Paolo Crepet per “la Stampa”
Non so cosa esattamente sia accaduto tra Cristiano Ronaldo e l'allenatore della sua squadra, certamente ciò che ha portato l'allenatore, Fernando Santos, a "esiliare" il grande campione dai titolari e a permettergli di giocare solo uno scampolo di partita quando il Portogallo era già ampiamente in vantaggio e il passaggio ai quarti del Mondiale ormai assicurato.
Non deve essere di poco conto, tanto è vero che i media si sono subito accaniti ad analizzare facce, ammiccamenti, smorfie dei contendenti. Buona parte dei commentatori si è espressa cristallizzando il comportamento stizzito di Ronaldo colpevole di sentirsi vittima di "lesa maestà". Ovvio che più lunga è la carriera di un personaggio, più è doloroso e vistoso il suo commiato, forzato o meno che sia. In realtà quella dei media è una reazione prevedibile: come non tenere conto dell'invidia che suscita chi assume il carattere e la fisionomia, la gloria e la maledizione di un'esistenza considerata, a torto o a ragione, una leggenda vivente?
Ciò che incuriosisce in questa vicenda, non del tutto conclusa, è però una parola che subito è stata interfacciata al declino - guarda caso - del protagonista: il narcisismo. Come se lui, proprio lui, ne rappresentasse l'esempio più lampante e sgradevole. Si fa così presto a oltrepassare il segno che porta dalla celebrità all'invadenza, dal culto alla nausea? Cessata la liturgia non si perdona l'evidenza della sua traccia: perfino la ricchezza, fino a un attimo prima osannata, diventa segno del disincanto. Basta un gesto di rifiuto, magari evidente e maleducato, uno sguardo di sfida e tutto viene rubricato come narcisismo, eccesso di autostima, strabordante e intollerabile amor proprio.
Un giorno uno studente mi chiese se "l'ambizione potesse essere una psicopatologia". Chi lo teme, risposi, fa parte di una cultura che vede nel voler eccellere il sintomo di un vizio esistenziale, un rischio, non l'esordio di un naturale talento. Il mondo iper-narcisista tende ad accusare chi lo è un po' di più, magari per virtù e valore, utilizzando l'arma della categoria patologica, ma così ci distacchiamo dal mito, non dall'eccesso sintomatico. Che ne sarebbe di una donna o di un uomo se non fossero narcisisti? Francamente non conosco molti/e che non lo siano, anch' io so di esserlo e non me ne vergogno affatto, anzi ci ho messo settant' anni per accettarlo senza sentirmi in colpa come una certa declinazione della cultura cattolica avrebbe voluto. Giudicare negativamente il narcisismo è come condannare lo stress: chi ha scalato una vetta o girato il mondo o provato a innamorarsi di ciò che è difficile, senza sentire la fatica, financo il dolore di quel tentativo? Eppure così si cresce.
Tutto può diventare patologico anche l'acqua, ma non per questo smettiamo di bere. Ronaldo ha toccato il cielo con molte dita e non ha capito che la scena è ora per e di altri, ma perché rimproverarlo e non ringraziare ciò che quel narcisista ha fatto per incantarci, commuoverci? Della mediocrità parliamo poco, forse perché non fa ombra, il narcisismo inquieta chi sa di esserlo ma non perché.
ADESSO CR7 SI SDEBITI NEI CONFRONTI DEI COMPAGNI
Marco Tardelli per “la Stampa”
Un Campionato del Mondo che ci ha riservato fino ad ora delle sorprese che nessuno si aspettava. Abbiamo visto storiche squadre come la Germania e la Spagna tornare a casa anzitempo, non per colpa della sfortuna ma a causa della mancanza di grandi giocatori che fanno sempre la differenza.
La mia lunga esperienza mi fa dire che senza di loro si può far finta d'inventare un calcio diverso, fatto di numeri, di moduli, di parole che possono sembrare innovative per confondere qualcuno, ma la realtà è che arrivano in fondo solo le squadre che annoverano nella loro rosa i Neymar, Messi, Mbappé e Ronaldo. Hanno sempre vinto Pelé, Maradona, Beckenbauer, Paolo Rossi giocando tutti in maniera diversa e sinceramente non ho mai visto vincere un campionato del mondo giocando male. Forse in questo Mondiale è stato proprio Ronaldo fino ad ora a mancare all'appuntamento, ma gli altri hanno certamente fatto la differenza.
marco tardelli foto di bacco (4)
Abbiamo visto un Ronaldo più votato alla ricerca di record personali che alla voglia di mettersi a disposizione dei compagni, come loro hanno fatto con lui in altri periodi. Poco amato dal popolo portoghese per questi suoi atteggiamenti da star ormai diventati insopportabili, i problemi avuti recentemente con il Manchester, la lettera che tiene in ansia la Juventus e forse qualche difficoltà anche nello spogliatoio, hanno portato alla scelta dell'allenatore di lasciarlo riposare. L'esplosione del giovane Ramos, con i suoi tre gol contro la Svizzera, hanno complicato ancora di più la possibilità di un suo rientro nella partita contro il Marocco.
Questo è il momento in cui deve dimostrare il proprio attaccamento verso i compagni e la maglia della sua nazionale. Un grande campione del suo peso della sua esperienza può e deve incoraggiare e consigliare i suoi, lasciandogli generosamente quel palcoscenico che per molti anni lui ha calcato con merito per la sua grande professionalità e le sue immense qualità. Ma deve ricordare, proprio oggi, che al suo fianco ci sono sempre stati i compagni.
cristiano ronaldo paolo crepet