Franco Ordine per “il Giornale”
Mercoledì sera, a San Siro, ritroveremo l'Italia di Wembley campione d'Europa. È la grande occasione per rivedere all'opera quei magnifici interpreti della migliore estate della nostra vita. Peccato solo che manchino all'appello un paio dei protagonisti, Immobile e Belotti su tutti. Mancini ha già dimostrato di riuscire nell'arte dell'arrangiarsi.
È in gioco la finale della Nations league, un'altra invenzione della solita Uefa a caccia di incassi e sponsor con l'etichetta traballante dell'esclusiva messa in discussione seria dal tribunale di Madrid e tra un po' anche dall'autorità europea. Dietro l'appuntamento milanese, ribolle una grande attesa: i biglietti venduti hanno superato quota 32 mila, il pienone (in percentuale) è assicurato.
E col pienone si fiuta anche il rischio che una fetta di quel popolo di spettatori di matrice milanista abbia una gran voglia di regolare, in pubblico e davanti a tv e alla Spagna che fu un competitor eccezionale in semifinale, i conti privatissimi con Gigio Donnarumma. Sul web e sui social, si leggono e si colgono propositi bellicosi: un bel festival di fischi e pernacchie è in preparazione dopo i volgari e minacciosi striscioni di qualche settimana prima.
Gigio Donnarumma è uscito dal Milan senza una sola spiegazione, se non quella (di comodo) diffusa dal suo agente («vuole lasciare la comfort zone»). L'ha fatto - approfittando della chiusura degli stadi- in un comodo silenzio e senza recitare un solo grazie a chi l'ha allevato, fatto diventare uomo, arricchito per 4 anni dando un tetto e uno stipendio mai meritato (1 milione di euro) al fratello Antonio, portiere poco dotato adesso finito in Lega pro, a Padova.
Donnarumma ha evitato con cura ogni confronto con le domande più pertinenti, di recente ha voluto ringraziare «famiglia e fidanzata per il sostegno ricevuto» perché a Parigi non ha certo trovato quel che il suo agente gli aveva promesso, e cioè il ruolo indiscutibile da titolare e la possibilità di giocare campionato e Champions senza mai accomodarsi in panchina.
Invece, la presenza dell'esperto Navas, l'ha costretto a provare la malinconia della panchina. Ieri ha giocato titolare, con il Psg che ha incassato la prima sconfitta, 2-0, per mano del Rennes. Il Milan, sul campo, l'ha già dimenticato. Mike Maignan, il suo sostituto, ha raccolto in poche settimane credito e stima che sembravano in discussione. Paolo Maldini, l'ha anche salutato con affetto e stile. Sono i comportamenti diversi che determinano, presso la pubblica opinione, le censure le quali valgono più di qualche fischio rancoroso. Perciò la sua presenza a San Siro, con la maglia azzurra della Nazionale e quel simbolo sul petto della coppa conquistata, non può giustificare nessuna contestazione. Al limite, sarà consentito il disinteresse da parte dei suoi ex aficionados.
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