituendo Gigi Riva, accanto ad Antonio Conte prima, a Ventura e a Mancini poi. Dall’1 luglio 2019 è tornato da dirigente all’Inter, voluto da Conte, svolgendo un doppio ruolo. Lo scorso anno, in piena pandemia ha rescisso il contratto con la Federazione, salvo poi essere di nuovo assunto con un contratto annuale su richiesta del ct. Questa nuova intesa è appena scaduta.
A breve Oriali, che ha ancora un anno di contratto con l’Inter, incontrerà Marotta. Il nuovo assetto, anche sul piano tecnico, della società, riserva per lui uno scenario mutato. Si profila una sorta di caso Antognoni in nerazzurro, con la società intenzionata a proporgli un ruolo diverso, sostituendolo in quello attuale con Riccardo Ferri. Dovesse rescindere con l’Inter resta però l’opzione Italia. E’ chiaro che Mancini ne sosterrebbe la conferma, almeno fino a dicembre 2022. Dopo lo showdown milanese ci sarà l’incontro decisivo col presidente Gravina.
roberto mancini con lele oriali e alberico evani
OPZIONE Per quanto riguarda De Rossi, anche in questo senso tra breve sarà chiarita la situazione. Come è noto DDR sta concludendo (a settembre) il corso speciale per allenatore Uefa A-B. In questo quadro ha svolto (gratuitamente) il ruolo di assistente tecnico di Mancini all’Europeo. Nella prossima stagione potrebbe allenare in C o da vice in B e in A. Per iscriversi al Master dovranno passare 8 mesi (maggio 2022), durante i quali dovrà essere tesserato per un club o per la Federazione. Il corso annuale partirà a settembre 2022.
A questo punto potrebbe essere la cosa più logica per lui proseguire il percorso azzurro in parallelo al Master fino al Qatar. A quel punto poi sarebbe libero di scegliere il proprio futuro tecnico. Da tener conto che Mancini ha sì un contratto fino al 2024. Ma dall’11 luglio è diventato ancor di più il tecnico dei sogni di molti top club. Tornando a De Rossi, che pure è entrato nel cuore del gruppo azzurro, non solo dello staff e di Mancini (anche per il suo modo riservato di ricoprire il ruolo), un colloquio con Gravina nei prossimi giorni chiarirà la questione.
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